Di Gabriele Borzillo
26 Ottobre 2020
Ancora non ci siamo: Pirlo e la Juventus fanno davvero fatica. Al netto, come sta capitando per qualche altra squadra, di infortuni, Covid, difficoltà oggettive a reperirne non undici, quelli ci sono, quanto i sedici o diciassette che possano garantire giusti ricambi al momento opportuno. Perché a me la storiella della rosa lunga che non va bene, spezza il campionato in vari tronconi, mi convince assai poco. Senza addentrarci nello specifico, restiamo sulla cronaca: e la cronaca ci racconta di un Verona ottimo, messo in campo intelligentemente a chiudere le fasce bianconere per ripartire velocemente, grande gestione della palla e convinzione nei propri mezzi. Provo a sbilanciarmi: Juric avrà un futuro garantito alla guida di club importanti. Gli hanno venduto i pezzi migliori, corretto societariamente parlando e visto il periodo, lui non si è lamentato, si è rimboccato le maniche e ha ricostruito una macchina bella da vedere e valida dal punto di vista prestazionale. Il neo tecnico bianconero, al contrario, il bandolo della matassa pare non averlo ancora trovato: la Juventus vive più sulle giocate dei singoli che non su un vero e proprio progetto del quale, a oggi, non si vede ancora traccia.
Bene il Napoli: soffre maledettamente l’inizio del Benevento – vantaggio meritato dei sanniti – per poi riprendersi a mo’ di un diesel, dominando in lungo e in largo la partita chiusa col minimo scarto solo per la prestazione impressionante di Montipò, estremo giallorosso, autore di perlomeno quattro interventi spettacolari e decisivi. Vince anche la Lazio, soffrendo forse più del previsto: ma, va detto, i biancazzurri erano reduci dalle fatiche di Champions e le gambe, dopo un po’, si sono appesantite. Dall’altra parte Mihajlovic si lamenta, non con i direttori di gara – anche in questo turno assai rivedibili, Rizzoli e Nicchi facciano qualcosa per cortesia – quanto con la sfortuna che, a suo dire, perseguita i suoi. La situazione non è grave, ci mancherebbe, non scherziamo, ma i punti latitano e questo è un dato di fatto.
A proposito di punti: finalmente il Torino smuove la classifica, giocando una gara davvero gagliarda a Reggio Emilia. L’idea, per quanto mi riguarda, è quella di lasciare Giampaolo al suo posto: l’inizio è stato scioccante calcisticamente parlando, ma il tecnico nato a Bellinzona è tutt’altro che sprovveduto. Conosce il calcio, sa insegnarlo e non è un periodo sfortunato al Milan che può bastare per bollarlo come astro nascente in caduta libera.
Preoccupa invece l’ennesima sconfitta dell’Atalanta: dopo le prime tre giornate si celebravano peana e canti scudetto ma, la problematica, sta nei ricambi che Gasperini ha a disposizione. La squadra titolare è fortissima, mica lo scopriamo oggi, il dover giocare ogni tre giorni impone quel famoso e maledetto turnover tanto sgradito a molti allenatori. Ora, con tutto il rispetto dovuto, le cosiddette seconde linee orobiche non sembrano all’altezza dei presunti titolari. Tutto ciò può essere deleterio lottando su più fronti. Senza scordare un plauso alla Samp: dopo un inizio in salita sta pian piano trovando i meccanismi che potrebbero farne la rivelazione della stagione.
Bene il Cagliari, bene la Fiorentina, solo un pari del Parma con lo Spezia: ma il comune denominatore di queste partite è stato il gran numero di gol. E si ripropone il dilemma: colpa delle difese o merito di chi vuol fare sempre una rete più dell’avversario? Io sposo la seconda tesi. E come me la pensa anche Antonio Conte: il quale a Genova inizia riproponendo la strana coppia Eriksen-Brozovic. L’Inter non combina nulla per 50 minuti e oltre. Poi cambio, ingresso di Barella, squadra decisamente più equilibrata e gara dominata chiusa in dieci minuti. Non hanno entusiasmato i nerazzurri, ma era importante tornare a vincere sia in funzione di una classifica finalmente decente, sia per ritrovare quel feeling coi tre punti smarrito dopo Benevento.
Il tutto, ovviamente, aspettando Milan-Roma: in caso di successo i rossoneri si lancerebbero in una fuga solitaria non prevista. Ma diciamolo, meritata: perché giocano bene, senza voler strafare né dimostrare nulla a nessuno, ciascuno nel proprio ruolo, a lottare e correre per la causa comune. La gara contro i giallorossi sarà un’esame di maturità importante per il ‘Diavolo,’, che in queste ore ha perso altri due giocatori per positività al Covid: a Gabbia, infatti, si aggiungono Donnarumma e Hauge (oltre a tre componenti dello staff squadra). Particolarmente pesante l’assenza dell’estremo difensore, che sarà sostituito da Tatarusanu. Di contro la Roma: giovane, sfrontata, pericolosissima. I giallorossi sono capaci di primi tempi orribili, vedasi trasferta di Europa League in Svizzera, seguiti da secondi tempi splendenti. Così come possono giocare partite senza capo né coda e, la settimana dopo, entusiasmare pubblico e critica. Una certezza, dal mio punto di vista, la Roma ce l’ha: un allenatore oltre la media. E ci penserei mille volte prima di accarezzare lontanamente l’idea di sostituirlo.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.