Di Alfredo Pedullà
18 Maggio 2022
Il Milan vive la settimana più bella, più intensa, più attesa della sua storia recente. Le preoccupazioni lasciano spazio alla consapevolezza di essere una squadra forte, blindata, capace di affrontare qualsiasi partita con la convinzione che appartiene a chi ha una profonda autostima. E anche una resistenza di gruppo: si chiama mentalità, che Stefano Pioli ha saputo trasmettere con un lavoro capillare, si chiama cura dei dettagli. La settimana più bella e più intensa ha un approdo verso lo Scudetto: basterebbe un punto in casa del Sassuolo per disinteressarsi dell’Inter, la famosa teoria che quando sei padrone del tuo destino non puoi guardare in giro e occuparti delle vicende altrui. Abbiamo parlato del mercato del Milan, ben impostato con Botman, Renato Sanches e Origi che sono molto più di trattative imbastite, esiste la consapevolezza di essere a pochi passi dalla striscione. L’atmosfera di San Siro rossonero (a proposito: un Teatro del genere regala emozioni indescrivibili, il vero Tempio a prescindere dalla necessità/desiderio di costruire un nuovo stadio) è stata bellissima, inebriante, coinvolgente. Già nel pre-partita con l’Atalanta, cordoni di folla trepidante ad aspettare il pullman in arrivo, c’era un’atmosfera da fiaba. Sintetizzato da quel coro “Pioli on fire” che ha fatto capolino dopo i due fantastici gol di Leao e Theo Hernandez, con San Siro che è diventato una discoteca e con il diretto interessato – l’allenatore, appunto – che si è trasformato in un ballerino emozionato che non vede l’ora di scatenarsi senza limiti dopo aver conquistato il primo Scudetto della sua vita calcistica. On fire, appunto: un discorso che ci accompagna per celebrare la straordinaria performance di Theo Hernandez, a prescindere dal memorabile numero dopo una volata di oltre 80 metri con gli avversari saltati come birilli.
On fire Theo, forse più dell’elettrizzato Pioli, perché figlio di una straordinaria storia di mercato destinata – anche per le modalità – a essere irripetibile. Giugno 2019: Paolo Maldini si presenta in incognito a Ibiza, pensando di non essere tampinato da qualche paparazzo improvvisato, alla ricerca dell’esterno sinistro dei sogni, quello capace di cambiare i connotati al Milan, come aveva fatto lui per qualche decennio, scorrazzando sulla corsia mancina con una qualità straordinaria e risultati irripetibili. Maldini sbarca a Ibiza, non per una vacanza o per qualche ora di relax, ma perché aveva fissato un incontro con Theo Hernandez, il francese con origini spagnole un po’ separato in casa a Madrid e con il Real pronto a sacrificarlo in caso di un’offerta accettabile. Il problema, non secondario, è che Maldini ha scelto ma deve convincere il suo obiettivo a mettere il Milan in cima alla lista dei desideri rispetto agli altri club che lo stanno tampinando. Il corteggiamento diventa un colpo di fulmine: Theo vede il suo idolo Maldini e gli dà precedenza, quasi tremano gli occhi per il privilegio di essere stato scelto da uno dei migliori interpreti della storia nel suo ruolo, il modello di sempre. Maldini lascia Ibiza con il sì di Theo, come a voler sintetizzare che gran parte della salita è alle spalle, Paolo scollina quasi a mani alzate, vince il Gran Premio della Montagna e si lancia in discesa consapevole di aver seminato la concorrenza senza alcun margine di essere raggiunto. L’ultimo passaggio è quello di raggiungere l’intesa con il Real Madrid, non una banalità ma di sicuro non un ostacolo insormontabile. Il bello di questa storia, anzi forse il clamoroso, è che il Milan riesce ad assicurarsi Theo per 20 milioni, una cifra che prima del Covid (come in quel caso) ma anche dopo la spendi per un centrocampista o un attaccante che spesso non mantiene le premesse. Ecco, possiamo definirla come una delle operazioni più illuminanti degli ultimi 15 anni di calciomercato, un affare con pochi precedenti. Oggi, il ragazzo lanciafiamme è uno dei primi tre in Europa nel suo ruolo e magari non sbaglia chi lo definisce il numero uno in circolazione.
Theo on fire per esaltare quella corsia mancina completata da Leao. Fateci caso: il Milan utilizza la fascia destra per la gestione, per il contenimento, senza avere un asso in grado di fare la differenza ma di sicuro buonissimi interpreti al servizio del gruppo. A sinistra è proprio un’altra storia, on fire. Quando Theo parte, ha due opzioni entrambe devastanti: assistere Leao per combinazioni bellissime in nome della tecnica abbinata all’esplosività; andare in prima persona all’avventura e vengono fuori situazioni come quella che ha dato il colpo di grazia all’Atalanta e portato il Milan a un passo dal paradiso. Theo Hernandez avrebbe potuto prendere in esame altre proposte, Maldini avrebbe portato offerte almeno tre volte superiori rispetto ai 20 milioni spesi. Ma nessuno si è mai permesso di cadere in tentazione, lo stesso lanciafiamme ha sposato il Milan, è diventato da poco papà, ha rinnovato il contratto fino al 2026, guadagnerà 4 milioni a stagione più bonus, vede il suo mondo tutto rossonero. Di sicuro è una bella storia di convinzione e appartenenza mista a fedeltà. Saranno i giorni del Milan, l’attesa spasmodica per acciuffare lo scudetto, l’amore infinito della gente, qualsiasi altro argomento oggi non interessa. Il titolo potrebbe essere: Pioli on fire, Theo di più.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".