Compie oggi 74 anni Ariedo Braida, dirigente calcistico che ha legato prevalentemente le sue fortune e i successi al Milan. Dopo una carriera da calciatore in cui ha vestito, tra le altre, le maglie di Brescia, Cesena, Monza, Parma e Varese, Braida lavora come direttore sportivo al Monza tra il 1981 e il 1984, prima di approdare all’Udinese con le stesse mansioni. Nel 1986 diventa direttore generale del Milan, incarico che ricoprirà fino al 2002, anno in cui diventa direttore sportivo.

Nel 2013 il divorzio con il club di Silvio Berlusconi e la firma a luglio 2014 con la Sampdoria. L’incarico di ds in blucerchiato dura molto poco: il cambio di proprietà a settembre dello stesso anno, infatti, fa sì che le strade del dirigente e del club ligure si separino. Il 12 febbraio del 2015 Braida approda al Barcellona con il ruolo di direttore sportivo per il mercato estero. Il rapporto con il club catalano si interrompe in maniera burrascosa nel 2019, dopo che nel 2017 aveva prolungato il vigente accordo per ulteriori cinque anni.

I colpi di Braida al Milan

Il periodo d’oro di Ariedo Braida, dicevamo, è indiscutibilmente quello trascorso al Milan. Nel club rossonero il dirigente di Precenicco ha trascorso 28 anni indimenticabili e ricchi di successi. Poco propenso a rilasciare dichiarazioni e abile a lavorare sottotraccia, l’ex direttore rossonero ha firmato alcuni dei più grandi colpi di mercato dell’era Berlusconi. Gli ultimi anni, seppur avari di soddisfazioni, non intaccano comunque minimamente la figura e il rispetto che Braida si è conquistato in tanti anni di intuizioni a dir poco geniali, anche se spesso in prima pagina ci è finito l’ad Adriano Galliani.

Il trio olandese: Van Basten Gullit e Rijkaard

Porta la sua firma, innanzitutto lo sbarco nel 1987 di Marco Van Basten nella Milano rossonera. Il cigno di Utrecht che incanta tutti con la maglia dell’Ajax e della nazionale olandese, è vicino alla Fiorentina, ma con un vero e proprio blitz e solo 1,8 miliardi di vecchie lire, il Milan si porta a casa uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio mondiale. Nello stesso anno, i rossoneri ingaggiano, con la regia di Braida, anche Ruud Gullit dal PSV, mentre l’anno dopo tocca a Frank Rijkaard, altro calciatore cresciuto nelle giovanili dell’ajax e reduce dall’esperienza in prestito al Real Saragozza. Nasce così la leggenda del “Milan degli olandesi”, che ha dato il via ad uno dei cicli più vincenti della storia del calcio mondiale.

A proposito di Rijkaard, Braida lo strappa allo Sporting Lisbona in mezzo ad una folla inferocita e si dice che per lasciare la sede del club portoghese, il dirigente del “Diavolo” abbia preso un’uscita secondaria, nascondendo il contratto tra le mutande.

Nel 1991 Braida scopre il talento croato Zvonimir Boban, ma il Milan ha esaurito gli slot per i calciatori extracomunitari e allora i rossoneri decidono di parcheggiarlo per un anno al Bari pur di soffiarlo alla concorrenza del Bayern Monaco, pronto a fargli firmare un lungo contratto.

La scommessa sul “cameriere” Weah

Tra i grandi colpi di Ariedo Braida c’è anche Goerge Weah, attaccante liberiano che il Milan preleva dal Paris Saint Germain nel 1996 per 11 miliardi di lire. Si dice che il mister Fabio Capello sia contrario all’operazione e sponsorizzi altri acquisti, ma quello che il tecnico definisce un “cameriere”, nel giorno della presentazione a Milanello, porterà in dote due scudetti e vincerà anche un Pallone d’oro.

Porta la firma di Braida anche l’acquisto di Andriy Shevchenko, prelevato nel 1999 dalla Dinamo Kiev per 45 miliardi delle vecchie lire. Un altro Pallone d’oro portato a Milano dal 74enne dirigente è il brasiliano Kakà, che sbarca in Italia nel 2003 per soli 8,5 milioni di euro. Si narra che sul verdeoro ci fosse anche Luciano Moggi per la  Juventus ma, su suggerimento di Leonardo (attuale dg del PSG), il Milan di Braida anticipa tutti e si porta a casa il calciatore che nel 2007 alzerà al cielo la Champions League e il Pallone d’oro.

Vieira, il grande rimpianto

Tra le grandi intuizioni dell’ex ds del Milan, che in breve si tramuta però in rimpianto, c’è il centrocampista francese Patrick Viera, che vestirà poi anche le maglie di Juventus e Inter. Braida lo osserva 18enne nel Caen e lo porta in Italia probabilmente troppo presto, pagandolo 7 miliardi di lire. Fabio Capello non ha pazienza e gli preferisce elementi più rodati: il risultato è una cessione all’Arsenal, al termine della stagione 1995-1996, dopo sei mesi e due sole presenze.