Nel calcio, come nella vita, i rituali e le scaramanzie sono all’ordine del giorno. Prima di un allenamento, prima di una partita, dopo un allenamento, dopo una partita, durante la partita, sul bus andando allo stadio, sui difetti fisici dei compagni: ogni scusa è buona per avere un rito al quale tenere fede.

Abbiamo cercato i giocatori (e gli allenatori) che nel corso della loro carriera si sono caratterizzati sia per le prestazioni che per le proprie scaramanzie. Vi presentiamo, quindi, il Pescaramanzia, la squadra più scaramantica del mondo.

 

David James

Conosciuto più per i suoi capelli che per le sue abilità, David James è stato uno dei portieri più di talento mai sfornati dall’Inghilterra. Peccato che nel corso degli anni, nonostante abbia cambiato diverse maglie, non si sia mai liberato di un rituale alquanto particolare: James infatti sputava sui muri dei bagni degli spogliatoi proprio pochi istanti prima di scendere in campo. Il motivo è tutt’oggi sconosciuto a molti, compresi gli ex compagni di squadra.

Laurent Blanc

Ancora più strana invece, la superstizione di Laurent Blanc: prima di ogni partita della nazionale, l’ex difensore doveva assolutamente baciare la pelata di Barthez in quanto convinto che gli portasse fortuna. E a quanto pare, a qualcosa servì: con la Francia vincerà i Mondiali del 1998 e gli Europei del 2000.

Raymond Domenech

Di francese in francese, dopo Blanc sarebbe il caso di parlare di Raymond Domenech, ex CT dei transalpini, che per schierare la formazione si affidava nientepopodimeno che all’astrologia. Un giorno arrivò addirittura a dichiarare “Quando ha un leone in difesa, ha sempre il suo fucile pronto come se sapesse che da un momento all’altro sarebbe potuto esserci un pericolo”. Tutto questo per dire che non si fidava dei difensori il cui segno zodiacale era un leone. Forse una frecciatina a William Gallas, l’unico difensore “leone” che Domenech ha preso in considerazione durante i suoi anni da CT?

John Terry

Non uno, non due, neanche tre, bensì quattro sono i riti scaramantici che John Terry era solito seguire prima di ogni partita. Primo: ascoltava sempre lo stesso CD del rapper Usher. Secondo: sedeva sempre nello stesso posto sul bus che portava la squadra allo stadio. Terzo: negli spogliatoi si legava tre volte una fascia adesiva attorno alle caviglie. Quarto (e ultimo): era l’ultimo dei suoi compagni a fare la pipì. Visto quanto ha vinto durante la sua carriera, pare proprio che ne sia valsa la pena seguire tutti questi riti.

Johan Cruijff

Particolare anche il rito scaramantico del compianto Johan Cruijff, che rivelò come, una volta che le squadre si erano disposte sul terreno di gioco, pochi secondi prima del fischio dell’arbitro andasse dal proprio portiere per dargli uno schiaffo sulla pancia e sputasse poi la gomma da masticare nella metà campo avversaria in segno di sfida. Il perché, purtroppo, non lo sapremo mai.

Filippo Inzaghi

Filippo Inzaghi aveva invece un rito piuttosto sinistro: prima delle partite, proprio quando tutti si preparavano a scendere in campo divorati dalla tensione, lui si divorava altro, ovvero un pacchetto di biscotti Plasmon. Ma attenzione: nella confezione dovevano rimanerne sempre due.

Neil Warnock

Stranissimo ma divertente il rituale che era solito ripetere Neil Warnock, ex difensore inglese, oggi allenatore. Ogni qualvolta la sua squadra vinceva una partita, tornando a casa si fermava a ogni semaforo, anche se verde. Un’azione che gli faceva infrangere il codice della strada ma che cercava in ogni modo di portare a termine: se il semaforo era verde si disponeva sulla corsia più trafficata o faceva passare i pedoni anche se erano loro ad avere il rosso.

Gary Lineker

Un altro inglese alquanto strano era invece Gary Lineker. L’ex attaccante credeva infatti di avere un certo numero di cartucce a disposizione per segnare, pertanto, durante il riscaldamento pre partita, non tirava mai in porta o non prendeva parte agli esercizi che prevedevano i tiri. Qualora fosse obbligato, calciava fuori di proposito. Visto quanti gol ha fatto in carriera, forse un fondo di ragione l’aveva anche lui.

Tomas Rosicky

Rito da nazionale per Tomas Rosicky, che resosi conto di essere diventato un porta sfortuna, smise di cantare l’inno nazionale. Il motivo? Ogni qualvolta veniva schierato titolare e cantava l’inno della sua Repubblica Ceca a squarciagola, la squadra perdeva malamente. Forse era troppo stonato da dar fastidio addirittura ai compagni, ma resta il fatto che da quella decisione non si smosse, sebbene i risultati non fossero cambiati più di tanto. Insomma, bravo coi piedi, un po’ meno come cantante.

Giovanni Trapattoni

Iconico invece il gesto di Giovanni Trapattoni durante l’ultima partita del girone del Mondiale del 2002 in Corea. L’ex CT della nazionale italiana fu sgamato dalle telecamere mentre versava dell’acqua santa in campo. L’aveva custodita con cura in una boccetta, per usarla qualora fosse stato necessario. Per questo, a dieci minuti dal termine della sfida contro il Messico, con l’Italia in svantaggio 1-0 e obbligata a strappare almeno un punto, Trapattoni si gettò l’acqua santa prima sulle mani e poi in campo. Risultato? A 5 minuti dalla fine Del Piero segnerà il gol che qualificherà l’Italia agli ottavi di finale.

Gennaro Gattuso

Una menzione speciale la merita senza dubbio Gennaro Ivan Gattuso, che noi tutti conosciamo come Ringhio. Durante il vittorioso Mondiale del 2006, l’allora centrocampista del Milan era solito sedersi sul water dello spogliatoio che ospitava la nazionale italiana, leggere alcune pagine di un libro di Fedor Dostoevskji e solo dopo prepararsi per scendere in campo. A cosa gli servisse non lo sappiamo, ma visto quanto ottenuto dall’Italia c’è da credere che i suoi discorsi motivazionali abbiano fatto la differenza.