Di Lapo De Carlo
31 Agosto 2020
Le ultime ore hanno registrato un certo sconforto tra i tifosi dell’Inter, parecchio sconcertati dalla decisione societaria di lasciar andare Tonali al Milan, pur avendo trattato il giocatore per mesi e raggiunto l’accordo col giocatore.
Qualcuno ha storto il naso persino per Vidal, Kolarov e altri, perché quando si ha fiducia o non la si ha, la lettura di una campagna acquisti può essere interpretata a piacimento.
Nell’epoca dei social nemmeno un triplete sarebbe sufficiente a mettere tutti d’accordo, figuriamoci se si è all’inizio di un guado, con un allenatore rimasto contro ogni pronostico, dopo un vertice particolarmente aspro e un cambio di strategia condiviso per necessità, più che per approvazione plebiscitaria.
Conte aveva anticipato che la dirigenza aveva altri principi, diversi dai suoi e la scelta di non prendere più Tonali (e Kumbulla) pare essere tutta sua.
Si può essere dispiaciuti, non essere d’accordo con la linea intrapresa, purchè non si esageri col processo di auto flagellazione che storicamente avviene tra i tifosi nerazzurri, accompagnati da una stampa che mostra loro scenari apocalittici un giorno e un futuro esaltante l’altro.
Si è parlato di una squadra invecchiata per vincere ma non è esattamente vero.
I nomi in uscita sono infatti Borja Valero (35 anni), Vecino (29 anni), Biraghi (27), Asamoah (31) e forse Brozovic (27), a favore di nomi (eventuali) come Kantè (29 anni), Kolarov (34), Vidal (33), Ndombélé (24).
La media resta pressoché invariata, la qualità si alza e l’esperienza per poter arrivare a qualcosa di importante aumenta.
Si sta cercando di comprendere il destino di Skriniar ed Eriksen. La società deve puntellare anche la rosa dando a Conte giocatori più adatti alle sue idee e per questo si parla di Fares, Darmian e un attaccante che non ha ancora una definizione precisa. Basti pensare che la stampa ha fatto riferimento a Giroud, come a Pinamonti o Cornelius.
Come sempre però è l’angolazione delle cose a fare la differenza e, se la critica o le perplessità verso l’inizio della campagna acquisti, è legittima perché fa parte della dialettica delle cose, è altrettanto vero che ci si sta abituando a fare delle considerazioni sempre troppo parziali.
La reazione emotiva presenta una scena in cui l’Inter avrebbe perso il nuovo Pirlo, la società sarebbe in ostaggio di Conte, Marotta sull’orlo di una crisi di nervi, mentre Piero Ausilio tramerebbe da sempre nell’ombra, preservando il suo posto grazie a strane situazioni interne. L’Inter sarebbe dunque allo sbando, con un proprietario che non può investire più di tanto, dopo aver illuso i tifosi di voler prendere Lionel Messi.
Presa così è chiaro che ogni mossa nerazzurra viene letta sempre in modo malizioso, al ribasso, come se anche la scorsa stagione fosse arrivata quinta o sesta e la dirigenza fosse la stessa da un decennio.
Al contrario l’Inter è arrivata seconda e ha conquistato una finale di Europa League, con un dirigente che è considerato il migliore in Italia, insieme ad tecnico ritenuto uno dei tre migliori allenatori del nostro Paese, con una proprietà che sta sanando un bilancio disastroso (mai ricordato abbastanza), progettando un nuovo stadio, dopo aver investito su un bene immobile come la Pinetina.
L’Inter non sarà ancora al livello del Bayern o della stessa Juventus, le scelte della società probabilmente non sono condivise da tutta la governance, così come dalla stessa stampa e la tifoseria, ma questo accade anche in altri club e in pochi anni ha fatto passi importanti. Per questo e per altro meriterebbe una lettura delle sue vicende più equilibrata, invece di svenderla istericamente.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.