Per Wesley Sneijder quello di quest’anno è un compleanno inedito: è il primo da ex calciatore, dopo il ritiro dal calcio giocato annunciato a sorpresa l’estate scorsa. Nei piani del fantasista, poi saltati a causa della situazione internazionale, era in programma per lo scorso 3 giugno una partita di addio, con i compagni della nazionale olandese e delle squadre di club in cui ha militato: un modo per guardare indietro, verso una carriera costellata di trofei, che a detta di molti, però, sarebbe potuta essere addirittura più ricca, se la classe cristallina del giocatore non fosse stata frenata da qualche infortunio di troppo e da una dedizione non sempre sufficiente per sedere al tavolo dei migliori del mondo.

Ad ammetterlo è lo stesso giocatore, in una recente intervista a Fox Sports Netherlands: “Devo essere onesto con me stesso. Se mi fossi impegnato al 100% a quest’ora sarei ricordato come un giocatore al livello di Messi e Cristiano Ronaldo, ne sono sicuro. Non che non potessi farcela, semplicemente non ne avevo voglia. Ho preferito godermi la carriera tanto dentro che fuori dal campo. Ho vinto tutto ciò che si poteva vincere, per cui non mi pento”.

C’è stato un momento, però, in cui Sneijder è stato davvero ad un passo dalla vetta del calcio mondiale, addirittura da essere accostato ai due mostri sacri che stanno segnando questa epoca calcistica. Ovviamente, l’anno di assoluta grazia, è il 2010. Quello del tripudio interista, del triplete chiuso con la conquista della Champions League nella notte di Madrid e della finale mondiale disputata dalla sua Olanda contro la Spagna.

E’ mancata solo la Coppa del Mondo. Sarebbe stata la consacrazione nell’Olimpo del calcio e, probabilmente, avrebbe segnato la conquista del Pallone d’Oro da parte dell’olandese. Troppo impattante il suo apporto sulle squadre che intorno al suo gioco giravano, troppo elevato il peso specifico delle sue giocate nei momenti decisivi della stagione. In quel 2010, semplicemente, il nome di Sneijder è comparso in tutti momenti salienti del calcio internazionale.

Sneijder protagonista nell’Inter del Triplete

Pensare che in pochi avrebbero scommesso ad occhi chiusi su di lui nel momento della firma con l’Inter, il 26 agosto del 2009. Talento fuori discussione, parlavano per lui le prodezze messe in campo con l’Ajax, con cui appena ventenne aveva vinto tutto in Olanda. Così come parlava per lui l’investimento di 27 milioni di euro fatto dal Real Madrid per strapparlo ai Lancieri, ma l’ultima stagione con i Blancos non era stata positiva: un rendimento non sempre ai massimi livelli, un grave infortunio al legamento crociato, il ritorno in campo senza però ritrovare il posto da titolare.

Meglio cambiare aria quindi, nel tentativo di rilanciare una carriera che a 25 anni poteva ancora essere riscritta. Secondo un aneddoto raccontato dal presidente interista Massimo Moratti lo sliding-doors di Sneijder (e dell’Inter) prende la forma di un suggerimento sotto l’ombrellone: “A Forte dei Marmi parlai con un barista – ricorda Moratti – che mi disse: ‘Presidente, ci manca un giocatore che dia le accelerate decisive in mezzo al campo. Sneijder’. Mi persuase così tanto che chiamai Branca per sentire Mourinho, il quale esclamò ‘Magari’. La trattativa fu facilitata dal fatto che al Real Madrid Sneijder non trovava spazio. Quel barista non l’ho più rivisto, vorrei ringraziarlo”.

Nella versione di Branca, allora responsabile dell’area tecnica, il racconto è un tantino romanzato: “Non è stato il colpo dell’ultimo minuto, come si racconta: gli stavo dietro ormai da otto mesi, sapevo che era il fantasista perfetto per completarci”. Di chi siano i meriti, di Branca o di un barista di Forte dei Marmi, l’esito ha fatto felici tutti gli interisti: Sneijder esordisce il 29 agosto del 2009 contro il Milan, un giorno dopo la sua presentazione, e gioca la prima di una serie di partite stupende. Una serie che porta alla Coppa Italia, al 18esimo Scudetto interista e, infine, alla Champions League che ai colori nerazzurri mancava da 45 anni.

La finale dei Mondiali con l’Olanda

In estate, ai Campionati del Mondo in Sudafrica, disputa un mondiale quasi perfetto, trascinando in finale l’Olanda con i sui gol (5 reti, che gli varranno il titolo di capocannoniere della manifestazione, seppur in coabitazione con Muller, Villa e Forlan). Il sogno si infrange a 4 minuti dai calci di rigore, dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari, con la rete di Iniesta che segna il trionfo di una Spagna stellare.

Quello è il momento in cui la fiammata rappresentata dal 2010, la tempesta perfetta di Sneijder, scema di intensità. Disputa altre due stagioni e mezza all’Inter, poi vola in Turchia al Galatasaray: nelle 4 stagioni in giallorosso vince molto a livello nazionale, ma si allontana dai radar del calcio europeo di altissimo livello, prima di chiudere la carriera con le maglie del Nizza e della quatariota Al-Gharafa.

Nel giorno del suo primo compleanno da ex, sicuramente, un pensiero speciale ai tanti momenti che ne hanno segnato la carriera correrà a quell’estate di 10 anni fa, in cui, per un attimo, è stato in cima al mondo.