Di Gabriele Borzillo
Aggiornato: 2 Novembre 2020
Ormai si sono spese tutte le frasi possibili e immaginabili su Ibrahimovic: che, a 39 anni, continua a stupire, trascinando con sé una squadra giovane, grintosa, cocciuta, pervicace e, soprattutto, ben messa in campo. Perché Pioli ai suoi non chiede di fare cose fuori dall’ordinario: nel Milan di oggi il terzino gioca terzino, il centrale difensivo anche, il centrocampista fa il centrocampista e il suggeritore (o trequartista, vedete voi) il suggeritore. Nulla viene lasciato al caso, all’immaginazione, alla rivoluzione in nome di un solo e unico metodo di gioco. Così i rossoneri segnano, vengono raggiunti grazie a un rigore diciamo dubbio, danno forse l’impressione di barcollare un filo ma non mollano un centimetro di campo. E vincono, col totem svedese sempre più condottiero dell’armata rossonera.
Vince anche la Juventus grazie al ritorno in campo di Cristiano Ronaldo. Intendiamoci, i bianconeri sprecano l’impossibile, vanno in vantaggio, si fanno raggiungere su un errore oratoriale della difesa ma, grazie al talento portoghese, risolvono la pratica Spezia senza soverchi problemi. Una boccata d’aria fresca per Pirlo, mentre Dybala continua a confermare il momento no che lo sta caratterizzando dal suo rientro.
E la seconda forza del campionato? Tutti, o quasi, indicavamo il Napoli di Rino Gattuso. Sembrava dover essere la partita perfetta quella contro il Sassuolo, rimaneggiato in maniera evidente: invece accade quel che non ti aspetti, coi neroverdi a controllare i partenopei a volte soffrendo ma sempre pronti a ribaltare l’azione in maniera quasi chirurgica, portando lo scompiglio nella retroguardia azzurra. Vero, il gol arriva su rigore (finalmente il VAR interviene, cosa che NON vedremo fare su altri campi): altrettanto vero, però, che il Napoli dopo lo svantaggio costruisce poco, troppo poco. E De Zerbi – abbiamo già avuto modo di scriverlo ma lo ribadiamo, il Sassuolo gioca un ottimo calcio – sembra pronto per una cosiddetta “grande”, anche se di “grandi” oggi ci sono proprio gli emiliani.
A proposito di arbitri, che il discorso inizia a farsi antipatico, tedioso e fin molesto: ancora una giornata negativa dei direttori di gara. A Torino i ragazzi di Giampaolo vengono raggiunti su un rigore perlomeno discutibile oltre il minuto 90, dopo non averne avuto uno piuttosto netto a favore. Bene comunque la Lazio, fortunata tanto quanto capace di continuare a giocare per vincere anche al minuto 98. Così come bene la Roma, vittoriosa senza problemi su una Fiorentina che è l’ombra della bella squadra ammirata nelle prime due giornate di campionato. Cosa stia capitando in casa viola è un mistero; non è un mistero al contrario, lo scricchiolio sempre maggiore della panchina di Iachini. Vince senza convincere l’Atalanta, per gli orobici era importante tornare a mettere tre punti in cascina; e vince, convincendo stavolta, il Bologna, capace di rimontare una partita che si stava mettendo davvero male.
Infine l’Inter: gioca un calcio lento e prevedibile, senza fantasia, crea quattro o cinque occasioni da rete – e ci manca pure, con l’organico che si ritrova – a partita, gettandole letteralmente alle ortiche, viene penalizzata da un arbitraggio gravemente insufficiente di Piccinini, lo stesso direttore di gara che a Benevento non vede un fallo di mano imbarazzante in area sannita, sembra la brutta copia della bella squadra di inizio campionato scorso. Il voler a tutti i costi perseguire uno ed un solo modo di giocare, difendendo a tre pur non avendo gli uomini adatti a volte, sta penalizzando oltre misura i nerazzurri. Anche sabato sera de Vrij è sembrato spaesato in un ruolo che non gli appartiene: così come, dall’altro lato, Kolarov mostra sempre grandi difficoltà a coprire la zona di pertinenza. Per finire esiste, perché esiste ormai, un problema Eriksen: il danese non è sereno, così come gran parte dei compagni, e le sue prestazioni sono lontane le famose mille miglia da ciò che eravamo abituati a vedere durante la permanenza a Londra del giovanotto. Insomma, i dubbi in casa Inter sono molteplici: Antonio Conte sembra voler proseguire sulla strada tracciata senza possibilità di alcuna deviazione. Avrà ragione lui? Già Madrid, domani sera, potrebbe cominciare a dare una prima risposta. In attesa della temibile trasferta di Bergamo.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.