Di Gabriele Borzillo
26 Aprile 2021
Che botte ragazzi per entrare nell’Europa dei grandi. E che assembramento, parola attualmente fuori moda e fuori corso ma quanto mai adatta a descrivere il bailamme creatosi alle spalle dell’Inter.
I nerazzurri, tra una critica e l’altra, continuano imperterriti nella marcia di avvicinamento al tricolore numero diciannove della loro storia, tra l’altro il primo ottenuto, da chiunque, con una proprietà straniera al comando. Un record. I ragazzi di Antonio Conte vincono una partita spinosa, complicata, fastidiosa a tratti, contro una squadra, l’Hellas, che il suo allenatore sistema in campo come meglio non si può. Bravo Ivan Juric, tanta sostanza e pochi sermoni da professorino del pallone, uomo adatto ai grandi club non appena avrà terminato il suo apprendistato. Uno a zero porta la griffe, per l’ennesima volta, di Matteo Darmian da Legnano, anni trentuno, giunto sulla sponda nerazzurra del Naviglio nel corso dell’ultimo giorno di mercato estivo tra l’indifferenza generale e qualche bocca storta di tifosi un filo troppo pretenziosi, vista la situazione economica del mondo pallonaro. Lo scudetto, quando e se arriverà, porterà indubitabilmente la firma di questo silenzioso factotum sempre pronto alla causa, mai una parola fuori posto, garanzia di prestazione minimo minimo sufficiente, voluto con forza da Antonio Conte e oggi eroe di un finale di stagione sofferto. Anche perché, non dimentichiamolo, i nerazzurri non hanno svolto preparazione estiva in pratica, ricominciando a giocare due settimane dopo la disgraziata finale di Europa League. Pretendere è corretto, analizzare le situazioni anche. Abisso? Non benissimo, ma il fallo che fischia per la carica di Faraoni su Handanovic, molto poco reattivo nella circostanza, appartiene davvero a quei grigi del regolamento pallonaro contro cui si cozza di tanto in tanto: se lo fischi ci sta ma ci saranno critiche, se non lo fischi ci sta ma ci saranno critiche.
Alle spalle dell’Inter, in attesa di due posticipi ricchi di significato, Torino-Napoli e Lazio-Milan, impazza l’Atalanta di Gasperini. Travolte le difese inesistenti di un Bologna ormai in vacanza, perlomeno quello visto ieri lo era, davvero brutta prestazione dei felsinei, la Dea punta decisa verso un secondo posto equivalente a una medaglia da porsi sul petto. Ormai, se qualcuno vuole entrare in quella fascia di calcio importante, deve obbligatoriamente vedersela con gli orobici: e, quando Zapata e compagni sono in giornata, diventa quasi impossibile resistere alla forza d’urto e alla corsa di un meccanismo oliato e per molti aspetti perfetto, frutto di un lavoro intenso e convinto che va ormai avanti da anni.
Se l’Atalanta corre, passeggia la Juventus. A Firenze i bianconeri se la vedono davvero grigia: disputano un primo tempo senza arte né parte, chiudono sotto uno a zero ma alla Viola il risultato stava fin stretto. Trovano il pareggio a inizio ripresa e cercano, disperatamente, di vincere, ma il Cristiano Ronaldo attuale è un problema, tacerlo non ha senso, Dybala male, il centrocampo non dà mai l’idea di essere superiore all’avversario, il gioco stenta, eufemistico, a decollare. Personalmente continuo a essere dell’idea che la Juventus, in Champions, ci arriverà: ma sarà davvero durissima e Andrea Pirlo dovrà dare il meglio di sé per tirar fuori il meglio dai suoi uomini in questo sprint finale senza un attimo di respiro.
Mentre il Sassuolo incalza la Roma per l’Europa League, in coda abbiamo tante squadre in lotta per evitare l’ultimo posto utile, mai utilità fu più sgradita, per non retrocedere. Dopo ieri l’imputato principale è il Benevento, capace di dilapidare un vantaggio che due mesi fa sembrava incolmabile per le avversarie dirette. I sanniti hanno effettuato il cammino inverso rispetto alla loro prima esperienza nella massima serie: allora pagarono una partenza disastrosa, recuperando nel finale certezze e punti, lasciando la serie A con una maturità maggiore. Oggi pagano un rilassamento non si capisce bene dettato da cosa, forse da quella sicumera che il calcio dei grandi non ti consente. Cagliari e Torino sono più forti e stanno lì per caso, lo Spezia non offre sicurezze ma ha grinta e cattiveria sportiva, la Fiorentina esce rinfrancata dal pareggio ottenuto con la Juve e il Genoa appare, a oggi, irraggiungibile. Sarà un finale a tinte decisamente forti per Pippo Inzaghi e i giallorossi.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.