Di Lapo De Carlo
Aggiornato: 21 Luglio 2021
L’Inter di Simone Inzaghi sta muovendo i primi passi e i tifosi sembrano essersi adattati alla nuova realtà che non vuole uscire dal senso di apocalisse che il virus produce, dilaniando ogni settore della nostra esistenza con la sua presenza molesta, tra dibattiti feroci sul vaccino, le libertà e la produttività di ogni Paese.
L’Inter nel calcio italiano è quella che ha vissuto più di ogni altra il paradosso di essere la squadra migliore, dominatrice dello scorso torneo a partire da febbraio, e nello stesso momento bersagliata dalla stampa per le voci inquietanti che provenivano dalla Cina e gli stipendi che latitavano. Oggi però siamo qui a parlare di una formazione che, nonostante abbia perso l’ennesimo grande esterno (e solo a scriverlo viene il nervoso) per motivazioni economiche, il suo tecnico (Conte) che ha abbandonato la nave per motivazioni non del tutto comprensibili e pure Eriksen, per circostanze sfortunate, ha rimediato con Calhanoglu e Simone Inzaghi e sta per prendere un esterno di buon livello.
C’è dibattito sul tema della quarta punta e sull’eventuale partenza di Perisic che metterebbe l’Inter nelle condizioni di riprendersi un giocatore che conosce, come Telles, ma al momento il croato non sembra doversi muovere da Milano.
Il rinnovo di Brozovic (oggi) sembra ben instradato e per Lautaro c’è tempo.
Le cose, come sempre, hanno un sapore diverso a seconda di come vengono apparecchiate, perché con gli stessi ingredienti ci sono anche letture diverse della realtà nerazzurra ma la situazione non viene mai contestualizzata correttamente.
Dopo mesi di terrorismi unicamente rivolti alla società Inter non è stato fatto osservare come la faccenda riguardasse tutti.
Oggi, ad un mese dal ritorno della serie A, la Juventus non ha ancora un centrocampo definito, Ronaldo sta decidendo di restare (anche per mancanza di opportunità), il Milan ha perso Calhanoglu e Donnarumma e sta facendo fatica a tenere Dalot e Kessié, ma è riuscita ad investire sui riscatti di Tonali, Tomori e Brahim Diaz che erano però già parte della rosa. Il vero colpo è Giroud. La Lazio, il Napoli, la Roma stanno muovendosi con cautela e l’Atalanta ha preso Musso in porta, conservando l’attuale rosa.
All’estero, tranne il Paris St Germain e il Manchester Utd, non si registrano colpi sensazionali, tanto che anche Barcellona e soprattutto il Real stanno avendo problemi.
L’Inter resta una squadra attrezzata per difendere il titolo e giocarsela fino alla fine.
Il dibattito è casomai su chi sia la vera favorita e se l’Inter può ancora essere considerata tale ma si tratta di un dettaglio, considerando che la stagione raramente va come ci si aspetta.
Oggi è importante chi vincerà il ballottaggio sulla destra tra Bellerin, Dumfries, Zappacosta e Nandez, considerando che quest’ultimo è reputato alternativo ai centrocampisti titolari e inseribile occasionalmente in fascia, ma non la prima scelta su una corsia che fino a due mesi fa era occupata dal miglior esterno in circolazione.
La fiducia nell’Inter nasce anche da un banale meccanismo di consapevolezza. Fino all’anno scorso molti giocatori non avevano vinto nulla e oggi Barella e Bastoni si ritrovano Campioni d’Italia e d’Europa, Lautaro Martinez ha appena vinto la Copa America e la rosa sente quel tipo di responsabilità che fino a ieri si accollava Antonio Conte e che oggi si trasferisce automaticamente su di loro. Oggi dipende dal gruppo, non più soprattutto da un solo uomo.
Il credito parte da questo.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.