Di Lapo De Carlo
16 Settembre 2021
Abbiamo tutti la tentazione di trovare il senso a tutte le cose, a spiegare qualunque situazione con una ragione, perché se questa viene a mancare c’è una vertigine che disorienta.
Il giorno dopo la sconfitta ingiusta, a due minuti dalla fine, contro un Real di qualità, salvato però in ben quattro occasioni da Courtois e dall’imprecisione degli attaccanti nerazzurri, resta l’amarezza di una sorte priva di giustizia, in cui il finale non è come nei film americani.
Nella vita vincono i cattivi, quasi mai i buoni e, se giochi bene, a tratti meglio dell’avversario, quello vince con un golletto alla fine, quando sei sfibrato da una gara dispendiosa dal punto di vista tecnico e atletico. In qualche modo ricorda la partita persa in casa col Bayern nel 2011, quando dopo una gara equilibrata nella quale l’Inter aveva avuto più occasioni, era arrivata una sconfitta al 90° con gol di Gomez. Al ritorno ci fu la grande impresa: questa volta è persino meno grave perché è la prima partita di un girone.
Ci si è voluti illudere che questa squadra non avesse perso nulla, senza considerare che se si perdono quattro pedine fondamentali non è possibile risolvere tutto con delle buone idee.
L ‘Inter è stata costretta a sostituire dei giocatori importanti e l’allenatore dello scudetto per un grosso problema della proprietà e della crisi contingente. Non avrebbe voluto privarsi di Hakimi, Lukaku, Conte ed Eriksen ma è successo a causa di circostanze indipendenti dalla propria volontà.
La campagna acquisti, intelligente e realizzata con il poco a disposizione, è stata scambiata per un calciomercato che ha quasi rinforzato la squadra. Non è così, si gioca persino meglio collettivamente ma se incontri il Real Madrid, come il Bayern o qualunque squadra inglese emergono aspetti che puoi arginare ma le cose devono anche girare nel verso giusto.
Ho letto, dopo solo quattro partite ufficiali, tifosi già esasperati commentare quanto il bel gioco non porti gol. Quindi dovrebbe giocare male?
La realtà delle cose si traduce in una squadra che ha delle lacune già evidenti. Alcune sono risolvibili, altre no. Partiamo però dal presupposto che se una delle otto palle gol (di cui quattro davvero clamorose), ottenute nel corso della partita, fosse entrata, oggi si celebrerebbe una squadra che ha vinto con la “forza delle idee” e tutta la narrazione classica che si consegna alla storia. Se avesse pareggiato, oggi ci sarebbe tutt’altra percezione delle cose e si guarderebbe a questa squadra con molto più rispetto. Invece ha perso con un gol a due minuti dalla fine, arrivato per una distrazione di Vecino e ci si ritrova con un pianto sulla miseria e sulla presunta pochezza.
Skriniar è stato strepitoso, Brozovic fino a quando ha retto fisicamente quasi perfetto, Barella ha corso ovunque, anche troppo e Perisic ha fatto la miglior partita da inizio stagione. Simone Inzaghi ha fatto dei cambi spiegabili solo con la necessità di preservare fisicamente alcuni giocatori. Nel corso della settimana ci sono costanti aggiornamenti con lo staff medico e si decide di fare attenzione più di quanto non fosse in passato perché non è normale giocare ogni tre giorni per otto mesi, pretendendo oltretutto un ritmo e una qualità sempre elevati.
Se avesse tolto Lautaro e Perisic perché non li vedeva bene sarebbe certamente più grave ma è molto difficile che il motivo sia questo.
Inzaghi ha delle responsabilità ma se si gira e in panchina e vede Di Marco, Vecino, Vidal e Correa che sono ottimi giocatori, è un conto. Se Ancelotti invece trova Isco, Camavinga, Rodrygo, Asensio e Mariano è un’altra faccenda, tanto più che dell’Inter di quest’anno si parla solo di obiettivo degli ottavi, non un’ambizione così esaltante. In Campionato invece l’Inter ha la necessità di credere nello scudetto perché il livello delle avversarie non è migliore del suo. Pretendere che questa squadra possa fare meglio dell’anno scorso è irrealistico e ingiusto.
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.