Di Gabriele Borzillo
19 Ottobre 2020
Il Milan vola in testa alla classifica. Lo fa giocando un derby umile, pieno di concretezza, sbloccato col suo totem e controllato, pur soffrendo di tanto in tanto – e ci mancherebbe pure non fosse accaduto – , senza mai dare l’impressione di perdere l’inerzia della partita. Pioli conosce il materiale umano a disposizione e sistema i suoi secondo logica: tutti stanno dove rendono meglio, nessuna sorpresa, nessun tentativo di stupire.
Antonio Conte, ligio e fedele alla linea a tre, schiera D’Ambrosio e Kolarov accanto a De Vrij: una sorta di riedizione della gara con la Fiorentina della prima giornata, sofferenza pura. Hakimi a destra e Perisic, che quel ruolo ha dimostrato ancora una volta di non averlo appreso, a sinistra, per completare il pacchetto difensivo.
Va anche ricordato, e non si tratta di giustificazioni, la condizione assurda nella quale i nerazzurri hanno disputato la partita: senza sette giocatori, sei dovuti al Covid e uno – Sensi – alle abilità di arbitro e varista – ancora Irrati, mah – durante Lazio-Inter, Conte ha dovuto fare le nozze con quel che aveva in casa. Ciò non toglie che alcune scelte siano parse quantomeno discutibili. E l’atteggiamento pacifista del tecnico leccese nel dopo partita poco piace alla tifoseria nerazzurra.
Cade malissimo anche l’Atalanta, seppellita a Napoli da un primo tempo sontuoso degli uomini di Gattuso. Ecco, personalmente credo già di per me poco alle etichette: con Ringhio ci credo ancora meno. Tacciato di difensivismo e poca fantasia, Gennaro estrae dal cilindro la partita perfetta, dimostrando che il suo Napoli è avversario quanto mai attendibile nella corsa tricolore. Male Gasperini, male la Dea, ma la giornataccia, soprattutto in un campionato così anomalo, è dietro l’angolo.
Male, altrettanto male, ha fatto la Juventus. Gli otto punti in classifica sono figli del tre a zero a tavolino assegnato ai bianconeri dal giudice sportivo, ma il gioco essenzialmente latita. Non sembra la Juventus degli anni passati, i meccanismi sono farraginosi e le sincronie tra i reparti ancora non si vedono. Da parte loro i bianconeri hanno giocatori, in squadra, abituati a vincere e questo può aiutare Andrea Pirlo nel processo di rinnovamento della rosa e del gioco.
Irriconoscibile, davvero, la Lazio di Simone Inzaghi. A Genova viene domata e dominata dalla Samp senza offrire un barlume di reazione. La bella squadra delle ultime stagioni pare aver lasciato il posto a insicurezze, indecisioni, titubanze. E la Champions è alle porte: affrontarla con questo spirito sarebbe deleterio e controproducente per i biancazzurri.
Nel frattempo Ciccio Caputo e i suoi compagni divertono, si divertono e rincorrono la capolista: il derby emiliano, stranissimo nel suo evolversi, remake di un Inter-Sampdoria di qualche hanno fa per chi ha memoria storica, ha consegnato al campionato un piacevole intruso. De Zerbi, mi piace tanto come fa giocare le sue squadre il giovane tecnico bresciano, ha amalgamato un undici interessante, coinvolgendo anche le cosiddette riserve, che riserve, nel calcio di oggi, non sono mai. Bravi e belli.
La Torino granata non respira aria buona: contestazione pesante per il presidente Urbano Cairo. Il Toro appare demotivato, quasi consegnato a un torneo di seconda se non terza fascia, reattività prossima allo zero. Tutto il contrario dei sogni estivi di Giampaolo, il quale pare aver perso il tocco magico che ne aveva caratterizzato buona parte della carriera. I granata non sono stati costruiti per essere ultimi in classifica: ma è necessario invertire la tendenza, ritrovarsi nelle sabbie mobili della retrocessione è un attimo.
Al contrario bene il Cagliari, con Godin leader indiscusso. E bene anche la Roma che, non tragga in inganno il risultato finale, fatica enormemente nel domare il Benevento, così come l’Udinese piega un Parma decimato dal Covid al pari di Inter e Genoa.
Da ultimo un pensiero alla classe arbitrale: no, non bene questo inizio campionato. Corretta la discrezionalità, per carità, ma non è possibile che lo stesso intervento venga punito da un arbitro e lasciato del tutto correre da un altro. Esempio? Crotone-Juventus e l’espulsione diretta di Chiesa: Inter-Milan e il fallo di Kessie manco fischiato da Mariani. Episodi analoghi, sanzioni agli antipodi. Ecco, vediamo di evitare situazioni del genere nel prossimo futuro.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.