Il 2020 è iniziato ufficialmente, e lo ha fatto con un botto di proporzioni gigantesche. Le tensioni in Medio Oriente sono cresciute, il rischio di una Terza Guerra Mondiale è sempre più alto e molti Paesi hanno allertato le loro truppe per prepararle al peggio. Nella speranza che la questione si risolva nel minor tempo possibile, ci siamo posti una domanda quasi automatica: in passato, quando la leva militare era obbligatoria e nel caso di conflitti mondiali arruolarsi era un dovere, quali sono stati i giocatori più noti a rispondere “presente”? Ne abbiamo scovati 10, ognuno con una sua personalissima storia.
 

 

ALI ADNAN

È l’estate del 2014 quando Ali Adnan decise di passare le vacanze estive… sul fronte di guerra. In quel periodo, infatti, le milizie jihadiste minacciavano l’invasione del nord dell’Iraq, così il terzino sinistro di origine irachena si prese la briga di fare le valigie, arruolarsi e combattere per l’esercito iracheno. Quei mesi passati al fronte gli devono poi aver scatenato un’insana voglia di calcio, a tal punto che dopo essere tornato a vestire la maglia del Rizespor in Turchia, decise di accettare una sfida ben più difficile, trasferendosi in Italia nelle file dell’Udinese. Diventerà il primo iracheno della storia a esordire in Serie A, sebbene per festeggiare il primo gol dovrà aspettare quasi 9 mesi.

BERT TRAUTMANN

Probabilmente nemmeno lui avrebbe creduto alla sua stessa storia se qualcuno fosse stato in grado di raccontargliela quando ancora era bambino. Bert Trautmann, infatti, prima di diventare una leggenda tra i pali del Manchester City e totalizzare oltre 500 presenze, aveva combattuto nella seconda guerra mondiale con la Luftwaffe. Risultò tra i 90 sopravvissuti di un battaglione di 1000 soldati, venne catturato dall’esercito britannico e spedito in carcere di massima sicurezza inglese. Qualche anno più tardi, per garantirne il graduale inserimento nella società, gli inglesi decisero di dargli una seconda possibilità, facendolo allenare con alcune squadre di calcio dilettantistiche. Fu in quel momento che il suo talento esplose, a tal punto da attirare le attenzioni del Manchester City che lo mise sotto contratto e lo nominò portiere titolare. Vincerà una FA Cup giocando gran parte della finale con il collo rotto. Nulla in confronto a quello che avrebbe potuto subire sul fronte se non fosse stato catturato.

WILF MANNION

Prima di essere richiamato alle armi Wilf Mannion era uno di quei giocatori che noi tutti siamo soliti denominare “attaccante prodigio”. Inizia la sua carriera da professionista a 18 anni vestendo la maglia del Middlesbrough e se ne innamorò talmente tanto da non volerne più fare a meno: con gli Smoggies totalizzerà 368 presenze tra il 1936 e il 1954. Nel mezzo tanti gol (110 per l’esattezza) e ben 4 anni nell’esercito britannico, che con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo richiamò alle armi. Combatterà 3 anni in Francia sul fronte occidentale, prima di partecipare attivamente all’invasione degli Alleati in Sicilia nell’agosto del 1943. Pochi mesi dopo rientrerà in patria sano e salvo, riprendendo da dove aveva lasciato: segnando valanghe di gol.

LEV YASHIN

Lev Yashin è universalmente conosciuto come il miglior portiere di tutti i tempi, ha scritto pagine indelebili della storia del calcio, entrando di diritto nella Hall of Fame dei migliori di sempre, ma in pochi sanno che la sua passione per il calcio si sviluppa proprio durante la Seconda Guerra Mondiale. L’allora dodicenne Yashin cominciò infatti a lavorare in una fabbrica che costruiva e distribuiva armi per l’esercito sovietico. Tra una mitragliatrice e una comunissima pistola, il giovane Lev giocava casualmente con tutti coloro che la guerra non potevano combatterla e che quindi tornavano a casa anzitempo: tra chi non aveva il fisico, chi era troppo vecchio per combattere o chi aveva subito ferite troppo gravi per tornare sul fronte, c’era anche Yashin. Solo nel 1949, appena ventenne, comincerà la sua carriera nella Dinamo Mosca, dove totalizzerà più di 300 presenze vincendo, tra le altre cose, un’europeo con la nazionale sovietica (nel 1960) e l’ambitissimo Pallone d’Oro nel 1963.

TOM FINNEY

Tom Finney, invece, è uno di quei giocatori che hanno deciso di giocare a calcio proprio grazie alla guerra. Ancor prima di cominciare la carriera, infatti, il buon Tom combatté per oltre 4 anni in Nord Africa per conto dell’esercito britannico. Da quelle parti il conflitto era meno sentito rispetto al resto d’Europa, ma ci volle comunque gran fegato da parte sua e del suo battaglione per resistere per tutta la durata della guerra e uscirne da vincitore. Appena rientrato in patria nel 1946, decide di dare una svolta alla sua esistenza e prova a sfruttare le sue innate qualità atletiche per capire se avrebbe potuto cambiare la sua vita. Pochi mesi più tardi firma il suo primo vero contratto da professionista con il Preston North End: ci giocherà per 14 lunghi anni, totalizzando 433 presenze e diventando il più grande giocatore della storia del club. Qualche anno dopo i tifosi decisero di erigere una statua in suo onore all’esterno dello stadio che ancora oggi rappresenta una delle principali attrazioni per tutti gli appassionati del calcio d’oltremanica.

TED DRAKE

A Londra, sponda Arsenal, saranno invece orgogliosi di Ted Drake, una sorta di Robin Van Persie degli anni ’30. Cresciuto con la maglia del Southampton, l’ex attaccante inglese si trasferisce nel nord di Londra nel 1934, dove nel giro di 5 anni colleziona 167 presenze, segnando 124 gol e conquistando due campionati, una FA Cup e due Charity Shield. Nonostante il ricco palmarès, non potrà scampare al richiamo dell’esercito britannico: combatte nella Royal Air Force per ben 4 anni tra il 1941 e il 1945 prima di tornare a vestire la maglia del suo amato Arsenal. La sfortuna volle che, appena rientrato in patria, si infortunò gravemente alla spina dorsale in un’amichevole pre campionato e dovette appendere gli scarpini al chiodo.

FERDINANDO VALLETTI

Ferdinando Valletti è forse uno dei pochi ex giocatori di calcio ad aver rinunciato alla propria carriera per colpa del suo secondo lavoro. Cresciuto nelle giovanili del Verona, Valletti si trasferisce al Milan nel 1941, disputando diverse amichevoli ma nessun incontro ufficiale. Per mantenere la famiglia oltre al calcio si reinventa anche operaio ed è per questo motivo che viene assunto dall’Alfa Romeo. Il 1° marzo del 1944 aderisce a uno sciopero dell’azienda automobilistica e viene prima arrestato dalle SS e successivamente deportato a Mauthausen. Nel campo di concentramento dimostra una discreta abilità palla al piede, a tal punto che le SS decidono di sostituirlo con un loro soldato infortunato. Da quel momento la sua vita migliorerà, si fa per dire, in quanto i nazisti per mantenerlo in forma gli fecero svolgere lavori molto meno faticosi. Il 5 maggio del 1945 viene liberato dalle truppe alleate.

FRANK BORGHI

L’italo americano Frank Borghi è forse uno dei calciatori più sottovalutati della storia. Durante la Seconda Guerra Mondiale serve come medico nell’esercito americano, curando diversi connazionali dalle terribili ferite del conflitto. Una volta rientrato a casa, si convince di voler praticare sport durante il periodo invernale per mantenersi in forma e non perdere troppa muscolatura, scoprendo di lì a poco di poter essere un discreto attaccante. Molla definitivamente il baseball, sport che lui avrebbe voluto praticare a livello professionistico e comincia a dare calci al pallone. Parteciperà a due Mondiali (1950 e 1954) da assoluto protagonista con gli Stati Uniti d’America, segnando il gol che decide USA-Inghilterra del 1950, partita che ancora oggi viene considerata tra le più importanti della storia del movimento calcistico americano.

WALTER TULL

Walter Tull divenne famoso nei primi anni del 900 per essere diventato il secondo giocatore di colore della storia del calcio britannico a giocare a livello professionistico. Era il 1909 quando firmò con il Tottenham Hotspur, ma totalizzò solamente 10 presenze prima di passare al Northampton Town. Riuscirà a totalizzare 111 presenze nell’arco di 3 anni prima di arruolarsi, ma fece la storia per essere l’unico soldato di colore dell’esercito britannico: a quei tempi, infatti, alle persone provenienti dall’Africa o dal Sud America non era permesso di arruolarsi. Il povero Walter decedette in battaglia nel 1918 ma, per il suo coraggio e per il suo impatto a livello culturale (sia dal punto di vista sportivo che militare), venne insignito della Croce Militare.

CHARLIE BUCHAN

Campione dentro e fuori dal campo: Charlie Buchan è uno di quei personaggi che davvero meritano un riconoscimento. Al netto dei suoi 209 gol in 370 presenze con il Sunderland a cavallo tra il 1911 e il 1925, Buchan combatté per gli Sherwood Forester, partecipando ad un paio di battaglie anche sulle alpi nostrane. Le sue abilità gli permisero di conquistarsi una medaglia al valore e il rango di Secondo Luogotenente. Tornato dalla guerra aveva però ancora tanto da dare al calcio. Giocherà nuovamente per il Sunderland, prima di chiudere la carriera nell’Arsenal. Appesi gli scarpini al chiodo, diventerà allenatore e pure scrittore, pubblicando uno dei primi manuali per allenatori della storia.