Di Alfredo Pedullà
21 Aprile 2020
Ci sono due strade, quelle del Napoli, che non obbligatoriamente convergeranno. Anzi. Il primo snodo è quello che conduce a Lorenzo Insigne, fresco di congedo professionale con Mino Raiola dopo una breve convivenza. Il secondo porta direttamente dalle parti di Arkadiusz Milik, una situazione molto delicata non fosse altro perché stiamo parlando di un contratto non troppo lungo in scadenza, come quello di Gigio Donnarumma, nel 2021. E quando ci troviamo a poco più di un anno dallo stop e non hai rinnovato, sono sempre più in aumento le chance di un addio per evitare un “bagno di sangue” a parametro zero. Il Napoli proverà ancora a convincerlo, tuttavia oggi la situazione è in un vicolo cieco. Sono due situazioni diverse, se vogliamo agli antipodi, rispetto alla scorsa estate quando sembrava indispensabile trovare una soluzione di assoluto gradimento per Insigne, mentre il gigante polacco era sulla carta assolutamente intoccabile. Le situazioni cambiano, anzi si ribaltano, nel giro di pochi mesi. E le motivazioni sono chiare.
Lorenzo Insigne aveva scelto Raiola semplicemente perché pensava di poter trovare una soluzione rapida e competitiva che gli consentisse di lasciare Napoli magari per guadagnare di più. Oggi Lorenzo ha un ingaggio netto di 4,5 milioni a stagione ma Raiola è lo stesso che ha consentito a Verratti di portarne a casa, in sede di rinnovo, ben 17 netti a stagione da parte del Paris Saint-Germain. Insomma, la conclusione è semplice semplice: se vai con Raiola, il tuo conto in banca si gonfia a dismisura. Soltanto che, nel caso di Insigne, l’estate scorsa andammo a sbattere contro un palo altissimo, quello rappresentato dalla valutazione del cartellino, un’esagerazione. Per De Laurentiis sarebbero serviti non meno di 70-80 milioni per aprire alla cessione, una cifra ritenuta evidentemente eccessiva per un ragazzo del ’91, quindi non più un ventiduenne o un ventitreenne in carriera. In un caso del genere neanche uno davvero bravo come Raiola può fare miracoli, semplicemente perché in giro per l’Europa non ci sono troppi club – praticamente nessuno – disposti a investire cifre così impegnative per un quasi trentenne.
E così, un anno dopo, la separazione consensuale è stata una liberazione anche per Raiola. Il motivo è chiaro: il Re Mida degli agenti italiani, quando entra in scena rilevando una procura, lo fa per guadagnare e per fare guadagnare, una doppia partita (andata e ritorno) da giocare contestualmente a campo aperto, sfruttando tutte le situazioni e le sponde favorevoli. Quando Raiola capisce che non esistono margini di manovra, il motivo della sua presenza sfuma in modo definitivo. Ecco perché l’addio è stato vantaggioso per entrambi: sia per l’agente che non dovrà lambiccarsi il cervello alla ricerca di una soluzione quasi impossibile (oggi difficilmente dal mercato arriverebbero proposte superiori ai 40 milioni e a quelle cifre De Laurentiis neanche avvierebbe una trattativa), sia per Lorenzo perché ci sarà eventualmente l’opportunità di prolungare il contratto, legandosi più o meno a vita al Napoli, magari portandolo dal 2022 (attuale scadenza) al 2025. Tutto questo con la benedizione di Gattuso, l’allenatore che lo ha fatto rifiorire dopo una fase abbastanza banale (per non dire inconcludente) come quello vissuta con Carlo Ancelotti.
Se la vita, quindi anche il calcio, è fatta di motivazioni, ecco che il nuovo Insigne torna lanciassimo sull’autostrada, in corsia di sorpasso e con il motore rombante. L’esatto contrario rispetto a quell’utilitaria che, a lungo, aveva sbuffato a centro corsia senza la minima possibilità di inserire, non diciamo la quinta marcia, ma neanche la terza. Ennesima e forse definitiva dimostrazione che, se accanto non hai l’allenatore giusto, entri in un tunnel che rischia di diventare infinito. Il nuovo Insigne assomiglia al vecchio: motivato, ispirato, al servizio, bandiera. Difficile prevedere sorprese in relazione al fatto che l’azzurro resterà un colore sempre più scolpito sulle pelle; dovrebbe accadere qualcosa che oggi pare inimmaginabile per ribaltare uno scenario fin troppo nitido.
Milik è un’altra storia, fatta anche di rimpianti in casa Napoli per gli infortuni assurdi che hanno minato il suo rendimento. Se non avesse avuto tutti quei contrattempi, di sicuro il ragazzone si sarebbe fatto largo a suon di gol. Chi mette in discussione il suo talento evidentemente ha avuto poche possibilità di vederlo in azione, oppure ha trascurato alcuni aspetti, anche quelli che toccano la tecnica pura oltre che un fisico da granatiere che lo porta spesso a giocare di anticipo contro qualsiasi tipo di difensore. Nell’ultimo periodo Arkadiusz si è talmente intristito da ritenere ormai ai titoli di coda la sua avventura con il Napoli. Non vuole rinnovare, proveranno a convincerlo, ma all’alba dei 26 anni si sente pronto per una nuova esperienza. Il Napoli gli ha messo sotto il naso, in più occasioni, un prolungamento ottimo e abbondante, rimasto però in stand-by.
Il fatto che la Juve lo abbia puntato, magari non come primissima scelta per sostituire Higuain, è la sintesi della grande stima che Sarri ha nei riguardi del giraffone apprezzato nell’ultima parte della sua esperienza napoletana. Soltanto che gli uomini mercato di De Laurentiis, dopo aver metabolizzato il desiderio (definitivo?) di non rinnovare, hanno stabilito che Milik non andrà via per meno di 50 milioni, pur essendo a un solo anno dalla scadenza. Semplicemente perché il Napoli ritiene che il cartellino non valga meno di 70-80 milioni, forse perché si fa forte dell’interesse di altri club (Tottenham e Chelsea in testa) che, rispetto alla Juve, non si creerebbero scrupoli a pagare una cifra importante un anno prima della scadenza.
Il Napoli ha stabilito un altro passaggio obbligato che possiamo sintetizzare così: non soltanto non si avvieranno trattative sotto i 50 milioni, a costo di rischiare il testacoda a parametro zero, ma oggi l’idea è quella di non accettare contropartite tecniche. Esempio: la Juve ha deciso di mettere un Bernardeschi o un Romero sul piatto? Al Napoli non interessa alcun tipo di soluzione, con tutto il rispetto per i suddetti profili, ammesso e non concesso che possano essere traiettorie giuste. Il Napoli ha solo necessità di fare cassa e di utilizzare quei soldi per individuare gli obiettivi già selezionati (per esempio Azmoun dello Zenit) senza essere costretto ad accettare altre proposte. Il mercato è libertà e autonomia: tu puoi stabilire il prezzo di un cartellino, il club interessato è libero di pagare o di non pagare ma non può proporre uno scambio con la pretesa che venga accettato.
La rivoluzione del Napoli è partita a gennaio con alcune mosse significative per luglio (Rrahmani e Petagna), con la totale benedizione di Ringhio Gattuso. Molto presto andremo all’incrocio Insigne-Milik, strade diverse: il primo destinato a restare ancora per tanto tempo, forse a vita; il secondo con la valigia pronta ma soltanto a patto che a casa De Laurentiis arrivi un’altra valigia piena di bigliettoni fino ad arrivare ai famosi 50 milioni. Sono queste, oggi, le due strade del Napoli. Ma altre ce ne saranno, all’interno di un’inevitabile nuova alba per chi ha quei colori nel cuore.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".