Di Alfredo Pedullà
21 Agosto 2020
La sentenza scritta dovrebbe essere una: Paulo Dybala fuori da ogni trattativa di mercato. Un autentico numero uno, insostituibile, essenziale per qualsiasi progetto di ripartenza, evidentemente anche in casa Juve. Dybala è il concetto di calcio e di fantasia, per molti (non a torto) è stato il miglior interprete dell’ultimo campionato. Con tutto il rispetto che si deve a Ciro Immobile che ha vinto classifica cannonieri e Scarpa d’Oro con un rendimento da urlo. Ma Dybala ci ha messo il resto, la fantasia, la firma su un quadro di classe, la giocata imprevedibile e in qualche caso impossibile che ha fatto la differenza. E che ha mandato in brodo di giuggiole l’intero popolo bianconero, pur all’interno di una stagione molto difficile. Ecco perché la domanda è quasi una sofferenza per chi vorrebbe vedere Paulo bianconero a vita: perché la Juve ha deciso di metterlo in discussione? Una questione di plusvalenza, così si dice quando devi far respirare il bilancio, ma cerchiamo di andare oltre.
Nell’estate 2019, a poche settimane dalla fine del mercato, la Juve aveva deciso di sacrificare Dybala. Anzi, spieghiamo meglio, aveva praticamente chiuso la trattativa con il Manchester United dopo tentativi veri (altre big della Premier) e fittizi (si era parlato dell’Inter ma in realtà non ci sarebbero stati margini per un affare tra Marotta e Paratici, gli ex amici diventati rivali). Sarebbe bastato dire “sì”, era pronto anche il volo per Old Trafford e dintorni, tutto organizzato e apparecchiato nei minimi dettagli. Ma Paulo disse no, per quel moto di orgoglio vero che spesso invade e pervade il tuo “io” e che ti consiglia di ribellarti a qualsiasi decisione presa dagli altri. “No, non vado io. Voglio restare alla Juve e giocarmi le mie carte, devo riscattarmi”. Sì, la parola riscatto era ben presente nel suo vocabolario, semplicemente era reduce da un feeling con Allegri non al massimo della competitività, utilizzo lontano dalla porta e gol con il contagocce. Ma l’orgoglio è talmente importante che oscura qualsiasi tipo di contratto che ti hanno messo sotto il naso, a cifre da urlo, e che devi semplicemente firmare.
L’orgoglio ha prodotto una grande stagione, titolo di merito all’interno di mille problemi in casa Juve e di qualche grave (gravissima) omissione di mercato. Dybala ha salvato la stagione, è stato decisivo per lo scudetto, ha inventato e ricamato, si è divertito. Già in primavera gli sono arrivati messaggi importanti e sulla carta decisivi, quelli di Paratici. Parole testuali e sulla carta inattaccabili: “Dybala è il nostro presente e il nostro futuro, stiamo lavorando per il rinnovo del contratto”. Paulo non vedeva l’ora, della serie: sono il loro futuro dopo che lo scorso agosto mi avevano detto di accettare il Manchester United perché era giusto così? Bene, sono felice di restare, ma ora facciano in modo di dimostrarmi la loro grande stima con un contratto in doppia cifra, possibilmente non troppo lontano – con i bonus – dai 12 o 13 milioni a stagione. Fosse tutto così semplice, Dybala avrebbe già firmato. Siccome evidentemente non tutto è così semplice, sono venuti fuori i discorsi di una possibile cessione in caso di proposta vicina ai 100 milioni, in fondo la storia della scorsa estate. Oppure, aggiungiamo noi, la possibilità di fare uno scambio davvero conveniente con un big per l’attacco, magari con l’aggiunta di un conguaglio che compensi l’eventuale differenza di età. Giusto che la Juve valuti qualsiasi cosa, meno giusto che Paratici dica una cosa e poi non si passi velocemente al resto. Noi crediamo che questa vicenda sarà chiara al cento per cento quando Dybala firmerà il prolungamento di un impegno non lunghissimo, la scadenza attuale è fissata per il 2022. E se fosse dipeso da noi, lo avremmo già fatto: a Dybala non si può rinunciare, magari trovando scorciatoie che possano consentire di rientrare in altro modo tutelando il bilancio. Quali scorciatoie? La contemporanea cessione di Bernardeschi e Douglas Costa, due che non hanno giustificato gli investimenti fatti: il loro rendimento, ben sotto il minimo sindacale, ha creato enormi danni alla Juve. Investimenti da quasi 90 milioni complessivi, tanto sono costati il signor Berna e il signor Douglas quasi come se fossero loro i potenziali salvatori di tutto. Invece, esattamente il contrario. Ecco, trovare una soluzione diversa in uscita e mantenere la Joya sarebbe il migliore passaggio possibile per dare a Pirlo chiavi giuste in grado di tutelare la sua prima avventura in panchina.
Poi, non giriamoci troppo intorno, lo dice il suo soprannome, Joya. Se non vuoi Joya, se intendi intristirci, se hai davvero bisogno di cedere un gioiello così luccicante perché ti hanno fatto buchi di bilancio, beh sei libero. Ma corri il rischio, davvero un giorno, di pentirti. E fossimo nella Juve conterremmo fino a mille, ci fermeremmo e riconteremmo fino a mille: Dybala si ama senza cadere in qualsiasi altra tentazione.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".