Di Gabriele Borzillo
21 Settembre 2020
Così si sono riaperte le danze, la caccia allo scudetto e alla sua detentrice, Madama bianconera. Era il primo agosto quando abbiamo salutato la serie A, è passato un mese e mezzo assai corposo, riempito dalle coppe europee che si sono rivelate molto più del semplice palliativo del primo momento. Il tutto inframmezzato dal mercato, che non manca mai, pur se in tono dimesso rispetto ai colpi milionari cui eravamo abituati.
Il massimo campionato è stato salutato dal successo della Fiorentina ai danni del Toro: e non inganni il risultato finale, l’uno a zero è frutto più delle parate di Sirigu e degli errori viola che da un reale equilibrio in campo. Iachini ha mescolato con attenzione e saggezza gli ingredienti, importanti, forniti dalla Società: i suoi saranno una mina vagante, a prima vista, di questa annata pallonara e, dovessero ingranare davvero, validi candidati alla ricerca di un biglietto valido per l’Europa. I granata, al contrario, sono parsi imballati, con poche idee e nemmeno convinte, scarso spirito battagliero, da sempre biglietto da visita del Torino, poca lucidità: saranno i carichi di lavoro, saranno i nuovi schemi, sarà il cercare quel famoso amalgama di cui tanto ci si riempie la bocca o, forse, sarà che mancano tre o quattro pedine importanti per un campionato tranquillo con occhiata al settimo posto, se possibile. Il presidente Cairo deve mettere mano al portafoglio per completare una rosa altrimenti deficitaria.
Verona e Roma si sono spartite la posta ma lo zero a zero è risultato assai bugiardo: tante occasioni, da una parte e dall’altra, tre legni, belle parate, errori di mira hanno contribuito all’esito finale. Giallorossi padroni nel primo tempo, senza Dzeko la domanda è “chi segna?”, scaligeri saliti di tono e intensità nella ripresa: un punto per uno sostanzialmente corretto. Ma la Roma, se vuol puntare a qualcosa di importante, dovrà attrezzarsi meglio.
Tutto facile per il Napoli all’ora di pranzo di domenica: basti pensare che il Parma ha effettuato il primo tiro verso la porta azzurra della sua partita al minuto ottantuno. No, non otto con un errore di stampa, proprio minuto ottantuno. Osimhen, fatto subentrare da Gattuso al sessantesimo, ha spaccato una partita che i partenopei stavano già dominando in lungo e in largo. Promossi dunque Insigne e compagni, gravemente insufficienti i ragazzi di Liverani, quasi impotenti di fronte a una squadra, sì più forte, ma ciò non toglie che qualcosa in più si doveva e si poteva fare. Stesso discorso vale per Juventus-Sampdoria: al di là del coro di peana per Pirlo e i suoi, tutti complimenti meritati sia chiaro, la prestazione della Sampdoria è apparsa, per lunghissimi tratti, non insufficiente, di più. E bene ha fatto Ranieri a sfogarsi nel dopo partita, evidentemente la paura della passata stagione è passata come acqua fresca sui calciatori blucerchiati: altrimenti non si spiega l’atteggiamento della squadra di ieri sera. Vale lo stesso discorso fatto per Parma-Napoli: ci sta scendere in campo sapendo di affrontare un avversario più forte di te, non ci sta consegnarsi mani e piedi senza manco lottare. La Juve, dal canto suo, ha fatto ciò che ci si aspettava, senza nemmeno sforzarsi più di tanto: possesso palla, recupero della stessa nella tre quarti avversaria con verticalizzazioni improvvise, pressing e velocità. La ricetta di Andrea Pirlo non è complessa e, oltretutto, l’allenatore di Flero ha il vantaggio di godere dell’appoggio incondizionato della Società tutta, cosa non accaduta in un recente passato. Aspettiamo ostacoli un po’ più impegnativi, iniziando dalla Roma settimana prossima.
Distribuzione equanime della posta tra Cagliari e Sassuolo, coi neroverdi salvati da una punizione perfetta di Bourabia sul filo di lana; Genoa a valanga sul Crotone che si è mosso moltissimo in questa sessione di mercato e, forse, deve ancora trovare le giuste connessioni tra un reparto e l’altro. Il tutto in attesa dei recuperi di Inter e Lazio e di Milan-Bologna, posticipo di questa sera. C’è curiosità intorno ai rossoneri: squadra che nel post lockdown ha fatto benissimo, un Tonali in più e un Ibra riconfermato, un Pioli al comando promosso sul campo per meriti sportivi. Partire bene è fondamentale, soprattutto perché il Milan è giovane e, da sempre, i giovani posso esaltarsi per un filotto di prestazioni positive. Lavorare senza pressioni, senza patemi, senza critiche è fondamentale per chi sta cercando di ricostruire in vista di un futuro che i tifosi del diavolo sperano radioso in tempi brevi. Dall’altra parte i felsinei di Mihajlovic, che negli scorsi giorni ha dichiarato di potersela tranquillamente giocare con chiunque: ha ragione, ci mancherebbe pure, ma la passata stagione dichiarazioni simili rilasciate prima della sfida coi rossoneri non portarono un granché bene.
Giusto per la cronaca.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.