Ricorre oggi una data storica per la Sampdoria: il 15 aprile del 1992, con il pareggio casalingo per 1-1 contro il Panathinaikos, i blucerchiati raggiungono la finale di Coppa dei Campioni. Dopo la Coppa delle Coppe vinta il 9 maggio 1990 a Göteborg contro i belgi dell’Anderlecht (2-0) e il primo ed unico scudetto della loro storia arrivato esattamente un anno dopo, i doriani ottengono la finale della più importante coppa continentale, concludendo sostanzialmente un ciclo quasi leggendario.

Sampdoria-Panathinaikos  1-1: Mancini risponde a Maragos

Nel match decisivo contro i greci del Panathinaikos, il tecnico serbo Vujadin Boškov schiera dal primo minuto una formazione priva di tre pilastri come Pietro Vierchowood, Toninho Cerezo e Attilio Lombardo. Si decide sostanzialmente tutto nel primo tempo, con Maragos che porta in vantaggio gli ateniesi al 27’, ma dopo soli 9 minuti è Roberto Mancini a mettere a segno la rete del pari che è sufficiente alla Sampdoria per volare in finale. Un risultato meritatissimo per i blucerchiati, che in finale, la sera del 20 maggio 1992, si troverà di fronte il Barcellona nel tempio del calcio inglese: Wembley. Per l’occasione, dall’Italia partono qualcosa come 30mila tifosi sampdoriani, ma non saranno sufficienti a spingere Gianluca Vialli e compagni verso il trofeo, che i catalani si aggiudicano grazie ad una rete dell’olandese Koeman su calcio di punizione.

Sampdoria-Panathinaikos  1-1: il tabellino

SAMPDORIA: Pagliuca, Mannini, Katanec, Pari, D.Bonetti, Lanna, Silas, Invernizzi (dall’ 89′ Buso), Vialli, Mancini, Orlando. All. Boskov
PANATHINAIKOS: Wandzyk, Apostolakis, Kalatzis, Christodulu, Kurbanas, Mavridis, Saravakos, Karageorgiu, Warzyka, Donis, Maragos. All. Beenhakker
Arbitro: Roethlisberger
Reti: Maragos al 27′ , Mancini al 36′

L’ultima Coppa de Campioni

Per la Sampdoria, la finale persa contro il Barcellona è sostanzialmente la fine di un ciclo. La stagione successiva, infatti, i doriani non vanno oltre il 7° posto e a fine campionato ci sarà il divorzio da mister Boskov e dalla bandiera Vialli, che passerà alla Juventus. L’edizione 1991-92 della Coppa dei Campioni, però, rimane nella storia per essere appunto l’ultima. L’Uefa vara infatti un torneo sperimentale e con un numero maggiore di gare per rendere la competizione più avvincente ed aperta alle sorprese. Al posto dei quarti di finale e semifinali, infatti, vengono creati due gironi all’italiana di quattro squadre ciascuno, le cui due prime classificate si giocano la finale, nello specifico, appunto, Barcellona e Sampdoria. Il club blaugrana vince il suo girone con 9 punti in 6 partite davanti a Sparta Praga (6), Benfica (5) e Dinamo Kiev (4). La Samp, invece, chiude in testa con 8 punti davanti a Stella Rossa e Anderlecht (6)  e Panathinaikos (4).

Champions League: quanto sei cambiata

La stagione successiva nasce invece l’odierna Champions League, che nel 38° anno della massima competizione europea sostituisce appunto la Coppa dei Campioni. La formula è la stessa dell’edizione ’91-92’, con i due gironi finali vinti da Olympique Marsiglia e Milan. I favori del pronostico sono dalla marte del Milan, che fino a quel momento aveva conquistato ben 10 vittorie su 10 partite disputate nella competizione, ma a trionfare in finale sarà il Marsiglia con una rete di testa di Boli, su calcio d’angolo. Sarà il primo e unico successo dei Marsigliesi che, per uno scandalo di corruzione e frode sportiva in cui sono coinvolti, nella stagione successiva non possono prendere parte alla competizione, così come alla Supercoppa Europea e alla Coppa Intercontinentale (giocate entrambe dal Milan).

Negli anni successivi, la formula della Champions League cambierà più volte: nella stagione 1993-94, ad esempio, dopo la fase a gironi sono introdotte le semifinali in gara unica e in casa delle prime classificate dei gironi; dal 1994 al 1997, invece, la formula prevede un turno di qualificazione a eliminazione diretta, una fase a gironi con quattro gruppi e poi quarti di finale con le vincitrici contro le seconde classificate nei gironi. Dal 1997 viene aperto l’accesso alla Champions League a 2 squadre per nazione, con due turni ad eliminazione diretta, una fase a gironi con sei gruppi con le prime classificate e le due migliori seconde ai quarti; nel 1999, invece, si passa a due fasi a gironi dopo tre turni di qualificazione ad eliminazione diretta, con le vincitrici e le seconde classificate della seconda fase a gironi (4) ai quarti di finale. Nel 2003, infine, la Champions League si apre fino a quattro squadre per nazione (che possono diventare cinque nel caso in cui la vincitrice del precedente trofeo non fosse tra le quattro qualificate di diritto nella nazione di appartenenza), con una fase a otto gironi dopo i tre turni preliminari, dopodiché prime e seconde classificate a giocarsi la coppa ad eliminazione diretta a partire dagli ottavi.