Di Alfredo Pedullà
Aggiornato: 21 Giugno 2022
Certe storie di calciomercato sono incredibili. Prendete Lukaku, anzi Romelu il pentito, protagonista assoluto delle ultime settimane per una riconversione bella e clamorosa rispetto alla scelta fatta non più tardi di 10 mesi fa. Il 12 agosto 2021 fu annunciato il suo trasferimento ufficiale al Chelsea. Adesso Lukaku sta lavorando intensamente per tornare a casa sua, casa nerazzurra, casa milanese e che nessuno fiati. Questa è una storia di clamorose contraddizioni, di scelte professionali che – incredibile ma vero – non toccano i soldi o il conto in banca. Perché stavolta, pur di riuscirci, Big Rom ha deciso di tagliarsi l’ingaggio di un buon 50 per cento: al Chelsea con i bonus aveva strappato la non certo modica cifra di 15 milioni e forse neanche lui sapeva quanto avrebbe guadagnato.
Ma siccome i soldi non fanno la felicità, si dice sempre così, lui aveva garantito che sarebbe tornato indietro, a quota 7,5-8, pur di riabbracciare Simone Inzaghi, chiedendogli scusa per una parola non mantenuta la scorsa estate. Già, perché il riepilogo della puntata precedente ha un’importanza decisiva per capire il moto ondoso degli ultimi giorni. Rientrato a Milano nell’estate 2021 dopo un periodo di vacanza, Lukaku aveva memorizzato l’addio di Conte – il suo allenatore preferito – per divergenze sulle strategie, anche di mercato, che avevano portato alla necessità di salutarsi e di dirsi addio. Due anni e uno scudetto, di sicuro una mentalità trasmessa alla squadra e un ruolo determinante per convincere Romelu a lasciare il Manchester United – estate 2019 – e a raggiungerlo all’Inter malgrado una lunga lista di pretendenti.
Estate scorsa, dunque. Lukaku tornò a Milano, incrociò Simone fresco di nomina e gli garanti che sarebbe rimasto all’Inter. Percentuale? Cento per cento, aveva garantito il colosso belga, pur sapendo che molto presto si sarebbe materializzato il Chelsea. Ma evidentemente pensava di poterla gestire bene, senza cadere in tentazione, non immaginando che da lì a pochi giorni saremmo entrati nel vivo. Ben 115 milioni per il cartellino, un ingaggio monstre e da top star, l’attenzione mediatica di tutto il mondo inglese, l’avallo di Tuchel che avrebbe sempre voluto un attaccante così. Il Chelsea, ancora lontano dalla svolta societaria, aveva vinto la Champions e poteva spendere senza soluzione di continuità. Lukaku barcollò, ci pensò, si isolò dentro un silenzio quasi inquietante prima di dire sì. Rimangiandosi la promessa fatta a Inzaghi, accendendo il mondo Blues che pensava di non dover frequentare, accettando le continue sollecitazioni del suo agente Federico Pastorello (quel nome tornerà presto attuale per altri motivi) che aveva preparato idealmente le valigie, destinazione Londra.
L’Inter si sarebbe consolata con Dzeko e Correa, avrebbe confermato Lautaro e Sanchez, ma l’addio con Lukaku era stato sanguinoso alla luce delle premesse e delle promesse. I nerazzurri mai se ne sarebbero privati, mai avrebbero aperto se non fosse arrivata una richiesta-ultimatum del diretto interessato.
La stagione di Romelu al Chelsea è stata subito tormentata da un equivoco tattico, come se lui e Tuchel parlassero due lingue diverse. La smania di averlo dell’allenatore tedesco si era velocemente trasformata in una sopportazione assoluta. Sopportazione che aveva portato a continue esclusioni dalla formazione titolare, non ritenendolo idoneo per una maglia da titolare fisso. Già all’inizio della primavera Lukaku aveva memorizzato che si sarebbe dovuto attivare da solo per individuare una soluzione e lasciare velocemente il Chelsea. Strada facendo sarebbe diventato ingombrante anche il suo procuratore, il suddetto Federico Pastorello, al punto da ritenerlo il responsabile del suo malessere e della sua scelta londinese. E così, non tanto all’improvviso, la dichiarazione “nessuno è autorizzato a parlare di me” si è tramutata molto presto nella fine del rapporto professionale con il suo agente italiano.
Lukaku ha affidato la pratica a un avvocato (Sebastien Ledure) e ha alzato il pressing nei riguardi del Chelsea. Un pressing talmente alto che neanche il difensore centrale suo nemico più acerrimo riuscirebbe ad avere la stessa efficacia. A maggior ragione nei riguardi di un club fresco di svolta societaria: per il Chelsea sarebbe un bagno di sangue se non prendesse almeno 24 milioni per il prestito. Ma i Blues nello stesso tempo sanno di non poter trattenere un attaccante che ha ormai rotto con tutti e che ha la testa altrove.
La famosa cifra minima per aprire al prestito, i suddetti 24 milioni, è scesa a dismisura, è quasi diventata una barzelletta. L’Inter era arrivata a 5 milioni, il Chelsea aveva già fatto un mega sconto chiedendo 10, la classica situazione ormai battezzata e che può arrivare più o meno rapidamente al traguardo. Un prestito non può essere per sempre, ma questo è un problema secondario. Il problema (risolto) è un altro: Lukaku ha sbagliato alla grande la scorsa estate, ha capito quasi subito di aver commesso un errore madornale, ha masticato amaro e poi ha fatto tutto da solo per ripristinare un passato di grandi emozioni. Lukaku più Dybala significherebbe costruire una grande Inter, se poi si riuscisse a respingere i prevedibili assalti per Lautaro Martinez sarebbe il massimo. Certo, poi per capire l’eventuale sostenibilità tattica dei tre dovremmo chiedere una lezione completa a Simone Inzaghi. Ma c’è tempo e non sarebbe questo il punto. Ora la precedenza va a Romelu Lukaku il pentito, lo stesso che pensava di poter trovare la felicità a Londra. Invece adesso non vede l’ora di tornare nella Milano nerazzurra dove aveva lasciato (e calpestato) la stessa felicità.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".