Di Gabriele Borzillo
27 Gennaio 2020
A volte capita, nel calcio. A volte capita che una squadra super favorita, nel caso specifico la Juventus, inciampi infelicemente in quel di Napoli, opposta agli azzurri guidati da Rino Gattuso reduci da un periodo che definire nero è perlomeno eufemistico. Al di là della sconfitta finale il due a uno non rispecchia minimamente la differenza che il terreno di gioco ha sancito tra le due squadre. Da una parte il Napoli, un Calimero dei giorni nostri, dall’altra la supercorazzata bianconera; ma il campo ha detto altro. Ha detto, ad esempio, che il tridente offensivo Ronaldo-Higuain-Dybala te lo puoi permettere di rado e, soprattutto, non quando incontri avversari appena appena un gradino sotto il tuo range perché il Napoli, non dimentichiamolo, era stato costruito per fare ben altro genere di campionato.
Casomai certe scelte dirigenziali, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, hanno influenzato il rendimento di una rosa composta da calciatori in grado di infastidire pesantemente la Juventus nel corso dell’ultimo triennio. Gattuso uber alles insomma, ma Ringhio ha già ampiamente dimostrato, a Milano, che il suo valore, come allenatore, non può e non deve essere messo in discussione. Bisogna aver pazienza ed aspettare, costruire o ricostruire una squadra non si può fare nel giro di un mese.
Calma e pazienza dovrebbero avere anche i tifosi dell’Inter, costretti ad assistere all’ennesima rimonta avversaria, come già successo negli ultimi tempi con Fiorentina, Atalanta, Lecce e, ieri, Cagliari. I nerazzurri dilapidano il vantaggio di Lautaro con l’atteggiamento rinunciatario del secondo tempo nel corso del quale, comunque, i ragazzi di Conte hanno sperperato perlomeno sei occasioni utili per raddoppiare e chiudere definitivamente l’incontro. Ma la disattenzione, il braccino del tennista, forse un pizzico di convinzione di poter portare a casa il risultato per grazia ricevuta, non si capisce bene in base a cosa, hanno affossato le velleità di vittoria interiste.
Inoltre bisognerebbe studiare per quale motivo gennaio si trasformi, per l’Inter, in una specie di pegno da dover pagare annualmente; cambiano allenatori, preparatori, calciatori, ma la costante della via crucis invernale resiste impietosa. Oltretutto, perché quando la sfiga ci vede ci vede benissimo, l’autogol di Bastoni è apparsa una sorta di punizione divina per le troppe opportunità sprecate. Arbitraggio di Manganiello? Inutile parlarne; non ha inciso sul risultato finale ma, di certo, con i suoi fischi a volte particolari ha innervosito non poco i nerazzurri. La qual cosa non deve e non può essere una scusante per la reazione spropositata di Lautaro nel finale.
Derby romano che la Roma avrebbe meritato ampiamente di vincere, penalizzata da una papera incredibile di Pau Lopez, portiere di grandissimo spessore e rendimento, incappato in una situazione sfortunata che ha precluso ai suoi compagni il successo. Lazio sottotono, per l’ennesima volta riesce a portare a casa la pellaccia. Ma da qualche settimana i biancazzurri stentano dal punto di vista del gioco e della prestazione atletica; gli exploit di Immobile e Caicedo, l’uomo della provvidenza, tengono a galla Inzaghi e i suoi, ma pare evidente come la squadra abbia necessità di rifiatare dopo un girone d’andata esaltante.
Intanto, nel silenzio e grazie alle parate del suo numero uno, Donnarumma, il Milan torna a mettere piede in Europa. Parliamoci chiaro; il gioco latita ampiamente, il portierone ci mette perlomeno tre o quattro pezze a partita, ma l’innesto di Ibra, anche se lo svedese è ancora lontano dalla forma migliore, sembra aver improvvisamente rivitalizzato i compagni. Che corrono, si aiutano, mascherano gli evidenti limiti tecnici con volontà e abnegazione, non mollando mai, restando con la testa nella gara fino al minuto novanta e oltre.
Quindi, mettendo da parte quella che alcuni considerano semplicemente fortuna, ci sentiamo di dire bravo a Pioli che ha perfettamente compreso pregi e difetti della sua squadra cercando di amalgamare il tutto nella miglior maniera possibile. Rossoneri a pari punti con Cagliari e Parma, due a zero facile sull’Udinese per i ducali, inseguiti da vicino dallo splendido Verona di Juric, attualmente forse la formazione più in forma del campionato, una vera e propria mina vagante.
Per chiudere pessima, pessima, pessima prestazione del Toro; il destino di Mazzarri è legato al proseguimento dell’avventura in Coppa Italia, ancora di salvezza per il tecnico di San Vincenzo. Certo è che Cairo, col quale Mazzarri non ha un rapporto fatto di sorrisi, battutone e scherzi goliardici, dopo l’Atalanta non aveva un’espressione distesa; vedremo, questa settimana sarà sicuramente decisiva per il futuro della panchina granata.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.