L’1 marzo 2001 un tredicenne argentino proveniente dal Newell’s Old Boys firma il suo primo contratto con il Barcellona. Oggi, 24 giugno 2020, quel ragazzino compie 33 anni. Nel tempo intercorso tra le due date c’è una delle porzioni più significative del calcio di tutti i tempi. C’è l’epopea sportiva del talento più fulgido della propria generazione, il migliore di sempre, probabilmente.

Quella di Lionel Messi, ancora prima delle statistiche marziane e per molti irripetibili con le quali da quindici anni riscrive le regole di ciò che è possibile fare con un pallone tra i piedi, ancora prima dei 6 Palloni d’Oro vinti in carriera (4 dei quali vinti consecutivamente dal 2009 al 2012), prima dei 34 trofei alzati al cielo con il Barcellona (tra cui 4 Champions League), è la storia di un destino che si compie.

L’infanzia e gli esordi con il Newell’s

La storia calcistica di Messi inizia in Argentina sul finire degli anni ’90. Già da qualche tempo era entrato nei radar degli addetti ai lavori per un ruolino di marcia irreale nei campionati giovanili: dal marzo 1994 all’ottobre del 1999, nelle giovanili del Newell’s Old Boys, segna 234 gol in 179 partite. La sua squadra, in quattro anni, perde una sola volta.

Ed è qui che la carriera di quello che potrebbe essere un fenomeno per un attimo sembra sgretolarsi: gli viene diagnosticato l’ipopituitarismo, una carenza di secrezione della somatotropina, un ormone fondamentale per la regolazione della crescita. La prospettiva è che Messi veda il suo sviluppo compromesso, cosa che gli consentirebbe sì di vivere una vita normale, ma certamente non di essere competitivo nel calcio professionistico. Per una disfunzione così rara e senza garanzia di effettiva riuscita del percorso, il Newell’s comunica alla famiglia che non si farà carico delle spese.

C’è qualcuno però che dopo averlo visto in un provino decide di crederci: è Carles Rexach, dirigente del Barcellona e assistente di Johan Cruyff (di cui era stato compagno di squadra). Leggenda vuole che, folgorato dalle prestazioni del giocatore, non avendo altra carta su cui scrivere, fece firmare un impegno scritto a Messi su un tovagliolo di carta. Sarebbe volato in Spagna e il Barcellona si sarebbe fatto carico delle spese mediche per curare la sua disfunzione.

Una nuova vita a Barcellona

Messi veste il blaugrana per la prima volta nel 2000. Gerad Piquè, che con Messi condivise il percorso nella cantera del Barça, racconterà in seguito di come nel primo giorno di allenamento si raccomandò con gli altri compagni di entrare piano su quel ragazzino troppo gracile, e di come fosse convinto che quello sarebbe stato il primo e ultimo allenamento per l’argentino. La storia andrà diversamente, con lo stesso difensore che anni dopo si troverà ad ammettere: “Se il Pallone d’Oro viene assegnato al migliore giocatore del mondo, Leo lo avrebbe dovuto ottenere ogni anno a partire dal 2009. Altro livello”.

Quello che succede da quel momento, come detto, è la storia di un uomo che abbraccia il proprio destino, che ascende all’essenza della propria natura. Esordisce in prima squadra contro l’Espanyol il 16 ottobre 2004 e segna il primo gol all’Albacete, il 1° maggio 2005. Ronaldinho ricorda così quel giorno “Ricordo gli esordi di Messi, era un ragazzino. Fui io a dargli l’assist per il suo primo gol, in un match contro l’Albacete. Fece un gol straordinario e io pensai: questo è un fuoriclasse, è nato un ‘crack’. Non ha mai avuto bisogno di consigli, nemmeno da ragazzino, sapeva sempre che cosa fare. Lui è il migliore del suo tempo, come Maradona lo era del suo”.

Messi, 6 volte Pallone d’Oro

Con il Barça Messi vince tutto. Domina il calcio del proprio tempo diventando l’uomo di punta di una squadra leggendaria. La generazione d’oro degli spagnoli, Xavi, Iniesta, Piquè, Puyol, Busquets è l’anima di una corazzata che la presenza di Messi fa sublimare verso la perfezione assoluta.

Tra i tanti successi dei catalani passerà alla storia il Sextuple del 2009, anno in cui i blaugrana, guidati da Pep Guardiola, conquistano Campionato, Coppa del Re, Supercoppa di Spagna, Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per Club nell’arco di un anno solare. Proprio Guardiola dirà: “Senza Messi gran parte di quello che ho ottenuto nella mia carriera non sarebbe stato possibile. È il migliore di tutti e domina questo sport come solo Jordan è stato capace di fare con il basket”.

Il Barcellona vince, Messi batte tutti i record battibili: 34 trofei di squadra, 6 Palloni d’Oro, 6 Scarpe d’Oro, 629 gol in 721 partite, 91 in un solo anno (il 2012), più di 40 gol stagionali per oltre un decennio (quest’anno, a stagione in corso, è a quota 26), 36 triplette nella Liga, 8 in Champions League. In carriera ha affrontato 85 squadre, le ha battute tutte almeno una volta con un’unica eccezione: l’Union Deportiva Atletica Gramenet, incontrata nel 2004 al secondo turno di Coppa del Re.

Un unico sospeso, un irrisolto, che è anche il motivo per guardare ancora a questa storia con la sensazione che qualcosa di più possa essere ancora scritto, ed è legato alla Coppa del Mondo. L’ha sfiorata nel 2014. Doveva essere l’ultima nel 2018. Forse ci riproverà nel 2022. Per fortuna.