La Nba è falcidiata dal Covid, le gare rinviate ormai si susseguono (ultima in ordine di tempo Boston-Orlando) e il board della lega è stato chiamato ad intervenire: non è arrivato lo stop del campionato, paventato a più voci negli ultimi giorni, ma il protocollo è stato rivisto in senso più stringente, ed è stata stilata una lista di norme che dureranno (almeno) per le prossime due settimane.

Nba, le nuove norme anti-Covid

Per arginare il dilagare del virus saranno imposte a tesserati e addetti ai lavori nuove e più severe regole comportamentali. Ecco i punti salienti:

  • Fuori dall’ambiente squadra non saranno permessi spostamenti dalle proprie abitazioni (nel caso delle partite in trasferta, dagli hotel) se non per attività essenziali e le interazioni sociali dovranno essere limitate a colleghi e membri delle rispettive famiglie.
  • Tutte le circostanze di aggregazione sociale, compresi meeting, riunioni di gioco e sessioni di trattamento (massaggi e terapie) dovranno svolgersi in ambienti che permettano il distanziamento ed è fatto obbligo di indossare la mascherina in ogni circostanza, fatta esclusione per la situazione di gioco.
  • Nei voli aerei utilizzati per i trasferimenti le franchigie dovranno organizzare i posti a sedere rispettando la disposizione usata nello schieramento in panchina.
  • Nessun accesso ai palazzetti sarà consentito nelle 3 ore precedenti ai match e nel game day verranno fortemente scoraggiate le interazioni con i membri delle altre squadre (per i saluti sarà necessario ricorrere alla modalità gomito o pugno).
  • Chiunque abbia interazioni regolari con giocatori o membri degli staff per ragioni professionali dovrà sottoporsi al test del Covid-19 due volte a settimana.
  • In casi ritenuti di particolare rischio, l’Nba potrà richiedere a giocatori e personale tecnico di sottoporsi al test 2 volte al giorno per 5 giorni.

Nba, le gare della notte

Partita gravemente condizionata dalle assenze per Covid quella tra i Philadelphia 76ers e i Miami Heat, due delle franchigie più colpite dal virus. Impressionanti i minutaggi dei giocatori in campo, con entrambe le squadre che portano a termine il match, giunto all’overtime, mettendo in rotazione appena 8 effettivi per parte. Con gli organici azzoppati, ad avere la meglio è stata Philadelphia, 137-134, che ha fatto valere la serata di grazia della sua superstar, Joel Embiid, che in mezzo a tanti “rincalzi” (da una parte e dall’altra) è spiccato con una superlativa doppia doppia da 45 punti (a -4 dal proprio career high) e 16 rimbalzi. Grande cuore nella prova di Miami: 26 punti Duncan Robinson, doppia doppia da 17 punti e 13 rimbalzi per Precious Achiuwa e 34 punti di Tyler Herro. In classifica Phila si porta quindi sull’8-4, Miami scivola a 4-5.

I Nets sono stati al centro del caso della settimana, con la “sparizione” di Kyrie Irving, che ha fatto perdere le proprie tracce saltando le ultime 4 partite. É ricomparso in un video che lo ritrae mentre balla alla festa di compleanno della sorella, filmato che ha suscitato non poche polemiche visto il mancato rispetto delle norme anti-Covid di tutte le persone ritratte, in un momento in cui le norme imposte dalla Nba in merito vengono inasprite. La franchigia si è vista quindi costretta ad emettere un comunicato: “Siamo a conoscenza del video che circola sui social media in cui Kyrie Irving ha presenziato ad una riunione di famiglia. Stiamo esaminando le circostanze con Kyrie e la NBA per determinare come procedere con il protocollo sanitario. Kyrie continuerà a rimanere out per motivi personali. La data del suo ritorno non è ancora nota. Nel frattempo continueremo a rimanere concentrati sugli obiettivi della squadra. Kyrie avrà l’opportunità di spiegare la sua assenza quando sarà pronto.”

In questo clima, senza uno dei suoi due uomini di punta, i Nets hanno affrontato i Denver Nuggets: a spuntarla è stata proprio Brooklyn, 122-116, trascinata da un’altra performance da incorniciare di Kevin Durant, a un passo dalla tripla doppia con 34 punti, 13 assist e 9 rimbalzi. I bianconeri, sotto di 16 al riposo lungo, hanno rimesso la gara in carreggiata con una reazione rabbiosa nel terzo quarto, scavando il solco decisivo nell’ultima frazione. Vani i 23 punti, 11 assist e 8 rimbalzi del solito Nikola Jokic che, sebbene cali a rimbalzo rispetto alle sue statistiche stagionali, si conferma sui propri standard come miglior giocatore Nuggets.

Più “chiamati” i risultati delle altre gare, in cui in tutti i casi viene rispettato il pronostico della vigilia. Vincono gli Utah Jazz, 87-117 in casa dei Cleveland Cavaliers, con i padroni di casa mai in partita e surclassati in tutti i singoli quarti. Donovan Mitchell, Bojan Bogdanovic e Jordan Clarkson, tutti e tre sopra i 20 punti, trascinatori degli ospiti, mentre si registra un’altra serata opaca di Rudy Gobert, adombratosi dopo i ripetuti attacchi verbali delle scorse settimane da parte di Shaquille O’Neal.

Vincono ancora i San Antonio Spurs, al quarto successo nelle ultime 5 sortite, che interrompono una serie di 3 vittorie consecutive degli Oklahoma City Thunder con un 112-102 in cui la squadra di Popovich costruisce il vantaggio decisivo nel secondo quarto di gioco.

I Lakers surclassano i Rockets, 100-117 il finale a Houston, in una partita in cui i gialloviola mettono le cose in chiaro fin dalla prima frazione, conclusasi 14-35. Quel vantaggio di +21 viene amministrato senza patemi nel prosieguo della gara, che perde presto interesse in termini di risultato, ma verrà ricordata per il clamoroso no-look da 3 punti di LeBron James nel secondo quarto: dall’angolo basso il fuoriclasse numero 23 ha lasciato partire il tiro, proseguendo il movimento in torsione e voltandosi verso la propria panchina con la palla ancora in volo, nel tripudio generale Lakers mentre entrava a canestro. L’airball di Houston poco dopo sarà una perfetta sintesi della partita.

Warriors e Pacers si presentavano alla gara che li vedeva contrapposte con identico record (6-4), figlio di un avvio di stagione caratterizzato da luci e ombre. Golden State chiude avanti di 7 la prima metà di partita, nonostante l’avvio lento di Steph Curry (che al riposo fa registrare appena 7 punti), ma Indiana rimonta nella seconda parte di match, imprimendo il cambio di passo decisivo nell’ultima frazione fino al 95-104 finale. Sugli scudi il solito Sabonis (18 punti e 14 rimbalzi) e Turner (22 punti e 11 rimbalzi)

Nba, le prossime gare in programma

Giovedì 14 gennaio
Charlotte Hornets-Dallas Mavericks, ore 1.00
Detroit Pistons-Milwaukee Bucks, ore 1.00
New York Knicks-Brooklyn Nets, ore 1.30
Oklahoma City Thunder-Los Angeles Lakers, ore 2.00
Minnesota Timberwolves-Memphis Grizzlies, ore 2.00
Phoenix Suns-Atlanta Hawks, ore 3.00
Los Angeles Clippers-New Orleans Pelicans, ore 4.00
Sacramento Kings-Portland Trail Blazers, ore 4.00