Compie oggi 51 anni Gianluigi Lentini, ex attaccante di Torino, Milan, Atalanta e Cosenza che, per talento e classe, in carriera ha raccolto sicuramente meno di quanto meritasse. Nato a Carmagnola, a circa 30 chilometri da Torino, all’età di 10 anni viene notato dagli osservatori del club granata, con cui effettua tutta la trafila delle giovanili, fino all’esordio in prima squadra avvenuto il 23 novembre 1986 durante Brescia-Torino 2-0. Il 17enne Lentini si è già messo in mostra con la formazione Primavera ed è per questo che il tecnico Gigi Radice, che lo aggrega spesso alla prima squadra, lo fa esordire così giovane.

Nell’estate del 1988 il Torino lo cede in prestito all’Ancona, per farsi le ossa nel campionato di Serie B, e all’inizio della stagione successiva ritrova un calciatore cresciuto soprattutto mentalmente. Nel frattempo i granata sono scesi in Serie B, ma ci pensa proprio Lentini a trascinare la squadra nuovamente nel massimo campionato. A 21 anni, alla prima stagione in Serie A da titolare (1990-91), sotto la guida tecnica di Emiliano Mondonico, l’attaccante di Carmagnola esplode definitivamente mettendo a segno anche 5 reti in 34 presenze. Ambidestro, Lentini suole partire prevalentemente dal versante destro dell’attacco per sbaragliare le difese avversarie, ma non disdegna all’occorrenza nemmeno la fascia sinistra, dimostrandosi sempre imprevedibile nelle sue giocate.

Lentini: l’apice al Torino e la cessione al Milan

Il campionato si conclude con un ottimo 5° posto per il Torino e la vittoria della Mitropa Cup, ma l’anno successivo i piemontesi riescono a fare addirittura meglio, concludendo la stagione al 3° posto e recriminando per la finale di Coppa Uefa persa contro l’Ajax nel doppio confronto solo per la regola dei gol in trasferta (2-2 a Torino e 0-0 ad Amsterdam). Il coinvolgimento del presidente Gian Mauro Borsano nel processo di Tangentopoli e le campagne acquisti evidentemente azzardate per le casse del club, portano alla svolta nel destino di Gigi Lentini. I granata devono cedere alcuni dei loro pezzi migliori e l’attaccante di Carmagnola si trasferisce al Milan, voluto fortemente da Silvio Berlusconi, che superò la concorrenza della Juventus, anche lei interessata al giocatore.

È un’estate molto calda, quella del 1992 per Gigi Lentini: il Milan lo preleva dal Torino il 30 giugno, facendo valere un preaccordo siglato a marzo sulla base di 18,5 miliardi di lire. Uno dei più grandi talenti cresciuti nel vivaio granata, colui il quale sarebbe dovuto diventare una bandiera della squadra per tanti anni, passa nelle fila del ‘Diavolo’. Nonostante le cessioni di Cravero e Policano, a Borsano servono altri soldi per salvare il Toro, ma lo stesso presidente farà ricadere poi ogni colpa sul calciatore e su Berlusconi, che alla fine spende in totale 32 miliardi in 4 anni per l’ingaggio di Lentini, cui vanno anche 10 milioni di buona entrata, mentre al club granata non più 18,5 miliardi, bensì 23. Un’operazione, Borsano dixit, record, da 65 miliardi insomma (secondo un’indagine giudiziaria ci sarebbero stati ulteriori 10 miliardi pagati fuori bilancio), con la quale il patron del Milan – letteralmente innamorato del centravanti di Carmagnola – darà l’avvio ad una rivoluzione del calciomercato italiano, facendo da lì in poi lievitare i prezzi anche di calciatori modesti.

Prima e dopo l’incidente

Lentini lascia Torino sotto una pioggia di monetine scagliate dai tifosi all’uscita della sede dell’Ansa, presso la quale si era recato per rilasciare un’intervista e parlare appunto della sua scelta di trasferirsi al Milan. La sua prima stagione in rossonero, nella quale otterrà il soprannome di “miliardario dalla faccia triste” per i rari sorrisi dispensati in pubblico, si conclude con 30 presenze, 7 gol, uno scudetto (il primo della sua carriera) e una finale di Champions persa contro l’Olympique Marsiglia. Non è una stagione particolarmente esaltante per Lentini, che finisce spesso sulle prime pagine dei giornali per la movimentata vita extracalcistica (si vocifera di un flirt anche con la ex moglie di Totò Schillaci, Rita Bonaccorsi).

Il 2 agosto del 1993 l’incidente che probabilmente segnerà per sempre la vita e la carriera di Lentini: rientrando da un torneo estivo per il centenario del Genoa, il calciatore prima buca una gomma della sua famosa Porsche gialla, poi accelera troppo con il ruotino finendo fuori strada lungo l’autostrada Torino-Piacenza. Uno schianto terribile, dal quale l’attaccante rossonero esce miracolosamente illeso, ma da quel momento niente sarà più come prima. Il ritorno in campo avviene nel finale di stagione, con 10 presenze senza particolari sussulti e una finale di Champions vinta contro il Barcellona da spettatore non pagante.

La rinascita all’Atalanta e il ritorno al Toro

Le due successive stagioni con la maglia del Milan sono purtroppo una delusione: Lentini non riesce a pungere come faceva prima dell’incidente e fa più che altro da comparsa. Nell’estate del 1996, dopo aver collezionato solo 63 presenze e 13 reti in 4 campionati con il club rossonero, si trasferisce all’Atalanta del mentore Mondonico. La presenza del mister “amico” gli restituisce uno stato di forma sufficiente per collezionare 31 partite e 4 reti, riconquistando contestualmente la maglia della nazionale italiana.

Dopo una sola stagione con i nerazzurri bergamaschi, ritorna al Torino, nel frattempo tornato in Serie B. Nonostante 34 presenze e 3 gol, Lentini e soci non riescono a ritrovare la via della Serie A, perdendo lo spareggio col Perugia. Nell’estate del 1998, però, torna sulla panchina granata Mondonico, che riporta il Torino in Serie A, grazie soprattutto all’intesa tra Lentini e il bomber Ferrante. La stagione 1999-2000 è l’ultima della carriera di Lentini in Serie A e si conclude purtroppo con la retrocessione tra i cadetti.

I quattro anni al Cosenza

Serie cadetta che l’attaccante di Carmagnola ritrova nel gennaio 2001 con il Cosenza. Sono le ultime stagioni tra i professionisti di Lentini: con i rossoblu silani, che lo hanno accolto con un affetto incondizionato, sfiora la promozione al primo anno sotto la guida di Bortolo Mutti, mentre l’anno dopo arriva la salvezza con mister Gigi De Rosa. Nell’estate del 2003, il Cosenza retrocede, causa fallimento, dalla B alla Serie D, ma Lentini non abbandona i calabresi, indossando la fascia di capitano anche tra i dilettanti. Al termine della sua quarta stagione in Calabria, a partire dal 2004 l’ex Toro continua a calcare i campi dei dilettanti giocando per quattro stagioni con il Canelli, poi la Saviglianese, la Nicese e infine il Carmagnola. In mezzo, nel 2006, un altro incidente, ma per fortuna meno grave del primo: il 6 settembre 2006 si scontra con un auto mentre va ad allenarsi in scooter, lesionandosi il tendine di un ginocchio.

Lentini imprenditore agricolo: produce miele

Nel 2012 Lentini si ritira dal calcio giocato, dopo aver conquistato tre scudetti, tre Supercoppe Italiane, una Coppa dei Campioni, una Supercoppa Europea e 13 presenze nella nazionale italiana maggiore. Dopo aver smesso di calcare i campi di calcio, l’ex attaccante si è stabilito nuovamente nella sua Carmagnola, lontano dai grandi palcoscenici, per avviare un’attività nel settore del miele. Tramite la società agricola Mieli Lentini, avviata assieme ad un amico, l’ex calciatore offre appunto un’ampia gamma di mieli, grazie ai tanti alveari disposti in base alla fioritura. Un’attività che non gli impedisce comunque, di tanto in tanto, di prendere parte con grande disponibilità ad eventi con simpatizzanti, amici e tifosi.