Di Lapo De Carlo
13 Gennaio 2022
Il successo di mercoledì sera in casa contro la Juventus esalta molto, insegna altrettanto e ha più narrative.
Le tante fotografie della Supercoppa riflettono un vortice di emozioni che hanno caratterizzato anche i giudizi su prestazione, valori, meriti, errori e metro arbitrale.
Le storie della partita vanno dal rigore di Chiellini su Barella non concesso, che ha causato l’eccessivo nervosismo dell’Inter e una ventina di minuti di agonismo senza controllo, durante i quali la Juventus ne ha approfittato per fare il gol dello 0-1, grazie alla mancata marcatura di McKennie da parte di de Vrij e impensierendo la difesa in altre due occasioni. Passata l’energia dovuta all’entusiasmo per il gol inaspettato, l’Inter è tornata ad essere sé stessa, riuscendo a disegnare le sue geometrie, rallentando e costruendo delle palle gol, arrivando al pari dopo un altro atterramento in area, questa volta ai danni di Dzeko.
Lautaro dal dischetto ha calciato un rigore perfetto e la partita si è definitivamente indirizzata a favore della squadra di Inzaghi.
Allo scadere della prima frazione un altro possibile rigore su Bastoni è stato snobbato, nonostante fosse stato ostacolato da una gamba non abbastanza lesta a ritrarsi. Accentuata o no che fosse la caduta era un fallo che non è stato nemmeno considerato.
L’intervallo è servito a mettere più testa e meno gambe nella partita ma non è servito a sbloccare alcuni giocatori apparsi ancora imballati, tra questi Dzeko e Calhanoglu.
L’Inter ha dominato ma la Juventus, a corto di titolari, pur avendo Dybala in panchina, ha fatto la partita che quest’anno sa fare meglio, chiudendosi e ripartendo, alimentando il paradosso di una stagione in cui se Allegri delega il gioco agli avversari ottiene di più, rispetto a quando è costretto a costruire.
I tanti cambi di Inzaghi hanno innervosito molti tifosi ma alla fine il gol del 2-1 è arrivato proprio grazie alle sostituzioni, quando Di Marco ha crossato per Darmian, e Sanchez ne ha approfittato per segnare il gol più importante da quando è in nerazzurro.
I supplementari sembravano aver incanalato la gara verso i rigori ma forse è vero che la convinzione è un prodotto dell’autostima e resta in dote a qualunque squadra abituata a vincere più di altre.
La Juventus in questi anni ha vinto tante partite destinate al pari, conquistate grazie alla mentalità e una determinazione che le ha permesso di sussurrarsi che non era finita fino a quando non era finita. È successo all’Inter contro i bianconeri ed è accaduto anche domenica contro la Lazio.
Il calcio però insegna che specialmente in Italia si va sempre in soccorso dei vincitori e la narrazione critica viene bandita, Inzaghi però ha certamente notato che la squadra dovrà avere la testa più fredda in occasioni del genere, ad esempio domenica prossima contro l’Atalanta di Gasperini.
L’Inter è davvero forte e lo dimostra da inizio stagione ma come insegnava Julio Velasco, è proprio quando vinci che devi analizzare le cose che non hanno funzionato, come alcuni errori vistosi di de Vrij, Brozovic e il sistema difensivo nella ripresa, quando Bernardeschi ha avuto due occasioni per far tornare la Juventus in vantaggio. La frenesia della partita ha portato errori ma anche a giocate magnifiche, come quelle di un grande Bastoni e dello stesso de Vrij, il quale ha sfiorato il gol e salvato la porta su Bernardeschi, dopo l’errore di Brozo.
L’Inter deve continuare a giocare partite del genere, con avversari che insegnino a confidare sulle proprie qualità e scoprire i limiti. Le sfide di alto livello servono a questo e saranno utili anche contro il Liverpool, che forse mostrerà impietosamente quali siano i difetti di produzione della squadra ma anche i margini di crescita. La Supercoppa è “uno titulo” ed è come se in un videogioco avesse fatto un maxi-rifornimento di energia. Non importa solo quanto valga la Supercoppa ma come si è vinto e l’Inter lo ha fatto nel modo più esaltante possibile.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.