Di Alfredo Pedullà
Aggiornato: 13 Ottobre 2021
La crescita esponenziale di Nicolò Barella è stata mirabilmente sintetizzata da Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter. Un centrocampista forte, fortissimo, e lo sapevamo. Due anni abbondanti in nerazzurro per certificare una scalata al potere che lo rende uno degli interpreti più affidabili su scala europea. Al punto che il predestinato in casa Inter per indossare la fascia del post Handanovic è lui, Capitan Futuro.
Qui dobbiamo anche intervenire per correggere leggermente il tiro, spostando le lancette come si fa quando si passa dall’ora legale a quella solare e viceversa. Barella è Capitan Presente, nel senso che è sempre presente – oggi – ben oltre quel pezzo di stoffa che sintetizza in modo ideale l’importanza all’interno del gruppo. Marotta ha fatto capire che la promozione a livello di leadership dentro uno spogliatoio verrà certificata molto presto; per il momento c’é Handanovic che ha quella responsabilità e non possiamo spostare le gerarchie con la fantasia. Si tratta soltanto di aspettare il momento, appena un po’ di pazienza, quando Samir dovrà inchinarsi alla carta d’identità per un comprensibile – inevitabile – passaggio del testimone. “Ma Barella è un campione”, ha sottolineato Marotta. Quindi è Capitan Presente, aspettando che sia lui a scortare ufficialmente il gruppo nerazzurro prima di ogni partita, scegliendo lo spicchio di campo ideale e stringendo la mano al suo avversario, che ha la stessa responsabilità, all’arbitro e ai suoi assistenti. Quelli sono dettagli, non così importanti come la grande escalation attualmente in corso. Barella è l’anima dell’Inter, la tecnica e la tattica, le recite in maglia azzurra, i gol uno più spettacolare dell’altro, gli inserimenti che lo hanno reso famoso, la voglia di migliorare sempre e quelle rasoiate che muoiono sotto l’incrocio oppure nell’angolino più inaccessibile anche per uno dei portieri più ispirati al mondo come Courtois. Si tratta di un investimento che fai a colpo sicuro, magari non immaginando di poter maturare presto interessi addirittura superiori – non è soltanto un aspetto economico – rispetto ai soldi spesi per il cartellino.
L’Inter decise di prendere Barella a gennaio 2019 per l’estate successiva, il classico gioco d’anticipo. Contando sulla fede nerazzurra del ragazzo, allora ventiduenne protagonista con la maglia del Cagliari, Marotta e Ausilio fecero saltare due opzioni che si sarebbero potute concretizzare. Prima quella del Chelsea, su richiesta di Sarri avallata dal vice Zola che con Cagliari e la Sardegna ha un feeling particolare. Puoi quella del Napoli che si sarebbe avvicinato almeno a 40 milioni pur di scalare la montagna. Forse Barella avrebbe aperto a Londra sponda Blues, come ha ammesso in un secondo momento lo stesso Zola, ma non esisteva la tempistica necessaria per andare a dama. Al Napoli aveva risposto “no, grazie” e non si trattava certo di mancanza di rispetto verso un club ambizioso, piuttosto di una scelta che intimamente aveva fatto. Ovvero aspettare che l’Inter muovesse il capitale giusto in modo da convincere Giulini. Qualche mese dopo quella svolta di gennaio alcune foto immortalarono Ausilio in Sardegna, ufficialmente per una cena tra amici, in realtà per impostare quell’operazione che poi sarebbe stata definita l’estate successiva. L’idea era quella di strappare una opzione morale, al resto ci avrebbero pensato le due società. L’accordo fu trovato per 12 milioni di prestito, 25 di riscatto obbligato, 8 di bonus facilmente raggiungibili e altri 5 non proprio semplici. E comunque il Cagliari sarebbe stato accontentato, al punto che quando – estate 2019 – vennero fuori altri pretendenti per Nicolò (la Roma in prima fila) era fantamercato, uno di quei tentativi destinati a naufragare proprio per la volontà del diretto interessato di aspettare la fumata nerazzurra. Affare fatto. Bene, ora possiamo aggiungere che è stata e sarà una delle operazioni più significative e redditizie negli ultimi dieci anni di mercato dell’Inter.
Siamo alla terza stagione in nerazzurro e possiamo sintetizzare così: da ottimo centrocampista, lo aveva già dimostrato durante la sua esperienza in Sardegna, è diventato sempre più un uomo-squadra. Ricordate le parole di Conte dopo un rovescio a Dortmund in Champions? “Non dimentichiamo che la scorsa stagione Barella era al Cagliari e Sensi era al Sassuolo”. Poteva sembrare un’offesa, una provocazione o chissà cosa. In realtà era l’auspicio che Nicolò potesse diventare subito determinante per il nuovo ciclo dell’Inter: non si offenda Conte, ma sarebbe andata allo stesso modo se sulla panchina nerazzurra si fosse seduto qualsiasi altro allenatore, Barella aveva soltanto bisogno di sprigionare il suo grande talento. Adesso è anche normale che Capitan Presente batta cassa: è la sintesi della sua enorme presenza in attesa di ereditare la fascia. Il contratto lungo c’è l’ha, altri tre anni con scadenza 30 giugno 2024: certo logica vuole che si possa andare fino al 2026, in modo da tutelarsi con il quinquennale canonico in situazioni del genere. Ma è allo stesso modo automatico che gli emolumenti abbiano un sostanziale scatto in avanti, come quel lavoratore preciso, puntuale, sempre al servizio è capace di aumentare in modo esponenziale – soltanto con il suo contributo – il fatturato dell’azienda che rappresenta.
Tradotto in soldoni: Barella guadagna 2,5 milioni a stagione, ci sta che lo scatto in avanti possa portare a fargli guadagnare il doppio, con o senza i bonus, avvicinandosi alla vetta conquistata da Lautaro Martinez con il recente accordo ormai sul punto di essere annunciato. Avrà lo scatto che non sarà certo di anzianità ma un premio meritato per l’enorme rendimento. In fondo, Barella in campo scatta da sempre: con l’Inter ancora di più, lo dicono i fatti, per un’arrampicata continua verso la gloria.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".