Di Lapo De Carlo
26 Novembre 2021
L’Inter negli ultimi giorni ha alzato il morale dei tifosi ad un livello ancora inusitato questa stagione. In realtà il tipo di euforia che si respira in questi giorni ha un sapore diverso rispetto al periodo di Conte e in parte prescinde dal fatto che a fine stagione l’Inter possa alzare un trofeo o meno. Si tratta di tre ragioni distinte e collegate.
La prima parte invariabilmente dai risultati, i quali nelle ultime due partite hanno eccitato le speranze e l’autostima dell’ambiente con due vittorie incredibilmente importanti.
Col Napoli ha spezzato il tabù degli scontri diretti, nei quali l’Inter non vinceva mai pur giocando meglio per 70 minuti, riuscendo ad avvicinarsi al Milan e allo stesso Napoli, passando da -7 a -4.
La vittoria di mercoledì è ancora più importante per essere riusciti a ritornare agli ottavi di Champions, con un turno di anticipo, contro una formazione con la quale l’Inter non riusciva a segnare da tre partite, nonostante l’impressionante numero di occasioni create.
Alla fine del primo tempo sembrava di rivedere la fotocopia delle altre sfide agli ucraini, con un arbitro che oltretutto aveva cancellato un gol regolare per una spinta impercettibile dell’attaccante argentino. Legittimo se questo fosse stato il metro di misura, ma poco prima l’arbitro aveva deciso di sorvolare su un fallo in area sempre su Lautaro per quella che in quel caso aveva invece giudicato come una spinta non sufficiente a fischiare il rigore.
Il risultato è tanto importante da aver generato all’interno della squadra un’armonia che sembra stia dando un’ulteriore spinta ai rinnovi arrivati prima da Lautaro e Barella e ora, molto più impensabilmente, con Brozovic e sembra anche Perisic.
La seconda ragione si riflette su un gioco che appare evidentemente più divertente e imprevedibile e coinvolge nella fase offensiva almeno sette giocatori.
Il fatto che l’Inter crei così tanto e sprechi molto fa perdere di vista il fatto che è l’attacco migliore del Campionato. Tutti sembrano divertirsi di più, dal pubblico agli stessi giocatori e l’euforia aumenta proprio per come maturano i risultati.
La terza questione è identitaria. Con Conte, al di là di meriti indiscutibili c’era una squadra e un ambiente che sembravano più orbitare intorno alla sua figura. L’Inter che vinceva o che si avvicinava di più a questo concetto sembrava dipendere soprattutto da un trapianto di mentalità senza cui sarebbe stato impossibile conquistare uno scudetto o arrivare alla finale di Europa League. L’addio di Conte, Hakimi e Lukaku, oltre alla sfortuna che si era abbattuta su Eriksen, aveva dato la netta sensazione che questo organico fosse depotenziato al punto da non poter essere in grado davvero di lottare significativamente.
Può anche darsi che alla fine della stagione non vinca niente ed esca agli ottavi per mano di una squadra più attrezzata ma quello che stiamo vedendo oggi è un collettivo sul quale si piò aggiungere, costruire e non rivoluzionare.
L’Inter di Inzaghi non ha più fenomeni come Hakimi ed Eriksen, non ha più un punto di riferimento come Lukaku (che oggi nel Chelsea non se la passa così bene) e ha perso molto individualmente ma, paradossalmente, ha guadagnato collettivamente.
La squadra si muove in modo più uniforme e partecipativo e il vero piacere sta nel vedere quanto i giocatori in campo si aiutino e si sentano davvero squadra, anche senza qualcuno che glielo ricordi urlando dalla panchina.
Ora c’è il Venezia, una formazione tosta che sta facendo un buon campionato. Ha vinto le ultime due partite contro la Roma e il Bologna al Dall’Ara, ha recuperato tutti i suoi giocatori dagli infortuni, mentre l’Inter farà riposare Barella, Perisic e forse anche Darmian, vedremo se anche Lautaro. Giocare in un campo così difficile con le cosiddette seconde linee è un azzardo necessario, troppi giocatori non hanno pause e necessitano di almeno un turno di riposo. Il problema è che non è possibile lasciare per strada nemmeno un punto dopo tutto lo sforzo che si è fatto per guadagnare stima e punti. Anche perché dall’euforia all’Inter si passa al brontolio nel giro di 5 minuti.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.