Di Massimo Zampini
25 Gennaio 2020
L’andata non me la scordo, vista in un pub ateniese con quel clima da fine vacanze e lo sguardo incredulo di chi ammira per un’ora una squadra pazzesca, che meriterebbe di stare in vantaggio di cinque o sei gol contro una delle principali rivali per lo scudetto e poi si addormenta, arretra, si impaurisce, sbaglia tutto, copre male e si fa riprendere per poi ripartire fino alla fine (si dice così, dalle nostre parti, no?) e meritarsi il più grande colpo di fortuna che si possa immaginare, un intervento assurdo all’ultimo minuto di uno dei più forti difensori del mondo, all’ultimo minuto, con pallone sparato all’improvviso nella propria porta e 4-3, primo bivio del campionato che prende la direzione giusta.
Ne sono convinto: senza quell’infortunio di Koulibaly sarebbe cambiato tanto, non solo due punti in più o in meno; per loro, perché una partita a Torino ripresa in quel modo sarebbe finita in qualche libro, film, maglietta e avrebbe instillato ben altro umore e fiducia nell’ambiente, ma anche e soprattutto per noi, perché pronti via, nuovo allenatore dopo 5 scudetti di fila con il vecchio tecnico, subito un serio problema fisico, immediatamente con la botta dell’infortunio di Chiellini, si parte con un big match e clamorosa rimonta subita in una partita che avremmo dovuto vincere con cinque gol di scarto. Chissà come sarebbe girata la stagione. Non lo sapremo mai e va benissimo così.
Da lì un buon girone di Champions per entrambe, un cammino in campionato totalmente diverso, con un esonero per loro e il primato per noi e quindi eccoci, per un Napoli-Juve del tutto anomalo rispetto agli ultimi anni, altro che duello scudetto, tensione folle, paranoie insopportabili sull’arbitro, sul Var troppo presente o troppo assente a seconda dei casi, eh ma Pjanic, eh ma non vi hanno squalificato quello e quell’altro, sparate del presidente e così via. Nulla, pare davvero solo una partita di calcio, che sia per la classifica o magari anche perché il loro allenatore, Gattuso, ha sempre evitato la ricerca di alibi, dichiarando apertamente in più occasioni di ammirare la Juve e la sua mentalità.
Quanta serenità, non vi riconosco più. Paiono esserci dubbi perfino sull’accoglienza da riservare a Sarri, ex capo della rivoluzione contro il Palazzo (ma ovviamente non è mai esistita alcuna rivoluzione né palazzo), passato al comando della Resturazione dei potenti (ma ovviamente non c’è alcuna Restaurazione né potenti): ora, sono certo che fischi e disapprovazione prevarranno di gran lunga, ma vi sembrano dubbi da porvi? Per fortuna è intervenuto De Magistris a svolgere con il consueto senso di responsabilità il proprio ruolo di sindaco e ad alimentare il disappunto dei tifosi, sottolineando le contraddizioni di Sarri, che “ci aveva raccontato un’altra storia”. Insomma, deve essere sempre una tentazione irrinunciabile quella di alzare i toni quando arriva la Juve, come già fece a suo tempo con il ritorno di Higuain.
Ecco, Gonzalo, che fino a qualche tempo fa da quelle parti aveva perso il suo cognome diventando semplicemente l’anonimo “numero nove” della Juve (nella più carina delle definizioni), ma i tempi cambiano e, forse anche considerato il fatto che da quando è andato via ha segnato al Napoli in tutti i modi, ha pian piano ritrovato le sue generalità ed è pronto a dire la sua.
E siamo perfettamente consapevoli che, anche se il distacco (di punti e non solo) negli ultimi anni non è mai stato così marcato, se si tratta solo di una sola serata, per di più speciale come ogni partita contro la Juve, rimangono tra gli avversari più duri del campionato, in procinto di giocare gli ottavi di Champions, desiderosi di vivere una notte di gioia.
Ma in ogni caso, vada come vada, viva questo Napoli-Juve apparentemente teso e importante ma con un clima meno avvelenato, con due squadre forti che si rispettano, con il pubblico che non sarà certo morbido ma a quanto pare non è compatto sul trattamento da riservare all’ex più recente. Tutto con rivalità dichiarata, senza alcuna simpatia per gli avversari, ma senza eccessi.
Sì, proprio come se fosse, finalmente, solo una partita di calcio.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"