Saranno Los Angeles Lakers e Miami Heat a darsi battaglia nelle NBA Finals per l’assegnazione del titolo 2019-20. Nella notte Miami ha completato la splendida cavalcata verso il titolo di regina della Eastern Confercence, surclassando i Boston Celtics in gara-6 e chiudendo la serie sul 4-2. Bam Adebayo ha riscattato la prova opaca di gara-5 trascinando i suoi con 32 punti, 14 rimbalzi e 5 assist, una prestazione che a Miami non si vedeva dai tempi LeBron, il grande ex di queste finali, l’uomo che a partire da mercoledì sarà il principale ostacolo per gli Heat alla conquista del quarto titolo della franchigia.

E’ stato proprio lui, LeBron, a guidare l’assalto all’ultima vittoria necessaria ai Lakers contro i Denver Nuggets e lo ha fatto alla sua maniera, con una clamorosa tripla doppia: la serie è finita 4-1, stesso netto risultato delle sfide contro Portland e Houston, a riprova della solidità di un organico che vede in James e Davis due interpreti di un basket per larghi tratti superiore. I Lakers mancavano dalle Finals da 10 anni, e si giocheranno la possibilità di conquistare il 17° titolo, che varrebbe l’aggancio ai Boston Celtics nel ruolo di franchigia più titolata nella storia della lega.

Miami Heat – Boston Celtics 125-113 (4-2)

Nel post partita di gara-5 Bam Adebayo si era addossato le colpe della sconfitta con una durissima autocritica: “Ho giocato sotto i miei standard. La responsabilità della sconfitta è mia. Non dei miei compagni, non degli allenatori. È solo colpa mia. Non ho difeso ai miei livelli. Non sono stato all’altezza degli altri”. La risposta del giocatore a quel momento di difficoltà è stata, in gara-6, la sua best performance in carriera, con quei 32 punti, 14 rimbalzi e 5 assist che rappresentano la miglior prestazione per un Heat ai playoff dai tempi di LeBron James.

Tutto gira intorno a quel nome, LeBron. Quella dell’attuale numero 23 dei Lakers, che è stato la guida degli Heat verso la conquista dei titoli nel 2012 e nel 2013, è la presenza costante nei pensieri di Miami: battere l’uomo che li ha fatti grandi, con ogni probabilità ancora il miglior giocatore di basket vivente, è l’ultimo scoglio nella via che porta alla grandezza. “Se vuoi vincere il titolo, devi affrontare la squadra di LeBron James. Alla fine si tratta di questo” ha detto a fine partita il nuovo capopolo degli Heat, Jimmy Butler, che si trova di fronte al simbolo del passato della franchigia per diventarne quello futuro.

Boston si è arresa, schiacciata dall’inerzia di una serie che si è messa male a causa di dettagli nelle prime due partite. Si arrende allo strapotere difensivo di Adebayo, alla freddezza glaciale di Butler nel clutch time, alla consistenza di Dragic, all’exploit di Herro, miglior rookie nella storia dei playoff tra le fila di Miami.

Non sono bastati i consueti 4 uomini sopra i 20 punti (Tatum, Brown, Smart e Walker) per surclassare l’organizzazione di gioco di Erik Spoelstra, ma Boston esce da questi playoff con la consapevolezza di avere in casa due giocatori su cui fondare un ciclo: Jayson Tatum e Jaylen Brown possono essere il futuro della franchigia.

Los Angeles Lakers – Denver Nuggets 117-107 (4-1)

Negli occhi di LeBron James a fine partita c’è il fuoco delle grandi storie NBA: con una prestazione mostruosa a 36 anni (tripla doppia da 38 punti, 16 rimbalzi, 10 assist) ha appena riportato i Lakers alle Finals 10 anni dopo quelle del 2010, nelle quali il volto dell’eroe era quello di Kobe Bryant, ma nel ritirare il premio per il titolo di campioni della Western Conference nelle sue parole non c’è spazio per la festa: “Il lavoro non è ancora finito”.

Il suo posto nella leggenda NBA James lo ha già scolpito, questi playoff lo stanno rendendo più netto: quella messa a segno contro i Nuggets è la 27ª tripla doppia in carriera ai playoff (solo Magic Johnson con 30 ne ha di più), e a 36 anni continua ad essere dominante nei momenti in cui solo i fuoriclasse dominano il parquet, come nella quarta frazione di gioco contro i Nuggets.

“LeBron ci ha detto che toccava a lui in quel quarto quarto, che era arrivato il suo momento: noi ci siamo fatti da parte e l’abbiamo lasciato fare” ha detto l’altro grande protagonista di questa cavalcata Lakers, Anthony Davis, prima firma in molte apparizioni dei gialloviola in questi playoff, spalla perfetta di LBJ. Con 27 punti a referto contro Denver, Davis ha svolto la sua consueta parte, determinante, per la conquista delle sue prime finali. Per il suo mentore e compagno, LeBron, saranno le decime.

Si arrende Denver, al termine di un viaggio per lunghi tratti irripetibile: le due rimonte dallo svantaggio di 1-3 contro Utah Jazz e Clippers sono già storia (nessuna squadra ci era mai riuscita per due volte nel corso degli stessi playoff), ma in senso più largo quello offerto dai Nuggets è un basket che lascia aperte possibilità di un futuro radioso. Questi playoff hanno consacrato Jamal Murray tra le superstar della lega, Nikola Jokic è uno dei centri più consistenti e versatili di tutto il panorama Nba, e tutto il roster si è dimostrato in costante crescita, da Michael Porter Jr., a Monte Morris, fino a Barton e Harris.

Non può che essere soddisfatto coach Malone, che al termine di questa avventura ringrazia i suoi: “Non potrei essere più orgoglioso di quello che hanno fatto i ragazzi in questa stagione. Ho detto loro di ricordarsi le sensazioni che stanno sentendo ora perché tutte le grandi squadre prima di vincere hanno provato il dolore della sconfitta. Questo gruppo ha grandissime potenzialità e nel prossimo campionato non ci accontenteremo della finale della Western Conference ma punteremo al titolo”.

Nba Finals, il programma (orari italiani)

Gara-1: 1 ottobre, ore 3.00
Gara-2: 3 ottobre, ore 3.00
Gara-3: 5 ottobre, ore 1.30
Gara-4: 7 ottobre, ore 3.00
Gara-5: 10 ottobre, ore 3.00
Gara-6: 12 ottobre, ore 1.30
Gara-7: 14 ottobre, ore 3.00