Di Alfredo Pedullà
3 Giugno 2020
Mauro Icardi riscattato dal Paris Saint-Germain non è un fulmine di fine maggio. Oppure chissà quale rivelazione nel bel mezzo del gran caos relativo alla ripartenza della Serie A. Mauro Icardi riscattato dal Psg è la logica conseguenza della fine di un rapporto, quello con l’Inter, certificato già la scorsa estate e che non aveva bisogno di rivisitazioni o di pentimenti. Se vogliamo, si tratta di un affare per tutti, intanto del Psg che si ritrova un attaccante ancora giovane (classe 1993) e che ha dimostrato di essere uno dei migliori specialisti in circolazione. Ma anche dell’Inter, cercheremo di spiegare perché, considerato che margini per un chiarimento non ne esistevano più da un pezzo: la corda si era spezzata irrimediabilmente e quando il dialogo finisce il rischio forte è quello di farsi i dispetti vita natural durante. Quindi, meglio salutarsi per evitare nuove incomprensioni o fratture.
Il Psg avrebbe dovuto pagare 70 milioni, la cifra pattuita alla fine di agosto 2019 quando Marotta e Ausilio furono molto bravi a concludere un’operazione che sembrava abbastanza complicata. Conte aveva chiuso a Maurito, soprattutto lo aveva fatto la proprietà, a seguito di troppe frizioni che ne avevano minato il rapporto. Aggravante: Icardi era il capitano, quindi avrebbe dovuto avere il controllo di situazioni che aveva perso di vista, non esclusivamente per colpa sua, ma anche e soprattutto per gestioni mediatiche della signora Wanda Nara che avevano reso impossibile il rapporto.
Leonardo aveva avuto l’intuizione giusta: sapendo che Cavani sarebbe andato in scadenza, nel bel mezzo del naufragio della trattativa per il ritorno di Neymar al Barcellona, portarsi avanti con il lavoro bloccando uno specialista come Maurito aveva rappresentato la mossa di chi aveva giocato d’anticipo senza sprecare troppo tempo. L’inserimento di Icardi nello spogliatoio non era stato da rose fiori e tappeti rossi stesi, ma nessuno può meravigliarsi in tal senso, considerato che in quello stanzone il senso di appartenenza te lo costruisci con il tempo e il comitato di accoglienza te lo devi meritare. Dobbiamo sottolineare un concetto, fondamentale: l’ex Inter ha saputo aspettare, non ha vissuto di frenesie, non ha commesso errori che potessero mettere in discussione la famosa fase di inizializzazione, quella che diventa fondamentale per farti accogliere nel migliore dei modi. E’ andato in campo, non da titolare fisso, ha segnato e partecipato, ha contributo in silenzio, ha scalato qualsiasi montagna di diffidenza – anche la più piccola – integrandosi nel migliore dei modi. Passaggio fondamentale per mettere il primo mattone sulla strada del totale riscatto personale.
Poi è arrivata la pandemia… Che vi sembrerà una barzelletta visto che parliamo di calciomercato, ma evidentemente non è così perché i bilanci di qualsiasi società ne risentono e il ridimensionamento, anche parziale, diventa una necessità. Leonardo ha sempre manifestato l’intenzione di riscattarlo ma da fine marzo in poi ha lanciato messaggi eloquenti: 70 milioni sono troppi, fateci uno sconto. E’ partito da 45 più bonus, è salito a 50 senza bonus, mentre l’Inter è scesa da 70 (la cifra concordata la scorsa estate) a 60 più bonus. Poi la fumata bianca, l’Inter ha accettato l’ultima proposta del club francese: 50 milioni più 8 di bonus abbastanza facilmente raggiungibili. Stretta di mano e firme prima del 31 maggio con annuncio proprio domenica scorsa, rispettando la tempistica al millimetro. Cosa sarebbe accaduto se le due società non avessero trovato l’intesa entro il 31? Sarebbe stato necessario rimescolare le carte, ricominciare da zero, procrastinare i tempi, magari creando qualche malumore rispetto alla necessità (evidentemente reciproca) di andare a dama nel rispetto delle scadenze preventivate. Il Psg ha lo specialista che voleva, potrà gestire meglio il futuro, vedremo se Icardi è stata una scelta avallata da Tuchel, oppure se – sotto sotto – dietro l’angolo ci sarà un allenatore diverso per l’apertura di un nuovo ciclo. E’ stato fatto anche il nome di Max Allegri, di sicuro non campato per aria o per provare a indovinare. Vedremo. Ma noi pensiamo che qualsiasi padrone della panchina, vecchio o nuovo che sia, possa avallare un organico che comprenda un centravanti come Icardi. Qui si trattava soltanto di ripristinare un minino di serenità nella testa di un ragazzo che era passato in pochi mesi da “bandiera indiscussa e quasi eterna dell’Inter” a “sopportato, scaricato, l’importante è trovare una strada per liberarcene”. Sono cose che psicologicamente incidono, non ha importanza per colpa di chi, se vogliamo per colpa di tutti. Ma se tu sei il capitano e litighi con la tua gente anche per quanto scrivi in una biografia, significa che la corda si è spezzata definitivamente. E che il tuo club del cuore, ormai vecchio club del cuore, ha avuto molti più problemi rispetto a quelli che ne hai dovuti sopportare tu per essere finito ai margini. L’Inter mai avrebbe discusso Icardi in condizioni di normalità, è stata l’anormalità che ha creato una frattura insanabile. Tu resterai Maurito, un grande centravanti, ma adesso tutti i tempi sono al passato, non si vive di rimpianti: la vita calcistica di un predone d’area è come quella di tutti, volenti o nolenti, mica tanto lunga. Quindi è giusto che tu te ne rifaccia una ragione ma non più sulla mia pelle, dopo un rapporto diventato ben presto ingestibile. Parigi val bene una svolta, è andata proprio così.
Ora, chi vuole fare polemica a prescindere non ha perso occasione per criticare l’Inter. Il fulcro di questo discorso passava attraverso questo ragionamento con successiva domanda: “Ma come, fino a qualche anno chiedevi 110 milioni per il cartellino di Maurito, obtorto collo sei stato costretto a scendere fino a 70 milioni e non pretendi che quella cifra ti venga bonificata sull’unghia?”. Le solite critiche o constatazioni con il senno del poi che evidentemente non tengono conto di tanti variabili impazzite, non ultima il virus che ha ridimensionato (e ridimensionerà) le quotazioni dei cartellini. Ma, se vogliamo, non è soltanto quella la spiegazione: prima di lasciare l’Inter, lo stesso Icardi si era dovuto sobbarcare un lungo periodo di stop, inattività, punizioni, ridimensionamento, allenamenti isolati che avevano minato il rendimento della stagione precedente. Quindi, sarebbe stato già un grosso successo non farsi prendere per la gola come ha fatto l’Inter, diciamolo forte e chiaro: se qualcuno avesse proposto 40-45 milioni la scorsa estate, già una piccola riflessione avresti dovuto farla sull’opportunità di rifiutare alla luce di tutte le suddette situazioni che avevano messo il club nerazzurro in una posizione molto debole.
Ecco perché crediamo che sia stata una grande operazione da parte dell’Inter, indipendentemente dalla plusvalenza. Una super plusvalenza: Icardi fu acquistato dalla Samp per 13 milioni, c’era ancora Massimo Moratti al timone; tra ammortamenti e situazioni varie l’attivo si avvicina a 50 milioni, un colpo da novanta. Non c’erano altre strade per l’Inter: aspettare avrebbe significato rischiare, con la possibilità concreta di doversi accontentare di una cifra anche inferiore. Del resto altre pretendenti per Icardi non ce n’erano, visto che bisogna sempre tenere conto di un particolare, ovvero che qualsiasi destinazione sarebbe passata o passerebbe attraverso il gradimento del diretto interessato. La Juve? Ha sempre seguito Maurito ma pensare a un tavolo di lavoro con l’Inter alla ricerca di una soluzione sarebbe stata un’altra ripidissima salita. Se proprio il Psg volesse cedere Icardi a un club italiano entro le prossime due sessioni di mercato, all’Inter spetterebbero altri 15 milioni, ovvero l’ennesima bella fetta di una torta già ricca di panna. Ora, nulla escludiamo quando parliamo di calciomercato, ma se il Psg avesse riscattato l’attaccante per cederlo già nei prossimi mesi, beh non sarebbe proprio una strategia da top club. Di nulla ci stupiamo ormai, tuttavia i top acquistano oppure lasciano perdere, solitamente non fanno certo da sponda, indipendentemente dai rapporti in essere con tizio o con caio.
Andiamo a stringere, la morale di questa storia è abbastanza scritta. Prendere un attaccante più forte di Icardi, di sicuro ce ne possono essere più forti ma non tantissimi, avrebbe comportato una spesa di sicuro superiore ai 50 milioni più 8 di bonus, quindi il ragionamento del Psg appartiene a una logica cristallina e coerente.
Un anno di apprendistato ha consentito di conoscere l’ambiente, la gente, lo spogliatoio, i compagni e con una preparazione di quelle giuste di sicuro il motore del ragazzo argentino potrebbe essere quello rombante dei tempi belli. L’Inter si è tolta un grande pensiero, avrà un eccellente tesoretto da aggiungere al budget di mercato, si dedicherà a Lautaro che spinge per il Barcellona e alle altre situazioni che potranno comportare gli aggiustamenti chiesti da Conte per una squadra ancor più competitiva. Non si vivrà di rimpianti, in questo caso, anche se Icardi dovesse fare 25 gol e tornare (ci sono i presupposti) lo specialista che in area non fa sconti a chicchessia. Non era una storia di gol ma di rapporti deteriorati, compromessi, abbondantemente ai titoli di coda. Ecco perché Icardi alla parigina è un affare per tutti, Inter compresa.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".