Di Lapo De Carlo
4 Febbraio 2022
Essere favoriti in un derby implica una storica marcia in meno nell’affrontare l’avversario, descritto per più di una settimana come sgonfio, disarmato, persino impossibilitato ad opporre una resistenza degna di questo nome.
Nella storia ci sono stati Inter-Milan in cui una delle due squadre era davvero conciata male, eppure nei 90 minuti non si vedeva troppo e il risultato sovvertiva i pronostici.
Da qui arriva la leggenda secondo la quale la squadra sfavorita di solito vince il derby, dunque sabato dovrebbe essere il Milan a prevalere.
Sono giorni infatti in cui verso l’Inter c’è un’aria di grande (eccessiva) serenità alla quale da tanti anni non eravamo abituati. Mentre intorno al Milan ci sono nubi funeste, tra le condizioni reali di Tomori e quelle di Giroud, l’assenza di Ibra e il tormento sul prolungamento di contratto a 41 anni, senza contare un calciomercato quasi inesistente. In questi giorni la forbice tra Inter e Milan è stata presentata come ancora più ampia di quanto in realtà non sia.
Stiamo parlando della sfida tra la prima e la seconda in classifica, dove senza la disavventura dell’arbitro Serra il divario sarebbe ancora più sottile. È giusto essere contenti per l’andamento dell’Inter e soddisfatti del mercato, al netto delle condizioni fisiche di Gosens (che sarà disponibile solo a marzo) e Caicedo, ed è confortante vedere un presidente Zhang che, pur impossibilitato a mettere soldi, ha comunque avallato l’acquisto oneroso dell’esterno tedesco.
Se domani l’Inter dovesse vincere, getterà le basi per una fuga ma sabato prossimo c’è già il Napoli allo stadio Maradona e in mezzo la Roma, con la quale c’è una partita scivolosissima da affrontare e i supplementari da evitare come la peste.
In ognuna di queste partite c’è il rischio della sconfitta e, statene certi, la riesplosione delle polemiche, con il lato oscuro della stagione pronto ad essere tirato fuori.
Nelle redazioni è già pronto il file sulle condizioni finanziarie dell’Inter, le incertezze sul futuro della proprietà, i nodi Brozovic e Perisic e la questione plusvalenze che ha un’indagine ancora in corso.
I problemi ci sono sempre e il club in questi ultimi anni ha dimostrato di saperli affrontare straordinariamente, con una capacità di resilienza che ha toccato il vertice la scorsa estate. Le prossime cinque partite (si, perché dopo il Liverpool ci sarà il Sassuolo con il quale l’Inter fa sempre fatica) definiranno la stagione. La seconda stella è un puntino luminoso che nel corso di questi mesi si è fatto più grande e il fatto di essere primi anche quest’anno non sembra pesare.
La coppa Italia invece si tende ad affrontarla per necessità in modo più approssimativo, come dimostra l’ottavo con l’Empoli, ma la Roma ai quarti, con il ritorno di Mourinho a San Siro dopo dodici anni, rappresenta un ostacolo tanto ambiguo quanto robusto.
La sfida col Liverpool fa prestigio ma quasi nessuno pensa che l’Inter, senza Barella e nessuna esperienza nella Champions con i turni ad eliminazione (l’Inter ha sempre e solo fatto i gironi), possa davvero eliminare gli inglesi ma è impossibile non sognarlo.
L’Inter è una squadra migliorata strutturalmente, nella sua fluidità e l’interpretazione delle gare, ha trovato un assetto con una formazione che ormai tutti i tifosi conoscono a memoria ma non deve commettere l’errore di sopravvalutarsi.
L’unico pericolo in questi casi, con la grandinata di partite in arrivo, è quello di credersi migliore di quello che si è, sorprendendosi di un eventuale inciampo e alimentando tensioni al suo interno. Se saprà restare ferma, come in questi mesi, non sarà un’eventuale sconfitta a rovinare tutto.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.