Di Gabriele Borzillo
Aggiornato: 22 Giugno 2020
Alla fine, dopo l’antipasto peraltro poco esaltante di Coppa Italia, se si eccettua Napoli-Inter giocata a ritmi elevati e col pathos delle grandi partite, ripetiamo che va considerato il periodo e il fatto non trascurabile di calciatori inattivi per oltre cento giorni, il campionato del ripartiamo non ripartiamo ma se ripartiamo, ha visto la luce. Con i recuperi di quella venticinquesima giornata che nessuno di noi avrebbe mai voluto vivere. E gli esiti sono stati interessanti.
Ad esempio ci hanno detto che il Toro, se non vuol rischiare di essere risucchiato in posizioni di classifica del tutto impensabili qualche mese fa, quando in casa granata si chiacchierava di Europa più o meno importante, ha la necessità primaria di cambiare passo e mentalità. Contro il Parma, buona prova dei ducali che hanno centellinato lo sforzo ottenendo il pari, sfiorando la rete del vantaggio e difendendo con relativa tranquillità, gli uomini di Longo hanno buttato alle ortiche il successo sprecando con Zaza prima, paratissima di Sepe da metri tre, con Belotti e il suo rigore poi, altra paratissima di Sepe battuto all’andata dal Gallo sempre dagli undici metri e, soprattutto, con Edera da metri zero, di testa, porta parmense a totale disposizione. Certo, cose che nel calcio possono capitare: ma, perché i numeri contano relativamente ma un’occhiata val sempre la pena darla, i granata non raccoglievano così pochi punti alla giornata ventisei dal campionato 2008/09, stagione da dimenticare per i tifosi torinisti. Non si ripeterà spesso di gettare letteralmente al vento occasioni così importanti però è ora che Belotti e compagni imparino a essere più concreti e concentrati onde evitare sgradite sorprese.
Concretezza che è mancata, insieme alla lucidità, anche al Cagliari di Walter Zenga. Presi a pallate fino al gol del due a zero di Samuel Di Carmine, e che gol, i rossoblù hanno iniziato a carburare complice l’espulsione di Borini, minuto 35. Simeone ha dimezzato lo svantaggio dopodichè i cagliaritani hanno tenuto il pallino della partita in mano ma senza rendersi pericolosi. Un dominio sterile terminato con la cacciata dal campo di Cigarini, 34 anni festeggiati male, per un fallo meritevole del giallo correttamente estratto dal direttore di gara che ha spedito, era la seconda sanzione, il ragazzo di Montecchio Emilia negli spogliatoi anzitempo.
Bene, anzi benissimo, l’Atalanta. Per i neroblù bergamaschi sembra che nulla sia mai terminato. Stessa corsa, passo, intensità di gennaio. A farne le spese il Sassuolo, davvero poca cosa per poter giudicare una partita mai stata in discussione. L’uno-due-tre della Dea, inframezzato da un gol annullato da Chiffi al Papu Gomez ancora non si è capito bene per cosa ma vabbè, forse il cross di Duvan Zapata ha cozzato sulla spalla, spalla non braccio teso, di un compagno, regola assurda che ci si guarda bene dal cercare di migliorare, ha di fatto chiuso i giochi dopo nemmeno quaranta minuti. Troppo brutti gli emiliani per essere veri: De Zerbi mercoledì è atteso dall’Inter e vedremo se si è trattato esclusivamente di un incidente di percorso dettato dalla ripartenza.
Già, l’Inter. I ragazzi di Antonio Conte meriterebbero un capitolo a parte. Contro la Samp dominano in lungo e in largo tutto il primo tempo, chiudono due a zero ma avrebbero potuto tranquillamente triplicare disponendo a piacimento dei blucerchiati, davvero assenti per quantatrè minuti, fino al tiro alto di Ramirez grazie all’ennesimo errore difensivo. Poi, nella ripresa, dopo la solita occasione buttata stavolta da Lukaku, ieri 7 per l’impegno ma 4 per i gol sbagliati, classica amnesia difensiva, tutti belle statuine in area su calcio d’angolo doriano e gol del biondo Thorsby che ha approfittato della dormita generale. Da lì altra partita. Inter in difesa, Samp a manovrare, senza creare particolari pericoli se non un tiro dalla lunga distanza di Murru va detto, ma è l’incongruenza con la quale gli interisti riescono a perdere il filo del discorso che va corretta. Una squadra, una grande squadra, non regala situazioni pericolose agli avversari dal nulla, dopo aver dominato in lungo e in largo. Era capitato a Napoli in Coppa Italia, è successo nuovamente ieri. Il passo verrà giocando, la corsa pure: ma il problema, probabilmente, è nella testa dei giocatori. Antonio Conte deve lavorare su quella se vuol davvero provare a insidiare chi sta davanti e oggi sembra irraggiungibile. Ma questo è un campionato particolare, non si può dare nulla per scontato.
Da stasera di nuovo in campo. Buttate il telecomando, la giostra è ripartita.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.