Di Gabriele Borzillo
5 Aprile 2021
Camminano un po’ tutte davanti: fatta eccezione per l’Inter. Camminano e faticano anche le due che vincono, Atalanta e Napoli: l’Inter controlla senza particolari apprensioni. Il sabato pre-pasquale porta sorprese soprattutto alla banda Conte grazie ai regali di Milan e Juventus.
Aprono le danze – si fa per dire – i rossoneri, ora di pranzo. Forse le nazionali, forse il caldo anomalo che investe Milano, forse ma perché giocare alle 12.30, il Diavolo stecca. E non traggano in inganno gli ultimi cinque minuti, cinque, di partita vissuti più sui nervi, non su un’idea precisa di cosa fare e cosa no: il Milan pareggia e gli va pure bene, visto come si era messa la partita. Un primo tempo nel quale la truppa di Pioli non ha tirato in porta, salvata da Donnarumma in odore di abbandono oppure resto oppure vedo oppure chissà chi lo sa. Comunque Gigio ci mette un paio di pezze. Alla lunga, però, la disattenzione vince e Theo serve un pallone prezioso a Quagliarella che avrà sì 38 anni ma se gli regali simili preziosità ti punisce, come è successo. Intanto Fabio (non siamo amici ma la chiamo per nome, mi scusi) va in doppia cifra per il quinto anno consecutivo. Bravo. Hauge redivivo pareggia, serve comunque a poco e adesso Pioli deve iniziare a guardarsi dietro, i sogni di gloria rimandiamoli a tempi migliori.
A far compagnia al Milan, in zona Champions, Atalanta e Napoli, che hanno piegato le resistenze di Udinese e Crotone faticando disperatamente: soprattutto i partenopei sono usciti dal campo dopo il tre a uno e in serie A non si fa, sia che giochi con l’Inter sia col Crotone non si fa e basta, cogliendo un successo fondamentale nella corsa Champions in chiave recupero di mercoledì prossimo a Torino, sponda Juventus. Ecco, la Juventus: i bianconeri hanno smarrito la retta via, malmessi in campo e cotti fisicamente. Un punto nel derby, ma un punto che sa di sconfitta, gol finale di Ronaldo e direzione arbitrale gravemente insufficiente. Fabbri, purtroppo, sbaglia in maniera inspiegabile l’unico episodio di un certo peso nel corso dei novanta minuti, con la collaborazione altrettanto inspiegabile del VAR. Insomma, se esiste una macchina che può aiutare chi dirige beh, vediamo di scrivere protocolli intelligenti che possano davvero dare una mano all’arbitro, lasciando perdere la cosa insulsa del “ha visto lui quindi il VAR non può intervenire”. Altrimenti chiudiamo la baracca e torniamo alle vecchie polemiche settimanali, che anche col macchinario si creano grazie a una burocrazia sportiva vetusta e testarda.
Di tutto questo popò di gioie inattese ne approfitta l’Inter. Che non gioca la partita dell’anno, nemmeno quella del mese in verità, ma ha ormai mandato a memoria lo schema per cui gli avversari pensano dai, adesso ti faccio vedere io, si aprono convinti di far male e tac, immediatamente puntiti. Nemmeno dalla casualità, la sovrapposizione di Bastoni è voluta e studiata, a quanto raccontano. Poi, rispetto alle altre, i nerazzurri hanno un vantaggio non indifferente con nome e cognome, Romelu Lukaku da Anversa, fortemente voluto da Antonio Conte, accolto con un filo di scetticismo dalla stampa nostrana e non solo. Il gigante belga è leader indiscusso in campo e fuori, sempre pronto a spendere parole al miele per i compagni, mai attento ai propri interessi quanto piuttosto a perseguire quelli della squadra. Non è la superstar, non si atteggia a tale, non ha record personali da raggiungere: vuole semplicemente vincere e, a oggi, il suo disegno sembra riuscire anche se guai a parlare di scudetto con Antonio Conte, ti fulmina appena nomini la parolina magica.
Vince la Lazio, Verde gol dell’anno per distacco, e sale a quota 52, si auto elimina la Roma che pareggia con una concentrazione pari allo zero, testa già al giovedì di Europa League e conseguenti blackout difensivi senza spiegazioni concepibili calcisticamente.
In coda perde ancora il Cagliari, Crotone ormai condannato, il Parma pareggia a Benevento quando ormai i sanniti assaporavano il gusto dei tre punti con annessa salvezza.
Il tutto in attesa dei recuperi di dopodomani, importantissimi per le zone alte della classifica: Juventus-Napoli e Inter-Sassuolo daranno un quadro definitivo a nove giornate dalla fine, quando nulla è ancora scritto.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.