Di Massimo Zampini
20 Maggio 2021
La serata è speciale già prima di sapere come andrà, anzi già alla stazione, prima ancora che parta il treno per Reggio Emilia. La procedura è un po’ più complicata, si aggiunge il caricamento su apposita App del tampone negativo, ma i tempi sono quelli che sono e pur di esserci va benissimo così. All’arrivo in zona stadio facciamo tutti finta di niente, juventini e atalantini, ognuno con le sue birre e le sue tigelle, tra sorrisi e sciarpe che però non occultano quella sensazione un po’ straniante da sopravvissuti o meglio da aspiranti rinati, dopo un anno senza stadio e senza vita. Vogliamo solo godercela e il clima è festoso e sereno, come dovrebbe essere sempre e come deve assolutamente essere oggi. Ci guardiamo, ci studiamo, come siamo cambiati in questi mesi? Come ci salutiamo? Facciamoci un selfie, ok, ma con o senza mascherina?
Il clima vuole farci capire che dopo un anno del genere non può essere tutto rose e fiori, così dopo ore di sole si alza il vento nel secondo giusto per non farmi mangiare tranquillo, poi ecco la pioggia e durante la partita ecco il gelo, come se come sede e data della finale avessero scelto Oslo a Capodanno.
Si entra, facce amiche, saluti e quello sguardo che dice tutto, siamo ancora qui, stiamo tornando anche allo stadio, forse sta finendo tutto davvero.
Noi ci siamo, ma ritroveremo anche la Juve?
Si parte e la partita è equilibrata, la sblocchiamo con un gol splendido di Kulusevski che alcuni hanno già bollato come inadeguato, beati loro, mentre io non vedo l’ora di vederlo anche l’anno prossimo, di assistere alla sua crescita, agli inevitabili alti e bassi, per capire che tipo di carriera farà. Intanto goditela, caro Dejan, magari alla fine li zittirai tutti proprio come ieri.
È ovviamente la mia prima Juve di Pirlo vista dal vivo e l’impressione non è quella di una squadra di disarmo, ma ritrovo la quantità di errori banali e palle perse contro una squadra più aggressiva, che crea occasioni e pareggia meritatamente a fine primo tempo, perché lasciare Malinovski libero di tirare al limite dell’area non è proprio l’idea del millennio. Gli sguardi, nell’intervallo, sono quelli di prima, con i soliti dubbi stagionali: perché ci abbassiamo così dopo il vantaggio? E comunque lo sapevamo che stavano meglio di noi, godiamoci comunque la serata e la vita che riprende.
Ci siamo scaldati un po’, ora siamo pronti a un secondo tempo di sofferenza, con loro che premono e noi che dobbiamo sperare in qualche giocata personale. Però, dai, siamo partiti bene. Ecco un’occasione per Kulusevski, un incredibile palo di Chiesa, loro mettono le punte ma gioca solo la Juve, che improvvisamente torna la Juve davvero e tiene l’Atalanta chiusa nella sua metà campo. Ora meriteremmo di più, ma la stagione è quella che è e ci prepariamo a una beffa stile Bergamo in campionato. Sta per entrare Dybala, potrebbe togliere Chiesa che oggi non sta facendo il Chiesa ma la serata è speciale e allora tocca proprio a lui, dopo un’altra bella giocata di Kulusevski, saltare un uomo in area e scaricare in porta, facendo entrare in campo tutta la panchina per festeggiare mentre Pirlo e Dybala si scambiano uno degli abbracci più improvvisi e goduti degli ultimi tempi e noi gridiamo, felici, consci che sarà ancora lunga ma per ora è giusto così. Il finale è perfetto: Chiellini e de Ligt respingono tutto, loro non producono nulla e noi aspettiamo solo il fischio finale per esplodere e mandare a quel paese questa stagione strana e complicata da ogni punto di vista.
È finita ed è tempo di abbracci, di gioia per Pirlo che stasera ci fa tentennare e qualcuno sussurra un “ma siamo sicuri che…” senza neanche finire la frase, di sguardi ai festeggiamenti di Ronaldo per intuire qualcosa, di Buffon sollevato dai compagni che vorrebbero fosse per sempre uno di loro. Ma questi sono pensieri tra presente e futuro, oggi non contano niente, perché stiamo alzando un’altra coppa, sta suonando l’inno della Juve, lo stiamo cantando tutti insieme.
Perché a noi le stagioni deludenti piacciono così, con più trofei in bacheca di tutte le rivali: siamo tracotanti, noi, non sarete mica sorpresi.
Perché oggi, nella testa e nel cuore, c’è solo gioia e non c’è il minimo spazio per i consueti veleni dei soliti noti.
Perché stasera è tornata un po’ di vita. Stasera, godiamocela come si deve almeno per qualche ora, è tornata la Juve.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"