Di Alfredo Pedullà
Aggiornato: 9 Settembre 2020
Luis Suarez non è semplicemente un attaccante di grande fama e prestigio. Ma soprattutto un Pistolero che quasi mai spara a salve e che ha due necessità, non procrastinabili. La prima: uscire dal tormentone Messi, un suo grande amico ma non per questo la sua prigione. La seconda: trovare una squadra che gli consenta ancora di spadroneggiare in Europa, alla ricerca di quella Champions che resta sempre il pallino di tutti i grandi impegnati a dare un senso agli ultimi anni della carriera.
Il primo aspetto è fondamentale. Messi è per Suarez quanto Ronaldo ha rappresentato per Benzema. A un certo punto le storie finiscono, non sono eterne. Proprio Cristiano ha fatto il possibile e l’impossibile per avvicinare Karim alla Juve, il tentativo c’è stato ma ha avuto una strada neanche appena spianata. Benzema ha due anni di contratto, il Real ha separato cifre altissime, il miliardo di clausola è simbolico ma assomiglia a quel cartello “attenti al cane”. Della serie: non avvicinatevi, non provateci perché altrimenti sventoliamo quel miliardo di clausola e vi togliete il pensiero. Il Real probabilmente si libererà di Benzema soltanto quando avrà la certezza di prendere un profilo alla Haaland, oppure Haaland in persona. E quando Karim ha perso Cristiano non se n’è fatto una ragione, la nostalgia sempre incorporata, ma la realtà dice ben altro. Suarez non si trova nella stessa situazione perché, nel mezzo della diatriba Messi con un epilogo ancora sconosciuto, Koeman gli aveva comunicato senza troppi giri di parole che non ci sarebbe stata la minima possibilità di una conferma al Barcellona. Fine dei giochi, a meno di un anno dalla scadenza del contratto. Un assist per Suarez che nel frattempo ha aperto alla Juve, si sta attivando per risolvere il problema del passaporto, e non può più tornare indietro. Esempio: se Messi gli dicesse stai con me un altro anno, poi andiamo via in coppia oppure rinnoviamo in tandem? Se il Pistolero cadesse in tentazione, dovrebbe poi convivere con un allenatore che lo ha scaricato. E lo stesso Koeman farebbe prima a confezionare un comunicato con dimissioni irrevocabili perché la sua credibilità sarebbe ben sotto lo zero all’interno dello spogliatoio. Meglio evitare.
Quindi conviene a tutti che Suarez vada: a Luis, al Barcellona, a Koeman, allo stesso Messi che magari avrà uno straccio di aiuto dal mercato. Dopo strategie incomprensibili, indifendibile Bartomeu, inaugurate dalla penosa gestione della vicenda Lautaro dello scorso marzo. Il Barcellona aveva l’accordo con l’attaccante ma aveva sottovalutato la clausola dell’Inter, come se fossero bruscolini e non 111 milioni. Roba da dilettanti allo sbaraglio, ecco perché Suarez fa bene a salutare e tagliare la corda, il rischio sarebbe quello di trovarsi all’interno di altre patetiche interpretazioni.
Ecco perché la Juve ha preso il numero di targa con la chiara e concreta intenzione di andare fino in fondo. Anche se non dipende soltanto dal club bianconero, questo è fin troppo chiaro. All’inizio era Dzeko, ma poi le difficoltà di arrivare a Milik (vecchio promesso sposo bianconero) hanno messo Suarez più di altri in cima alla lista. Dopo aver memorizzato che a Ronaldo piace, perché sarebbe più o meno un Benzema e perché gli consentirebbe di avere un partner senza soluzione di continuità. E non l’altalenante Higuain dell’ultimo periodo, altalenante perché la Juve lo aveva messo in discussione la scorsa estate, anzi lo avrebbe volentieri ceduto alla Roma se il Pipa avesse detto sì. E disse no. Con Suarez completamente dentro, poi toccherebbe a Pirlo nella grande impresa tattica di far convivere il Pistolero, la Joya Dybala e CR7. Non veniteci a fare altri discorsi, ovvero un Dybala possibile partente oppure un Dybala che parta dalla panchina. Sarebbero discorsi senza senso, sarebbe meglio cedere Paulo piuttosto che avere il solito equivoco degli ultimi anni. Anche se i continui rinvii nel rinnovare un contratto che scade nel 2022 e non nel 2024 ci lasciano pensare e non poco. Ora, però, prima di fare uscire dai giochi Dzeko e Milik occorre che la vicenda burocratica del Pistolero abbia tempi abbastanza rapidi, altrimenti le carte si rimescolerebbero.
Torniamo in zona Suarez, il Pistolero sempre con tante munizioni (leggi gol) per risolvere le pratiche più complicate. La soluzione Juve vorrebbe dire non puntare sui giovani, come aveva detto Andrea Agnelli, ma comunque su un vecchio giovane che produce sempre numeri straordinari e che tutti vorrebbero avere in squadra. E poi, nessuno si offenda, sarebbe il terzo tentativo per giustificare in chiave Champions l’immenso sacrificio fatto per portare due estati fa Cristiano Ronaldo in Italia. Ora, non crediamo che conquistare quella grande coppa sia solo una suggestione, la suggestione era di quattro o cinque stagioni fa. Adesso deve essere un obiettivo assolutamente da centrare, non facciamo troppo gli ipocriti. Quando Ronaldo andrà via dall’Italia, non sappiamo se la prossima estate o tra un paio rispettando tutto il contratto, diventerà automatico salutarlo con una bella Champions in bacheca. In caso contrario gli arrampicatori di specchi oppure i ricercatori di alibi potranno spopolare e fare capolino ogni minuto, ma il mega investimento Ronaldo per collezionare scudetti non avrebbe avuto motivo di esistere. Ecco perché serve un Pistolero per sparare le ultime cartucce, a patto che siano quelle giuste per coronare l’inseguimento che porta sul tetto d’Europa. A patto, soprattutto, che la vicenda passaporto venga risolta senza troppi giri di parole.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".