Di Alfredo Pedullà
22 Settembre 2020
Ci sono storie che sembrano favole, a lieto fine, di calciomercato. Un esempio illuminante: Diego Godin al Cagliari. Una di quelle situazioni che fanno impazzire i tifosi, a lungo titubanti e pronti a porsi una domanda che sembra quasi un incubo: è possibile che un campione di questo livello decida di chiudere la carriera nel sia pur glorioso Cagliari, quando – fino a poco tempo fa – giocava le finali di Champions con l’Atletico e sembrava destinato a un futuro diverso? Sì che è possibile. Anzi, è una prodezza completata dal Cagliari, ulteriore conferma che, davvero, i sogni aiutano a vivere meglio soprattutto quando si concretizzano.
Il bello di questa vicenda, già di per sé straordinaria, è l’antefatto. Questo: la signora Godin si chiama Sofia Herrera, figlia di Pepe che proprio a Cagliari ha giocato negli Anni Novanta. Quella città ha dato i natali a Sofia nel 1993, qui si capisce quanto e come il sentimento abbia il sopravvento su qualsiasi altra cosa. In buona sostanza, quando Diego ha capito che non avrebbe avuto più un futuro nell’Inter, scelta precisa di Conte, ha scelto lui la destinazione per chiudere la carriera, comunque per vivere una delle ultime tappe di un prestigioso percorso. Così ha deciso per Cagliari e per il Cagliari, mettendo da parte il Rennes (che lo stava corteggiando anche con una certa insistenza) e tutti gli altri club che avrebbero fatto carte false pur di averlo. Magari giocando anche al rialzo sull’ingaggio perché non può essere una questione di soldi quando hai la straordinaria opportunità di convocare Godin e consegnargli le chiavi della difesa.
Ma perché il rapporto tra l’Inter e questo uruguaiano orgoglioso è finito dopo neanche un anno? Ricordiamo che Diego arrivò in nerazzurro a parametro zero, a seguito di un fantastico percorso con l’Atletico, quasi tra le lacrime del Cholo Simeone che non voleva rassegnarsi e perdere un fenomeno del genere. Ma che poi capì chiaro e tondo che Godin si sentiva pronto per un’esperienza diversa, con tanti saluti alla Liga e a un contenitore inesauribile di bellissimi ricordi. L’accordo fu trovato a parametro zero, un succulento triennale da quasi tre milioni a stagione, ancor prima dell’arrivo di Conte in panchina. Meglio: si sapeva che presto il condottiero Antonio si sarebbe materializzato al posto di Spalletti, ma quando Godin mise nero su bianco non c’erano certezze assolute.
Poi arrivò Conte, preteso da Suning, e si scoprirono gli altarini sicuramente non tecnici (chi può discutere un difensore centrale di quel livello?) ma tattici. Ovvero che, abituato da sempre ad agire in una linea a quattro, il roccioso uruguaiano avrebbe avuto non pochi problemi in una linea a tre. E quando Conte si mette in testa una cosa, i dettagli sono sentenze, altro che storie. Fatto sta che Godin ha trascorso una buona parte della stagione in panchina, scaricato e sacrificato in nome del rampante Bastoni. Dopo il lockdown si è fatto trovare pronto, prontissimo, al punto anche da segnare in finale di Europa League, ma il suo destino era segnato. Un altro anno di anticamera non lo avrebbe voluto vivere, così via al balletto di mercato e a una scelta tutta sua, avallata in fretta dal presidente Giulini.
Il Cagliari è abituato a questi colpi di mercato: la scorsa stagione Nainggolan, che in Sardegna sperano di rivedere presto, tentativi per diversi campioni non più in tenerissima età, le ambizioni di un club che vuole regalare solide certezze, magari convocando gente di uno spessore nettamente superiore alla media. Quando vennero fuori le voci di una trattativa in corso, con l’Inter che avrebbe regalato il cartellino senza pretendere un solo centesimo, Giulini aggirò furbescamente la fuga di notizie mandando messaggi sull’impossibilità o quasi di chiudere un’operazione del genere. Strategia comprensibile. Era il 10 settembre, ma non tanto stranamente nei giorni precedenti il Cagliari aveva mollato la presa per Federico Fazio, un altro difensore esperto e di qualità ma di sicuro inferiore allo straordinario Diego.
Quello era un indizio talmente chiaro che il bluff di Giulini apparteneva al normale status di chi aveva voglia di smentire temendo che la trattativa non potesse giungere al traguardo. In dieci giorni il Cagliari ha chiuso l’affare: Godin sottoscriverà un biennale con opzione da circa tre milioni a stagione, la buonuscita con l’Inter è andata a dama, e sul Poetto impazziscono di felicità all’idea (ormai una certezza) di poter abbracciare un campione del genere. Quel difensore che ti fa stare al sicuro sempre, che ti garantisce leadership, diagonali, un mucchietto di gol di testa e tante altre belle cose che qualsiasi allenatore vorrebbe avere per fare svoltare una stagione.
Ma la cosa più bella di questa storia è un’altra: quando legge o ascolta notizie di calciomercato, il tifoso medio va a dormire immaginando una svolta che sembra sulla carta impossibile. E spesso si addormenta temendo che quel sogno possa tramutarsi in un incubo: per questo motivo non vuole illudersi. Ma i sogni sulla carta impossibili che poi diventano realtà ti coccolano per sempre e danno il senso della felicità. Godin al Cagliari è la sintesi perfetta.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".