Oggi compie 83 anni Carlo Mazzone, ex allenatore inserito da poco nella Hall of Fame del calcio italiano. Nato a Roma, Sor Carletto o Sor Magara, com’è stato soprannominato per il suo marcato accento romanesco, è il recordman di panchine in Serie A con 795 presenze ufficiali, incluse cinque gare di spareggi. Tutt’altro che calciatore eccelso, nella massima serie ha vestito le maglie di Roma (solo due presenze) e Spal, ma la sua carriera è legata indissolubilmente all’Ascoli, club con cui ha giocato per 9 anni e che gli ha consentito, all’ultimo anno di carriera, di svolgere il ruolo di calciatore-allenatore, dando sostanzialmente il via al mito di “Sor Carletto”.

Personaggio di grande genuinità, Mazzone è divenuto celebre per la sincerità con cui ha sempre affrontato anche situazioni per certi versi scomode. La sua storia da allenatore, dicevamo, inizia con l’Ascoli nella stagione 1968-69 in Serie C: sarà l’incipit di 7 anni nei quali arriveranno due promozioni, quella in Serie B avvenuta al termine del campionato ’71-‘72  e quella storica in Serie A solo due  stagioni dopo. Dopo il 12° posto conquistato al termine del campionato di Serie A ’74-75’, Mazzone lascia l’Ascoli per trasferirsi alla corte della Fiorentina.

Il triennio viola e l’approdo a Cagliari

Nel triennio viola non mancano le soddisfazioni, tra la Coppa di Lega Italo-Inglese del 1975 e il terzo posto ottenuto al termine del campionato ’76-’77. Dopo un biennio al Catanzaro, Mazzone rientra all’Ascoli per un quinquennio nel quale conquista quattro salvezze consecutive e uno storico sesto posto nel campionato di Serie A ’81-’82. Dopo la stagione ‘85-’86 al Bologna, Sor Carletto viene chiamato dal Lecce a metà della stagione successiva e, al secondo tentativo con i giallorossi, riesce a conquistare la promozione in Serie A. Nei due anni successivi in salento, arrivano due salvezze abbastanza tranquille, prima di una parentesi al Pescara.

Ad ottobre del 1991 arriva la chiamata del Cagliari ed è per Mazzone il definitivo trampolino di lancio: nella stagione ’92-’93 arriva un sesto posto insperato con tanto di qualificazione alla Coppa Uefa (oggi Europa League) dopo 21 anni. La Roma a quel punto, decide che è giunto il momento di dare una grande chance al tecnico capitolino.

Mazzone e la favola di Totti

Non è una rosa irresistibile quella a disposizione di “Carletto”, che dal ’93 al 96’ conquista un 7° e due 5° posti. Il suo nome rimane comunque legato indissolubilmente a Francesco Totti, uno dei più grandi numeri 10 della storia del calcio italiano. Nonostante fosse già stato lanciato in prima squadra dal suo predecessore Vujadin Boskov, è con Mazzone che Totti trova impiego continuo in prima squadra dando il via al mito del ‘Pupone’. Il fantasista capitolino rimarrà sempre grato al suo ex allenatore, tanto che due anni fa, facendogli gli auguri lo ha anche emozionato con la seguente frase: “Chissà come sarebbero andate la mia carriera e la mia vita se non ci fossi stato tu…”.

Dopo il triennio giallorosso, Mazzone torna al Cagliari a stagione in corso, ma non riesce nell’impresa di salvare gli isolani dalla retrocessione in Serie B. Chiamato dal Napoli la stagione successiva, si dimette a novembre del ’97 dopo sole quattro partite di campionato. L’anno dopo, però, sarà una stagione di grandi soddisfazioni per Sor Carletto: approda sulla panchina del Bologna che ha perso Roberto Baggio, ma ha acquistato Beppe Signori. Con i rossoblu Mazzone vince la Coppa Intertoto e raggiunge le semifinali sia di Coppa Uefa (dopo l’1-0 rimediato a Marsiglia, il Bologna non va oltre l’1-1 al Dall’Ara, con la gara che termina con una mega rissa) sia di Coppa Italia.

Mazzone inventa Pirlo regista

L’anno successivo salva il Perugia in Serie A e si trasferisce nell’estate del 2000 al Brescia. È proprio per Mazzone che accetta di vestire la maglia delle Rondinelle un certo Roberto Baggio: il fantasista ex Juventus, Milan e Inter, fa inserire nel contratto una “clausola Mazzone”: se il tecnico amico fosse andato via, il numero 10 avrebbe rescisso. Oltre ad aver dato lustro al Baggio non più ragazzino, a Brescia il tecnico romano allena un certo Pep Guardiola, ma è soprattutto protagonista di un’altra delle sue grandi intuizioni, ovvero il cambio di ruolo di Andrea Pirlo, che da mezzapunta viene arretrato al ruolo di regista davanti alla difesa. Così come successo con Totti, sarà l’inizio di un altro mito del calcio italiano moderno.

Durante la parentesi bresciana, Mazzone ottiene tre salvezze consecutive e sfiora addirittura la qualificazione alla Coppa Uefa nel 2001, sogno interrotto dopo la sconfitta rimediata dal PSG in finale di Intertoto. Alla parentesi bresciana sono legati altri due episodi chiave della storia di Sor Carletto: la fuga sotto la curva dell’Atalanta il 30 settembre 2001 dopo il gol del 3-3 siglato da Baggio nel sentitissimo derby lombardo, durante il quale il tecnico viene lungamente insultato; la lite con il giornalista Rai, Enrico Varriale, a novembre del 2011: “Varriale stai attento che questa settimana ti cacciano”, rispose piccato Mazzone alle provocazioni del cronista della Tv di Stato.

La fine della carriera e i record

Dopo il ritorno a Bologna – una salvezza e una retrocessione – nel 2006 subentra a Roberto Donadoni sulla panchina del Livorno, chiudendo al 6° posto. È l’ultima esperienza di Mazzone, 70 anni, su una panchina di calcio: la stagione si conclude, oltre che con l’ottimo piazzamento, con il record di panchine in Serie A (795) superando un mostro sacro come Nereo Rocco. In totale, nei suoi 40 anni di carriera da tecnico, Mazzone ha collezionato 1.278 panchine ufficiali. Da tempo lontano dai riflettori, Sor Carletto è apparso in un cameo nel film “L’allenatore nel pallone 2” con Lino Banfi.