Di Gabriele Borzillo
Aggiornato: 23 Dicembre 2021
Finisce il girone d’andata del massimo campionato. E raccontare che siano stati rispettati i pronostici sa di grossa bugia, di quelle da naso lungo e gambe corte. Anche perché, come ha ricordato ieri sera nel post partita Simone Inzaghi, i giudizi fin troppo trancianti della scorsa estate sono stati bellamente disillusi e rovesciati. L’Inter gira da prima della classe, per ciò che può contare il platonico titolo di campioni d’inverno perché, come ha ricordato recentemente Stefano Pioli, gli scudetti si vincono in primavera, mica sotto Natale. Ma ci sono numeri, su cui riflettere, riguardanti proprio i nerazzurri. Di questi periodi, la passata stagione, l’Inter aveva quarantun punti, cinque meno di oggi, quattro gol in meno fatti e otto in più subiti. Senza dimenticare che stiamo parlando del primo anno in panchina di Simone Inzaghi mentre il 2020/21 era la seconda stagione di Antonio Conte alla guida nerazzurra. Insomma, il tecnico piacentino ha stupito un po’ tutti. La sua squadra gioca bene, segna tanto, segna con tanti uomini, difende alta, fa girare il pallone velocemente, riempie il campo in maniera completamente diversa rispetto a ciò che il tifoso interista era abituato a vedere nelle ultime annate.
A inseguire, ormai non parliamo più di sorpresa ma di realtà del calcio indigeno, il Milan. Che ha dilapidato, letteralmente, un vantaggio importante nel corso di un dicembre davvero nero per il Diavolo ma, d’altra parte, ha tirato fuori gli attributi proprio ieri sera, su un campo molto più complicato di quanto si possa immaginare, contro una squadra in grande forma fisica che ha fatto dannare i rossoneri per una sessantina di minuti prima dello scatto conclusivo milanista. Gli infortuni hanno pesato nell’economia di questo girone d’andata a Milanello, non sottolinearlo significherebbe avere due spesse fette di prosciutto sugli occhi.
Proprio sul rettilineo finale inciampa il Napoli. Partita definita di facile amministrazione quella disputata dagli azzurri con lo Spezia: invece, misteri del pallone, i liguri sono riusciti ad espugnare il Diego Armando Maradona senza fare un solo tiro in porta e non so quante volte sia capitato in passato. I ragazzi di Spalletti devono recitare il mea culpa e per un atteggiamento sbagliato fin da principio – forse la vittoria a Milano aveva dato troppe certezze in casa napoletana – e per le occasioni da rete divorate nel vero senso della parola. Lo stesso discorso si potrebbe fare per l’Atalanta, fino a due domeniche fa indicata da tutti come la vera antagonista dell’Inter e oggi precipitata a meno otto dai nerazzurri. Anche a Genova l’attacco orobico si è impantanato producendo qualche occasione senza però dare la sensazione di dominare la partita. Comunque la strada è ancora lunghissima e i ragazzi di Gasperini hanno dimostrato di poter indovinare filotti vincenti in più di una circostanza.
A godere dei non previsti rallentamenti di Atalanta e Napoli è la Juventus. Che giocherà male, convincerà poco, avrà mille difetti però, intanto, ha messo nel mirino la zona Champions, ormai distante solo quattro punti. Col Cagliari nulla di eclatante, sia chiaro, ma vittoria in saccoccia e un Natale più sereno per Madama.
Nei bassifondi della classifica continua il momento no dello stesso Cagliari, a Torino i sardi hanno dato ampi cenni di risveglio sfiorando più volte il pareggio, e della Salernitana, chissà se la rivedremo a gennaio grazie al pasticcio dei vertici del calcio italiano. Punticino d’oro del Genoa e vittoria inattesa, come dicevamo, dello Spezia, ormai a ridosso di un discreto Venezia strapazzato dalla Lazio.
Ci rivediamo alla Befana.
Auguri sinceri a Voi ed alle Vostre famiglie.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.