Sono passati esattamente 23 anni, ma ancora si fatica a decifrare l’assurda traiettoria della punizione di Roberto Carlos in Francia-Brasile. 3 giugno ’97, a Lione le due squadre inaugurano il torneo estivo organizzato proprio dai transalpini: sono passati appena 22’ quando Roberto Carlos, reduce dalla sua prima stagione al Real Madrid, si incarica di calciare una punizione da distanza proibitiva. Il pallone è piazzato sulla trequarti, il giocatore inizia la rincorsa dal cerchio di metà campo: che potesse tirare, era immaginabile, ma l’effetto che prende il pallone è spiazzante, tanto per chi guarda, quanto soprattutto per Fabien Barthez, rimasto sbigottito tra i pali.

Roberto Carlos colpì il pallone com’era solito fare, rincorsa centrale ed esterno sinistro, violento. Una punizione che ha fatto la storia, molto più di quel che potesse valere la posta in palio in quel Torneo di Francia, che comunque regalò il giusto spettacolo per un torneo di post-season senza altre competizioni internazionali. Quella punizione divenne un instant classic e uno dei marchi di fabbrica del terzino brasiliano.

David Beckham, Inghilterra-Grecia

Nel campionario di imprese impossibili trova posto anche David Beckham: lo sa bene Antonis Nikopolidis, portiere della Grecia che, al 93’ della sfida di qualificazione al Mondiale di Corea e Giappone contro l’Inghilterra, assiste al prodigio dello Spice Boy. Agli inglesi, visto il contemporaneo pareggio della Germania, basta un punto per passare alla fase finale dei Mondiali 2002, ma a tempo scaduto il risultato recita 2 a 1 per gli ellenici. In pieno recupero, Beckham trasforma la punizione per eccellenza del suo vasto repertorio. Una curva forte e precisa che bacia la traversa prima ancora che Nikopolidis si renda conto dell’accaduto: 2-2 e Old Trafford in visibilio.

Diego Armando Maradona, Napoli-Juventus

Alcuni portieri, che in queste storie ci entrano sempre dal verso sbagliato, ci provano. Ed è quel provarci che rende ancora meglio la perfezione del gesto, la sua precisione unica ed irripetibile. Al 72’ di Napoli-Juventus, il 3 novembre ’85, succede proprio questo. Stefano Tacconi ci crede, pensa di poterci arrivare quando Diego Armando Maradona calcia, da tredici metri e dentro l’area, la punizione a due più famosa di sempre. Il colpo di reni di Tacconi si sente, ma ancor più risuona, nel vuoto, la sua discesa rassegnata, quando capisce che quel pallone non lo avrebbe mai preso. Per il Napoli quel gol è il simbolo di un futuro che si deve ancora scrivere, per Maradona, invece, è l’ennesima espressione di onnipotenza: solo lui avrebbe potuto riuscire in quella impresa.

Lionel Messi, Barcellona-Liverpool

Da un fenomeno argentino ad un altro: nel caso di Lionel Messi, forse, è proprio una delle ultime la punizione più significativa. Il 1° maggio 2019, durante la semifinale d’andata di Champions contro il Liverpool, il Barcellona sembra aver ipotecato il passaggio in finale. Non sarà così ma, beffa a parte, il 3 a 0 del Camp Nou è l’asso nella manica di un illusionista: il rumore del pallone calciato da Messi, da trenta metri, è l’attacco perfetto al boato che si eleva dallo stadio mentre la sfera si insacca sotto l’incrocio dei pali. Una punizione perfetta, precisa, potente: imparabile.

Cristiano Ronaldo, Portogallo-Spagna

Se la potenza è il vostro forte, archiviato Roberto Carlos, non si può che pensare a Cristiano Ronaldo. Prima che entrasse in una spirale negativa – da quando è alla Juve non ha più segnato da fermo – anche il campione portoghese ha regalato qualche gioiello: dalla punizione magistrale contro il Porthsmouth nel 2008, quando giocava ancora al Manchester United, fino a quella con cui completa una tripletta che permette al Portogallo di fermare la Spagna, 3 a 3, ai Mondiali di Russia nel 2018. Nell’album dei ricordi la sigla CR7 ritorna più volte.

Ronaldinho, due colpi inaspettati

Una presenza multipla che senz’altro vale anche per Ronaldinho. Sono due le punizioni fiore all’occhiello del giocatore brasiliano. La prima, ai Mondiali del 2002 contro l’Inghilterra: non era ancora il fenomeno mondiale che è diventato, ma l’allora trequartista del Psg disegnò da posizione impossibile una traiettoria imparabile per David Seaman. Poi, c’è stata quella in Champions League, contro il Werder Brema nel 2006. Al 13’ di una partita che giocherà con la solita classe ed eleganza, Ronaldinho beffa la barriera tedesca: niente interno alto sul primo palo, ma palla a filo d’erba, proprio sotto i tacchetti di chi ha saltato. Un piccolo capolavoro d’astuzia che ha regalato ancora, anni dopo, con la maglia del Flamengo.

Juninho Pernambucano e Andrea Pirlo

Quando si parla di punizioni, però, non si può non menzionare due specialisti assoluti come Juninho Pernambucano e Andrea Pirlo. Il brasiliano ex Lione ha segnato 77 gol da fermo e sostanzialmente reso celebre il tiro con tre dita. Una specialità che Pirlo ha saputo studiare e perfezionare, con la sua maledetta. Due stili di calciare molto simili, che hanno regalato più che qualche perla da rispolverare.

Per Juninho, la più sconvolgente è quella che segna all’Ajaccio nella Coppa di Francia 2005-2006: da oltre quaranta metri, riesce a infilare il pallone sotto l’incrocio con estrema delicatezza. Pirlo ne segnò una simile nel 2007, contro il Cagliari quando vestiva la maglia del Milan. È difficile trovare la più bella della sua carriera: con la Juventus, segna tredici punizioni consecutive in tre stagioni e si afferma come campione nella palla da fermo, ma anche al Brescia aveva fatto vedere il suo tocco delicato. Per questo, con un pizzico di provocazione, per celebrarlo rievochiamo quella che, nel 2007, permise al Milan di sollevare la sua ultima Champions League. Un colpo dal limite, contro il Liverpool, che fu così bene calibrato da finire esattamente dove avrebbe dovuto: sulla schiena di Filippo Inzaghi, per il 2 a 0 decisivo ad Atene.