Di Gabriele Borzillo
Aggiornato: 9 Dicembre 2019
Così, per lo scudetto, pare ampliarsi il numero delle richiedenti. Perché, sissignori, sottolineiamo con piacere l’arrivo, in pompa magna, della Lazio in quello che fino a sabato sera sembrava un duello all’ultimo punto tra Inter e Juventus; la Lazio targata Simone Inzaghi. Viva, sveglia, reattiva, intrigante, a tratti travolgente. Sicché, dopo una prima mezz’ora di matrice bianconera, all’Olimpico gli aquilotti capitolini hanno aperto le ali e spiccato il volo, annichilendo i campioni d’Italia sia dal punto di vista tecnico sia da quello fisico.
Per oltre un’ora i biancazzurri hanno messo in scena una prestazione sopra le righe e la Juve, piaccia o meno noi l’abbiamo vista così, è scomparsa per lunghi tratti dal gioco perdendo bussola, certezze, tranquillità e nervi, vedi accesa discussione – ci sta, per carità – Cuadrado-Bonucci, con il colombiano espulso per una decisione discutibile dall’arbitro Fabbri, richiamato per l’occasione dal VAR dopo che il direttore di gara aveva ammonito, in un primo tempo, lo stesso Cuadrado.
Espulsione o no, siamo sinceri, la Lazio di sabato sera era troppo per la Juventus di questo spezzone stagionale; discorrevamo le passate settimane sulle vittorie risicate e striminzite della truppa di Sarri e non lo facevamo per il puro piacere della critica. Senza aprire processi poco attendibili va però detto che certe prestazioni erano un campanello d’allarme che, forse, qualcuno ha finto di non sentire; adesso la curiosità sta nel capire come reagiranno i bianconeri a cominciare dalla sfida casalinga che li vedrà opposti all’Udinese, reduce da un pareggio strappato al Napoli di Ancelotti. I partenopei, in campionato, riescono davvero a offrire il peggio del loro repertorio e alzi la mano chi, ad agosto, avrebbe solo lontanamente pensato di trovare gli azzurri a quota ventuno, a otto punti dalla zona Champions, a braccetto col Parma ed ormai recuperati dal Milan a cui, sembra evidente, l’Emilia Romagna fa un gran bene, dopo sole quindici giornate. Surreale.
Parlando di Milan i rossoneri si lasciano alle spalle momenti neri, bui, con lo spettro di guardarsi dietro ancor prima di cullare sogni di grandeur e vincono anche a Bologna, come già sette giorni prima a Parma, giocando un buon calcio, meritando i tre punti, tornando in piena bagarre per un posto nella piccola Europa. Magari non era il traguardo che dirigenza e proprietà si aspettavano ma, visto l’andazzo di inizio stagione, possiamo serenamente affermare che Stefano Pioli, ad oggi, è la miglior scelta operata sul mercato dalla coppia Maldini-Boban.
In tutto questo bailamme chi guadagna qualcosa dal turno appena trascorso è l’Inter di Antonio Conte. Beninteso, i nerazzurri stavolta non entusiasmano, complice dal nostro punto di vista l’impegno ravvicinato col Barcellona per riuscire finalmente a trovare un posto al sole tra le migliori sedici d’Europa, eppure collezionano cinque palle gol cinque, con Mirante migliore in campo tra i suoi, con Lautaro a ciccare il pallone da zero metri, con Brozovic a centrare il secondo anello a porta praticamente spalancata.
E la Roma in tutto questo? Intelligente, gran possesso della sfera, dotata di ottimi palleggiatori e di due mastini in mezzo al campo, Diawara e Veretout, che miscelano con perfetto equilibrio capacità nel trovare il compagno meglio piazzato a grinta, corsa e sacrificio. Fonseca ha preferito cercare il controllo della partita piuttosto di giocarla a viso aperto, conscio che i nerazzurri sanno essere letali quando ripartono in velocità. Il tutto senza però mai affondare una volta; a memoria ricordo soltanto un tiro sporcato di Zaniolo e poco altro, con Handanovic che ha trascorso una serata in piena serenità.
Il Cagliari, pur partendo ad handicap, rimette in piedi la baracca recuperando da zero due il Sassuolo ed attende nel prossimo turno la Lazio alla Sardegna Arena. Perde male la Samp una partita delicatissima con il Parma e il Genoa si fa riprendere dopo il doppio vantaggio con cui aveva chiuso il primo tempo non rischiando praticamente nulla, dal Lecce di Liverani al quale Falco offre sempre un qualcosa in più.
Vincono di misura Atalanta – all’ultimo respiro e non è la prima volta in questa stagione – e Brescia, grazie al redivivo Balotelli, tu guarda tornato al gol dopo l’addio di Grosso, col quale non sembrava aver legato in maniera particolare.
Per finire il Toro di Mazzarri batte la Viola, inguaiando Montella che domenica sera ospiterà l’Inter capolista. Ai toscani servirà una partita da Fiorentina vera; quella vista a Torino non ci pare possa creare particolari patemi d’animo alla truppa del capitano Conte.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.