Di Massimo Zampini
26 Agosto 2021
Comunque vada a finire, una cosa è certa: ci studieranno nei libri di storia come la tifoseria che è riuscita a spaccarsi pure su Cristiano Ronaldo.
Tutti uniti e felici solo il giorno dell’arrivo, a tracciare aerei per la Grecia e impazzire per l’idea a) di avere con noi il giocatore più forte del mondo, b) di non avere più contro di noi chi ci segna un paio di gol a partita ogni volta che lo affrontiamo, talvolta pure in rovesciata.
Da lì in poi, gioia interrotta poche settimane dopo perché la società decide di sacrificare Caldara (nei libri di storia uno dei capitoli più interessanti e sconvolgenti sarà dedicato alla folta tribù dell’hashtag #Caldaranonsitocca).
Cristiano supera i venti gol nel primo campionato, vinto a marzo, elimina da solo l’Atletico Madrid in una delle partite più sensazionali mai viste in vita mia, segna all’Ajax all’andata e al ritorno ma non basta perché la squadra è spompata, senza molte idee (e titolari, senza farlo diventare un alibi). Qui partono i primi dubbi, di cui gli studenti dei secoli futuri troveranno diverse tracce: “Ma come, non era venuto per farci vincere la Champions? Prima arrivavamo in finale e ora con lui usciamo ai quarti con l’Ajax?”.
Resti? “Mil por ciento” e gran parte della tifoseria è felice – resti agli atti anche questo, eh! -, proprio come quando Cristiano fa gol ed esulta alla sua maniera, con lo stadio che lo segue con il suo leggendario siuuuu che invade lo Stadium e ogni stadio della serie A (rimarrà indimenticabile un grido collettivo di migliaia di juventini che si impadronisce perfino di un attonito San Siro). Avere Cristiano Ronaldo è un orgoglio, nel mondo si parla di noi sempre di più, vedi magliette bianconere in ogni dove e per me diventa più facile convincere ristoratori greci che fare vedere la partita della Juve a tarda sera sarà produttivo, perché c’è CR7 e la gente si fermerà a consumare qualcosa: tempo due minuti ed ecco tre ragazzi che lo vedono, lo indicano e sono seduti. Tranquillo, ristoratore, non mi ringraziare, solo dovere.
Ed ecco il secondo anno, la Juve in testa, arriva il Covid ma poi si riprende ed ecco un altro scudetto con Ronaldo che supera i 30 gol in campionato. Ma. C’è sempre un ma, se siamo alla Juventus, perché in Champions siamo circa come l’anno precedente: lui fa due gol nella partita decisiva ma la squadra (evidentemente in calo dopo un ciclo sensazionale, tra addii e ricambi non sempre semplici da azzeccare, altrimenti i cicli non finirebbero mai) esce con il Lione e allora rieccoci: “lo avevamo preso per vincere la Champions e ora usciamo con il Lione?”
E poi, lo segnalo a chi redigerà i libri di testo, l’anomalia più incredibile che da un po’ colpisce alcuni tra noi: essere spesso d’accordo con chi, tra media e opinionisti vari, ci detesta da sempre. Distrutti da 8-9 anni di scudetti ti dicono che vinci gli scudetti ma non giochi bene? Eccoci ad accodarci e a palesare insoddisfazione. Ti fanno presente che in Italia stai vincendo solo tu ma in Champions non trionfi da troppo tempo? Ecco che li chiamiamo scudettini, anche alcuni tra noi, perché manca la Champions, sempre la Champions, nient’altro che la Champions. Potevamo dunque non accodarci su Cristiano Ronaldo? Ovviamente no, quindi ecco i vari “è fortissimo, ma forse la squadra gioca peggio con lui, è individualista, egoista, pensa solo ai suoi record” e così via: me lo sento dire in tv, e fin qui vabbè, ma lo sento ripetere da tanti amici.
Così arriviamo al terzo anno, Cr7 è il capocannoniere della Serie A con 29 gol in una Juventus che sta cercando di passare indenne da un ciclo all’altro e arriva solo quarta, soffrendo, esce dall’Europa contro il Porto (stavolta stecca anche lui) e nell’anno più difficile vinciamo comunque un paio di trofei “minori” (uno dei due chi lo decide?).
E sia chiaro: non è certo perché ci dividiamo tra noi, se Ronaldo va via. Lui avrà voglia di cambiare (con la frenata Covid, le squadre che possono seriamente ambire a vincere tutto sono pochissime, generalmente possedute da emiri, sceicchi e oligarchi), la società avrà fatto le sue legittime valutazioni: un risparmio evidente, un ciclo che deve ripartire, altri giocatori su cui investire, chissà, i motivi possono essere tanti (il primo è che se lui vuole andare via, tenerlo controvoglia sarebbe probabilmente dannoso). Io sto solo raccontando di come lo abbiamo vissuto, di chi se lo è goduto e di chi no, perché “non si è vinta la Champions”.
E allora, se davvero vai, se davvero finisce tutto con un anno di anticipo, sappi che per me e la gran parte di noi è stato fantastico, che non si viene certo giudicati per avere vinto o meno la Champions in tre anni (altrimenti ciao Buffon, ciao Zizou, e compagnia ahimè piuttosto varia), che vincere con te è stato bellissimo. Che non so se avremmo conquistato i trofei di questi anni, senza i tuoi trenta gol a stagione mentre la squadra passava da un ciclo all’altro.
E che però, regola eterna che viene prima di qualunque giocatore, se tutto finisce, tu vai e la Juve resta. E per noi che restiamo – studenti del futuro, mettetelo agli atti -, conta solo la seconda, i giocatori che rimangono, quelli che arriveranno. Il resto, quando sarà finito, sarà solo un ricordo, l’ennesimo bellissimo ricordo.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"