Di Fulvio Giuliani
9 Agosto 2020
Troppo Barcellona per il Napoli, eppure… Eppure si resta con quel senso di incompiutezza, che ha accompagnato la squadra per gran parte della stagione. Anche ieri sera, pur al cospetto di una squadra di un’altra categoria, per contenuti tecnici, ma innanzitutto mentali, personalità e convinzione, il Napoli ha dato la chiara sensazione di poter fare molto di più. Il problema (grosso) è essere durati otto minuti – otto minuti d’orologio, non un modo di dire – ed essere spariti dal campo per i successivi trenta, nel momento decisivo della gara.
Nessuno discute l’irregolarità del goal dell’1-0, ma una squadra che voglia definirsi grande gestisce il colpo e riparte. Del resto, la serata dell’arbitro Cakir e del Var è stata uno strazio, come testimoniato dal regolarissimo e momentaneo 3-0 di Messi misteriosamente annullato, sospetti in area del Barça neppure rivisti e parecchi gialli mancanti da una parte e dall’altra. Nessuna scusa, dunque, come nessuna scusa ha accampato Rino Gattuso, che saggiamente ha sottolineato i rimpianti, senza insistere sulle recriminazioni.
Il mister sa perfettamente quanto debba crescere e maturare il suo gruppo. Quanto servano uomini capaci di gestire serate così. Oltre la classe marziana di Leo Messi – il goal del 2-0 è un capolavoro senza tempo – il Barcellona ha dominato la fase decisiva della partita a centrocampo. Zielinski è sparito, Fabian Ruiz è apparso ancora acerbo al cospetto di Rakitić e de Jong, lo stesso Insigne è stato rimesso in partita solo dal rigore del 3-1, mentre Mertens si è dato tantissimo da fare, ma la sua vera e unica occasione l’ha avuta al secondo minuto, svirgolandola e mandandola sul palo.
Quando i migliori mancano o faticano diventa dura, impossibile se dall’altra parte c’è il Barcellona. Koulibaly, poi, merita una riflessione a parte: dispiace dirlo, ma è stata un’altra partita da incubo per il gigante senegalese. Non parliamo solo dell’incredibile ingenuità sul rigore, ma di una serie infinita di scelte sbagliate, appoggi errati, uscite sconsiderate. Non aver mai avuto KK quest’anno è un dato di fatto. Personalmente adoro questo ragazzo, il suo modo di interpretare il calcio e la vita, ma è giunta l’ora di riflettere freddamente se concedere a lui il palcoscenico di una carriera e al Napoli un incasso, su cui costruire un intero mercato.
Il secondo tempo del Camp Nou è una base su cui costruire il futuro. Senza ingigantire i meriti azzurri dei secondi 45 minuti di gioco, perché il Barcellona si è limitato a gestire e a stancarsi il meno possibile, ma prendendo il buono che pure c’è stato: la ripresa psicologica, la capacità di fare gioco e di pressare fino all’ultimo secondo, anche a risultato ormai acquisito. Questo è piaciuto al mister, senza mai dimenticare la fatica mostruosa sottoporta, i troppi errori di impostazione e il deficit di personalità, che a questi livelli ti condanna senza appello.
La stagione del Napoli finisce qui e Rino Gattuso l’ha letteralmente presa per i capelli, regalando a se stesso e alla città un trofeo da ricordare a lungo. C’è da augurarsi che tutte le componenti azzurre, a cominciare dal presidente e dall’allenatore, sappiano far tesoro di questa annata complicata e abbiano le giuste motivazioni e il corretto equilibrio per preparare un futuro, che è terribilmente vicino. Vietato perdere tempo.
Giornalista, speaker radiofonico, conduttore televisivo ed editorialista. Giornalista professionista dal 2000 conduco da oltre 20 anni “Non Stop News”, una delle trasmissioni di punta della prima radio per ascolti in Italia, RTL 102.5.