Di Lapo De Carlo
17 Luglio 2020
Forse non ricordate i titoli di tutti i giornali di venerdì 10 luglio. La Gazzetta dello sport titolava in prima pagina: “Conte in rosso”, il Corriere dello sport invece: “La resa di Conte”, su Tuttosport: “Inter scivola, scivola”. Nello stesso giorno, fino alla vigilia di Inter-Torino, era emersa una voce su Conte che avrebbe potuto lasciare l’Inter o essere esonerato per incomprensioni con la dirigenza e i giocatori.
Questa stagione l’Inter aveva già dovuto subire alcune illazioni sul futuro di Marotta di cui si diceva potesse già lasciare l’Inter, nonostante le secche smentite.
Venerdì 17 invece, come se fossero trascorsi sei mesi, la Gazzetta propone: “Inter booom”, il Corriere dello sport e il QS: “l’Inter è l’anti Juve” e tutto il mondo magicamente è cambiato.
Nella totale assenza di equilibrio l’Inter e la sua dirigenza viaggiano su onde medie che vivono di sole suggestioni. È comprensibile che la stampa proponga emozioni, sostituendole ai fatti, perché sono più avvincenti, ma l’incredibile rapidità nella proposta dello scenario suggerisce molta più saggezza, anche perché la squadra di Conte ha battuto il Torino (dopo essere andata in svantaggio) e la Spal ultima in classifica.
L’ultima volta che le trombe avevano suonato era stato per il 6-0 rifilato al Brescia e dopo pochi giorni l’Inter aveva perso in casa una partita già vinta col Bologna e pareggiato col Verona un’altra partita in pugno, irritando (per usare un eufemismo) il pubblico nerazzurro. L’Inter che ha giocato a Ferrara ha mostrato invece buone cose ma anche lacune in alcune fasi di gioco, quando gli avversari riescono ad intasare le linee di passaggio e arrivano nei pressi dell’area interista con un buon numero di giocatori.
Sullo 0-0 l’Inter aveva colpito un palo e la Spal una traversa. Dopo il gol di Candreva, invece di chiudere in controllo o cercare la seconda marcatura, la squadra si è contratta e ha aspettato gli spallini, rischiando di subire un gol su calcio di rigore.
Nella ripresa l’Inter ha poi schiantato i padroni di casa perché quel ritmo era insostenibile, lasciando immaginare che avrebbe vinto in ogni caso.
Eriksen si è mosso meglio ma non ancora al suo livello, Ranocchia ha giocato con senso del ruolo, Biraghi ha esultato polemicamente ma non si capisce verso chi, Lautaro è tornato ad essere opaco, Skriniar e Brozovic hanno tenuto con personalità il ruolo e Sanchez è stato il migliore in campo.
Domenica sera all’Olimpico rientreranno Lukaku, De Vrij, Ashley Young e si rivedrà probabilmente in panchina Barella. Anche in questo caso viene da chiedersi che stagione sarebbe stata se Sensi e Sanchez non fossero stati persi per tre quarti dell’anno e se Barella non si fosse infortunato tanto spesso (ha saltato 10 partite).
Giocare un intero campionato senza di loro e senza Asamoah, misteriosamente sparito dai radar, oltre che Vecino, spesso ai box per problemi al menisco e al ginocchio, compromette ogni velleità ma di questo non si è mai parlato abbastanza per argomentare il rendimento altalenante.
È difficile che Conte riesca a tenere il secondo posto, considerando il suo calendario (Roma, Fiorentina, Genoa, Napoli e Atalanta) ma rincuora aver visto la reazione della squadra e l’emancipazione del gioco nei momenti favorevoli.
È quasi impossibile prevedere l’esito delle prossime gare ma è facile prevedere che l’Inter avrà, nelle partite che restano, quell’andamento a due facce e le sbavature che abbiamo già visto.
L’organico a centrocampo è ridotto all’osso, si gioca ogni tre giorni ed è naturale vedere errori di concetto se manca la lucidità. Importa vedere che la società mantenga equilibrio nel leggere le prossime tre settimane e le risposte che darà una formazione che, oltre a qualche limite, ha diverse giustificazioni per non essere riuscita ad avere continuità.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.