Di Francesca Brienza
Aggiornato: 7 Settembre 2020
Dopo svariati mesi di febbrile attesa, le prime settimane di reggenza con il gruppo Friedkin al timone del club, sono volate via senza squilli e senza sussulti. Qualcuno ha faticato persino ad accorgersi dell’insediamento del magnate statunitense ai vertici dell’A.S. Roma ma, naturalmente, attesissime da tifosi e addetti ai lavori erano le prime dichiarazioni ufficiali della nuova proprietà. Difficile prevedere quale strategia di comunicazione avrebbero intrapreso: toni enfatici ed accesi per galvanizzare una tifoseria piuttosto depressa, oppure pacati e compassati per non formulare prematuramente delle promesse che poi rischierebbero di essere disattese?
Sono andata a leggermele con calma, perché intendevo catturare nel modo più nitido possibile le sensazioni che mi avrebbero lasciato. Ebbene, le ho trovate improntate alla cautela, al “basso profilo”: si percepisce senza dubbio l’entusiasmo per il decollo di questa grande ed impegnativa avventura, ma si schivano proclami e dichiarazioni roboanti, sempre in voga quando si tratta di persuadere i tifosi sulla bontà del piano programmatico per il futuro. Le ragioni appaiono piuttosto chiare. Le responsabilità che incombono sul nuovo presidente sono innumerevoli, specie dopo un decennio assai avaro di successi, e ciò deve aver indotto l’assennato Dan alla prudenza. Ma andiamo un po’ a sviscerarle queste dichiarazioni.
La prima cosa che balza all’occhio, scorrazzando tra le affermazioni di Dan e quelle del figlio Ryan, è la volontà di concentrarsi più sui fatti che sulle parole: aspetto, questo, sicuramente gradito ad un ambiente che negli ultimi anni si è nutrito più delle ultime che non dei primi. Insomma, al fumo, il gruppo Friedkin sembrerebbe preferire l’arrosto. E questa è senz’altro una buona notizia. “Preferiamo essere visti piuttosto che essere ascoltati”, ha sentenziato lapidariamente Dan nell’intervista rilasciata proprio al club giallorosso, disponibile sul sito ufficiale. È la frase che più mi ha colpita.
Presumo abbiano interpellato le persone giuste per capire cosa rappresentino questi colori per chi li tifa e, auspicabilmente, per chi li indossa. Agganciandomi alle altre risposte rilasciate, i Friedkin danno l’impressione di aver già chiaro in mente ciò che più alimenta l’ardente passione dei tifosi: una squadra di cui poter andare fieri, un club in grado di apprezzare, comprendere e condividere la loro smodata passione, nonché una proprietà che sia davvero presente, di cui si percepisca il peso specifico.
In altri termini, una famiglia allargata, come quelle di una volta, con Viola, o con Sensi, in cui la simbiosi “proprietà-tifo” era tale che ci si persuadeva facilmente di essere parte integrante di un nucleo familiare. Ma i nuovi arrivati, proprio in virtù degli ultimi undici anni di ambizioni vanamente e infruttuosamente cullate, non vogliono dispensare altre illusioni. Così come Roma non è stata costruita in un giorno, quindi, non si può pensare che ci riescano i Friedkin. Con la squadra, avranno dunque bisogno di tempo, di pazienza, ma la ferma volontà di assurgere al novero delle migliori d’Europa, c’è tutta, come è normale che sia.
“Abbiamo molto lavoro da fare con la Serie A per provare a raggiungere i livelli della Premier League in termini di visibilità internazionale e di ricavi, ma non c’è alcun motivo per cui non dovremmo trovarci tra i migliori. Un capitolo importante è quello delle infrastrutture e noi siamo pienamente impegnati a lavorare con la città di Roma per costruire un bellissimo nuovo stadio il prima possibile“.
Al momento, si è concesso poco spazio all’aspetto tecnico e al calciomercato, sebbene prosegua incessante la ricerca di un nuovo DS e quella di nuovi interpreti in grado di incarnare l’agognata rinascita sul campo da gioco. E mentre suscita un nugolo di emozioni il frenetico tam tam su un ritorno a casa del capitano Francesco Totti, in veste dirigenziale, a destare preoccupazione sono i nomi che, sulla carta stampata, vengono depennati dal progetto giallorosso: come quello di Dzeko, protagonista assoluto dell’ultima stagione, o quello di Florenzi, sul cui allontanamento aleggia una fitta cortina di mistero, soprattutto dopo averlo visto molto motivato in Nazionale.
“FATTI”, dunque, è la parola chiave della nuova Presidenza. Ed è ciò di cui, in questo momento, il panorama romanista ha assolutamente bisogno. Speriamo solo che siano tutti positivi.
Conduttrice, giornalista televisiva e viaggiatrice. Di dichiarata fede romanista, da anni prendo parte a molti salotti televisivi che parlano di calcio per far valere anche le opinioni di chi é donna in un mondo apparentemente accessibile solo agli uomini. Vado dove mi porta il calcio e non solo.