Di Massimo Zampini
Aggiornato: 23 Settembre 2019
È cosa nota: la pausa nazionale è sempre straziante. Quella di settembre di più. Quella di settembre di quest’anno raggiunge dei livelli di non sopportazione raggiunti raramente.
Arriva in un momento in cui, mai come quest’anno, ci sono ancora troppi dubbi da chiarire. In cui non sappiamo se quello che abbiamo visto finora è calcio d’agosto, quindi davvero ingiudicabile, o un assaggio realistico di quanto dobbiamo aspettarci: vai a sapere, dunque, se Khedira è davvero rinato; se Higuain sarà quello che si libera di Koulibaly in mezzo metro e la spara sotto il sette, dunque il Pipita di due o tre anni fa, o quello un po’ dimesso dell’anno scorso; se Douglas Costa sarà straordinario anche nella costanza e non solo in quegli istanti, distribuiti nel corso dell’anno, in cui ha pochi rivali al mondo; se la difesa non si distrarrà come nel secondo tempo contro il Napoli o se per quel che la riguarda sarà un anno “emozionante” (cit. Gianni Agnelli nell’anno di Maifredi); se la Juve sarà quella della prima ora contro Napoli e Parma, e allora sì che ci divertiremo, o più quella delle ultime due mezzore, e allora ci sarà da aver paura; se vedremo a breve Sarri in panchina o dovremo ancora attendere; se lo Stadium (auguri, a proposito, per il tuo compleanno, festeggiato come sempre fino a oggi da campione d’Italia) sarà quello fantastico della prima in casa o quello più silenzioso di alcune serate dello scorso anno.
Come facciamo a saperlo, se si è già fermato tutto così presto per correre a vedere Armenia e Finlandia?
E che ne so, dopo due sole partite e dieci giorni inutili, se peserà più il problema degli esuberi, raccontato da diversi media con il consueto tono apocalittico che accompagna ogni evento intorno alla Juventus (pur se in anni non proprio dolorosissimi…) o l’effettivo rafforzamento della squadra, difficilmente discutibile se si considera che hai aggiunto de Ligt, Danilo, Rabiot, Ramsey e Higuain, perdendo sostanzialmente il solo Cancelo?
Ma non basta, perché la sosta ci lascia anche il caso Emre Can, esploso ovviamente in nazionale (perché le nazionali hanno anche questa controindicazione: chi ci va parla più a ruota libera, convinto forse che le notizie non arrivino da queste parti). Entrato contro il Napoli e due giorni dopo escluso dalla lista Champions, davanti a un bivio che indirizzerà il suo eventuale futuro bianconero: perderà fiducia ed entusiasmo o saprà riconquistarsi il posto in squadra come fece Lichtsteiner, altrettanto deluso nel settembre di qualche anno fa, ma tornato al suo posto già nel gennaio successivo? Avrà un ruolo significativo anche lui, nelle turnazioni indispensabili in questi periodi sovraffollati di partite, o sarà davvero l’ultima scelta dell’intera rosa?
Sono sincero: sono rimasto sorpreso quando ho letto della sua esclusione; giovane ma già esperto, intelligente, forte fisicamente, eccellente proprio contro l’Atletico nella notte più incredibile del 2019, mi spiace debba stare fuori proprio lui.
Mi hanno sorpreso ancor di più, però, le sue dichiarazioni polemiche, sbagliate quantomeno nei modi, se non anche nella sostanza, perché alla Juve le insoddisfazioni, se proprio non si riesce a tenerle per sé, vanno fatte presenti in società e non sui giornali.
Forza Emre, allora, via quei pensieri e quelle parole e testa al campo, perché chi ha vissuto quella notte sa che quell’esclusione non sarà la pietra tombale sulla tua esperienza bianconera.
Tra tanti dubbi e domande, dunque, teniamoci strette alcune certezze: 6 punti ad agosto in due partite complicate, l’allenatore prossimo al rientro e l’avvio di un ciclo tosto e intenso, decisivo soprattutto per le due partite di Champions contro Atletico e Bayer.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"