Di Massimo Zampini
6 Dicembre 2019
Sarà che l’ultima l’abbiamo pareggiata, peraltro regalando gol in modo surreale; sarà il secondo posto cui non siamo abituati da un bel po’; sarà soprattutto che non ci sono state le coppe, ma mi pare di avere vissuto un’altra pausa per la nazionale. Non si gioca da 5 giorni e sembra un mese.
Cinque soli giorni, eppure in mezzo c’è stato di tutto: il Pallone d’oro dato al più bravo (o comunque a uno dei due più bravi, almeno fino a quando a Ronaldo non è venuta l’infausta idea di andare alla Juve, imbrocchendosi così all’improvviso per gran parte dei media) ma non a chi quest’anno lo meritava di più.
Il premio italiano dei colleghi calciatori a tanti juventini, Cristiano in primis, e vorrei pure vedere, visto che l’anno scorso ha cominciato a decidere partite da quello Juve-Napoli di inizio stagione, ribaltato a suon di assist proprio da lui, che pure si dice pensi solo a se stesso.
Gli infortuni, poi, che non ci mollano mai e soprattutto continuano ad accompagnare Khedira – brutta botta l’assenza di tre mesi, con pietoso silenzio verso qualche mio co-tifoso sollevato per la sua obbligata sostituzione – e Ramsey, che per ora non riesce a decollare anche a causa dei continui stop.
Mancavano solo i titoli di giornale malriusciti, le polemiche su questioni troppo alte e importanti per svilirle a suon di tweet e ovviamente non ci siamo fatti mancare neanche quelle, così ora si può tornare in campo davvero.
E senza pensare all’Inter che gioca già di venerdì contro una Roma dimezzata, noi già sappiamo che dovremo essere bravi a fare il nostro. Che poi è esattamente quello che le nostre rivali non sono state capaci di fare in questi anni. Inseguire senza mai perdere stimoli, anche se ti ritrovassi a meno 4, perché tornare a meno 1 sarebbe fondamentale. Immagino possa essere frustrante stare dietro rispetto a chi non si ferma mai, lo capisco perfettamente: eppure le imprese si costruiscono proprio così, senza fretta, senza crisi di panico se la prima pare scappare. E la Juve potrà sbagliare tanto, certamente, ma questo lo sa meglio di chiunque altro: sa quanto ci abbia reso la vita più semplice, in questi anni, vedere le avversarie perdere fiducia – con la contestuale ricerca di alibi grotteschi – con il passare del torneo.
Il problema, semmai, è la rivale settimanale; perché è un problema, di questi tempi, affrontare la Lazio, per di più in casa sua. E la Lazio è una squadra strana, che spesso fallisce magari l’ultimo step a fine anno, ma intanto è sempre lì e, soprattutto quando è in forma e come ora viene da sei vittorie consecutive, è pressoché inarrestabile, con Immobile e Correa spesso a segno e Luis Alberto e compagni prodighi di assist e giocate. Entusiasmo totale, loro. Qualche dubbio, noi.
Inutile nascondercelo: sarà una delle serate più complicate dell’anno, per tutte le condizioni appena descritte, ma è necessario uscirne bene e ritrovare la strada. Che non è stata mai persa nei risultati – qui ormai si fanno tragedie se si pareggia una volta ogni dieci vittorie – ma un po’ nel percorso sì; lo sappiamo tutti che la Juve di Milano e Madrid era più bella ed efficace rispetto alle ultime di campionato. E non aiuta neanche trovare capri espiatori, da Emre Can che ha giocato troppo poco per essere al meglio a Bernardeschi, poco brillante e spesso in errore sulla scelta da compiere, ma comunque necessario, in assenza di Douglas Costa-Ramsey e fin quando si considererà foriero di possibili squilibri giocare con Higuain, Ronaldo e Dybala.
Ecco, Paulo. Meraviglioso a tratti, splendido in questo periodo ma deve dimostrare, in questa stagione, di essere un fenomeno per altri sei mesi, e non solo per brevi periodi come già gli è accaduto in passato.
Eppure oggi, ripensando a qualche precedente in quello stadio proprio in questa partita e osservando il suo stato di forma straordinario, la prima maglia, forse, la darei a lui. Una a lui, per cominciare. Subito dopo, una a Ronaldo, il quale spesso ha tratto energie positive dai momenti che per gli umani sarebbero tesi e complicati.
Gli altri nove, per una volta, vengono dopo quei due.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"