Di Alfredo Pedullà
Aggiornato: 18 Luglio 2022
Questa non è una banale storia di calcio, ma una totale storia d’amore che mai finirà. Kalidou Koulibaly lascia il Napoli per andare al Chelsea: ha già fatto le visite, è partito per gli States con il suo nuovo club, ha pubblicato storie, video e foto carichi di affetto. E forse, chissà, di nostalgia. KK ha deciso di chiudere, di dire basta, quando ha intuito che il Napoli aveva traccheggiato troppo per una proposta rispetto al contratto in scadenza tra un anno. E non esiste peggior cosa quando intuisci di non essere stato trattato o considerato come il figlio grande esempio per tutti. A quel punto scatta una molla, quasi come se fosse una parola d’ordine: meglio andare, proprio per non rovinare una storia d’amore eterna. Dove andare?
Ovunque ma non alla Juve per una questione di rivalità e rispetto nei riguardi della sua (ormai ex) gente. La Juve avrebbe fatto di tutto e di più pur di regalarlo ad Allegri, qualsiasi assalto é stato respinto. KK è un uomo tutto d’un pezzo, non cambia idea per un colpo di vento, aveva detto che avrebbe fatto così e non si è contraddetto nel giro di due i tre giorni, anche di una settimana. La Juve resterà nella sua testa da “nemica” per quella dolce e illusione del 22 aprile 2018: un colpo di testa al 90’, il gelo nella Torino bianconera, l’avversario a un solo punto di distanza, lo scudetto non più chimera, il naufragio delle ambizioni appena una settimana dopo.
A quella “nemica” KK mai avrebbe potuto dire di sì, lo avrebbe considerato un tradimento verso la sua gente, pur in un calciomercato profondamente diverso, con bandiere che sventolano sempre meno e alla ricerca di ingaggi stramilionari. Koulibaly rappresenta una delle pochissime eccezioni, la famosa mosca bianca che dovrebbe avere più esemplari.
Un uomo vero, il signor KK, e noi pensiamo che sia sempre più complicato abbinare un grande uomo a un eccellente professionista. Non sappiamo se prevalga l’uomo sul calciatore o sullo stesso professionalità, sono voti altissimi, quasi con tanto di lode. Kalidou è sbarcato a Napoli nella primavera-estate del 2014, poco meno di otto milioni al Genk, un autentico affare. Otto campionati con la stessa maglia, mai un gesto sbagliato, una reazione fuori luogo, una parola inopportuna. Eppure ne ha subite di provocazioni, quell’insopportabile onta del razzismo che avrebbe fatto balzare dalla sedia chiunque. Lui, no: si è infastidito, ha denunciato, l’ha urlato, ma senza perdere la testa, un esempio per i bambini e non soltanto per quelli – tifosissimi – che stravedono per il campione del cuore.
Torniamo a quella famosa primavera-estate 2014 quando quel ragazzo di 23 anni arrivò a Napoli dopo relazioni eccellenti, convinzione assoluta, un colpo studiato e programmato. La prima stagione andò un po’ così, non all’altezza delle aspettative, al punto che il club azzurro stava timidamente pensando di mettere sul mercato KK. Poi l’arrivo di Sarri e il veto assoluto, della serie “su quel ragazzo bisogna lavorare, blindiamolo, ha il potenziale per diventare un fuoriclasse della difesa”. Nella stessa situazione si erano trovati Ghoulam e Jorginho, più in bilico che mai, sostenne stato un successo clamoroso. Koulibaly con Sarri è diventato il fenomeno che è, ha scalato le classifiche di rendimento, è diventato un grande riferimento non solo in campo. E quando diciamo così, ci riferiamo al grande appeal che si è subito materializzato con i compagni, con la società, con i tifosi tutti. Kalidou riferimento sempre e comunque, una specie di Maschio Angioino, il monumento e il leader. Negli anni, durante le varie sessioni di mercato, il Napoli avrebbe rifiutato proposte fino alla tripla cifra (sì, 100 milioni) anche per rispettare quel senso di appartenenza sempre più inossidabile.
Poi le cose cambiano, tra qualche incomprensione e la volontà di fare una nuova esperienza di vita e di calcio. Un passo indietro recentissimo, ovvero l’annuncio in conferenza stampa da parte del direttore sportivo Giuntoli. Un proclama, con l’avallo di De Laurentiis: “Il Napoli ha offerto a Kalidou un quinquennale da 6 milioni a stagione, totale circa 60 milioni lordi”. Una specie di “prendere o lasciare”, a un anno dalla scadenza del contratto. Ma Koulibaly aveva deciso di lasciare, forse già da qualche giorno, rendendo quella proposta della disperazione carta straccia. Il Chelsea lo stava già tampinando, lunedì scorso il sì di massima al Chelsea, il giorno dopo il via libera definitivo. Lasciamo perdere i soldi, circa 10 milioni a stagione, perché se fosse stato quello il motivo il colosso senegalese avrebbe già cambiato aria almeno due o tre anni prima.
Quando scatta una molla, diventa difficile – impossibile – fare retromarcia. L’amore eterno per Napoli ha lasciato spazio al desiderio-necessità di planare verso Londra, di soffocare qualsiasi rimorso o pentimento, come se fosse un pilota automatico del destino. Le prime dichiarazioni di Koulibaly dedicate al suo nuovo mondo Blues sono state un inno alla volontà forte di fare una nuova esperienza, in Premier perché è il campionato più bello che ci sia e perché si tratta di un premio strameritato alla sua infinita gavetta sfociata nella gloria. La Serie A perde un fuoriclasse vero, Napoli si sveglierà – ogni giorno di più – con il Maschio Angioino non più illuminato come prima.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".