Di Gabriele Borzillo
Aggiornato: 18 Ottobre 2021
Alla fine, di queste otto giornate sia chiaro, ne rimasero due. Perlomeno è quanto ci sta raccontando il campionato. Magari con un filo di buona sorte, che non guasta mai da qualunque parte arrivi, magari anche giocando partite piene di orgoglio e voglia di vincere, sta di fatto che Napoli e Milan sono attualmente le padrone incontrastate della competizione. Corrono, divertono e si divertono, non mollano mai anche quando le cose sembrano andare per il verso sbagliato, leggasi l’ultimo successo rossonero: che sì, che poi ti deve dire anche parecchio bene ma, del resto, i motti popolari spesso e volentieri rappresentano lo specchio della realtà.
Quindi cosa c’è di meglio di un bel “la fortuna aiuta gli audaci”, rubata a Virgilio e alla sua Eneide col famoso audentes fortuna iuvat? Lo stesso Napoli, del resto, ha prodotto una mole impressionante di gioco contro il Torino collezionando occasioni, sbagliando un rigore, colpendo un palo, gol annullato per fuorigioco di centimetri ma, perché no, rischiando in più di una circostanza lo svantaggio, negato da errori imperdonabili di mira dei granata o dalle parate, soprattutto una, di Ospina. Insomma, la coppia di testa fa del calcio giocato un pregevole manifesto e, inoltre, viene accompagnata da quel pizzico di buona sorte che supporta chi osa.
Dietro, la prima inseguitrice rimane l’Inter, sconfitta a Roma in una partita dominata nel gioco per settanta minuti, uno più uno meno, facciamo fino al calcio di rigore fischiato per il fallo di mano di Bastoni, fiscale quanto volete ma pur sempre calcio di rigore, poi persa che ancora oggi calciatori e tifosi nerazzurri si chiedono come sia stato possibile. Irrati non arbitra male, l’unica pecca fino al raddoppio laziale è l’ammonizione insensata a Gagliardini: potrebbe essere rivedibile sul non fermare la partita con Di Marco a terra, in questo è aiutato dal regolamento e dal suo punto di vista l’intervento sull’esterno nerazzurro non è tanto grave da meritare lo stop temporaneo della sfida. Quindi, in sostanza, l’Inter perde per colpe proprie, per essersi trasformata in una sorta di Narciso, guarda come sono bello, senza affondare il colpo e per l’incapacità ormai cronica di mettere a segno le occasioni costruite. A Roma troppi errori al momento dell’ultimo passaggio, troppi lazzi e frizzi, troppi siamo belli e chi ci ferma più. A questo sommiamo la gestione pessima dei cambi da parte di Simone Inzaghi, ci sta che ogni tanto sbagli anche lui, e i tre punti se ne vanno.
Stesso discorso vale per la Roma di Mou, bella a Torino ma troppo leziosa e poco cinica. Al di là della serataccia di Orsato, peggiore in campo per distacco, aiutato dal varista che lo segue a ruota, i giallorossi sprecano tanto, troppo: la Juventus, ridisegnata da Allegri sulla base di difesa ferrea e contropiede, perché questo fa e lo fa bene, visti gli uomini a disposizione, recupera altri tre punti ma le distanze, dalla vetta della classifica, continuano a non mutare. E domenica prossima va in scena uno dei classici del campionato, Inter-Juventus al Meazza. Nessuna delle due potrà sbagliare e, se il passo di quelle davanti non rallenta, anche il semplice pareggio sarebbe assolutamente inutile per entrambe.
Nelle zone basse della classifica ci sono nove squadre in quattro punti: vittorie importantissime per Spezia e Cagliari contro avversarie, a oggi, dirette. Pari tra Genoa e Sassuolo, crollo casalingo dell’Empoli con l’Atalanta vestita da festa, e quando giocano così i bergamaschi sono pericolosissimi; pareggio anche tra Udinese e Bologna.
In attesa di Venezia-Fiorentina questa sera, con i viola che potrebbero affiancare la Roma al quarto posto in caso di vittoria.
Nato a Milano, giornalista, scrittore, speaker radiofonico ed opinionista televisivo, laureato in Marketing e Comunicazione d’Impresa.