Di Massimo Zampini
6 Febbraio 2020
“Cristiano Ronaldo ha appena compiuto 35 anni, gioca nella Juventus e ha raggiunto il record di 11 partite consecutive in assoluto e 9 di serie A in cui segna almeno un gol. Ha realizzato 50 reti in 70 partite con i bianconeri, 40 in 50 match di campionato. Alla festa per il suo compleanno, insieme ad alcuni amici portoghesi, ha partecipato anche Carlo Pinsoglio, suo inseparabile compagno”.
Se un paio d’anni fa mi avessero detto che a febbraio 2020 avrei cominciato un articolo con queste righe, probabilmente avrei chiesto all’interlocutore se davvero il mio destino per gli anni a venire sarebbe stato scrivere di fantascienza applicata allo sport.
Avrei chiesto, però, incuriosito, di leggermi anche il resto dell’articolo.
Così avrei letto che, da idolo assoluto appena pochi mesi prima, mezza Italia lo avrebbe declassato – senza attendere prove e processi – ad autore di uno dei più odiosi crimini immaginabili, fuori dal campo, a giocatore forte ma pressoché a fine carriera, in campo e, ci mancherebbe, a “molto bravo, eh, ma lontano da Messi, che è sempre stato il più forte”.
Questa parte non mi avrebbe sorpreso, conosco i nostri interlocutori e certo non mi sarei aspettato di leggere complimenti per avere portato nel nostro (tutto sommato mediocre, Juve a parte) campionato una delle due icone del calcio mondiale degli ultimi 15 anni. L’incapacità di congratularsi con i nostri rivali è nota da sempre per ogni tipo di successo sul campo, figuriamoci per il semplice acquisto di un giocatore tutto a un tratto in palese parabola discendente.
E poi? Leggimi le righe successive!
“I tifosi juventini al suo arrivo impazziscono, anzi impazziscono nei giorni di attesa, in cui si capisce che arriverà ma non si sa mai, si leggono fioretti di ogni tipo, ti prego fa che non sia uno scherzo, subentra il panico che sia solo un sogno, ecco ci sta usando per rinnovare a cifre più alte, ci sta usando per tornare al Manchester United a cifre più alte, insomma abbiamo il complesso di potere essere scelti da Cristiano Ronaldo solo per strappare altrove cifre più alte e invece no, un giorno Agnelli se ne va in Grecia a prenderlo, manda una foto al mondo juventino abbracciato a Cristiano e compagnia, lo annunciamo ufficialmente e ognuno esplode a modo suo. Ma gli juventini sono tipi particolari, si sa, non si è ancora capito se si siano resi conto di che razza di periodo stiano vivendo, sono insoddisfatti con lo scudetto vinto a febbraio, insoddisfatti se l’anno successivo con Sarri sono comunque primi, insomma si stufano presto e così, un anno e mezzo dopo, non gli è stato ancora dedicato un coro apposito, tutto per lui; in diversi palesano riserve sul suo rendimento quando talvolta a novembre e dicembre non dà il meglio, si inceppa, sbaglia qualche dribbling e si permette di non segnare qualche partita; così, lui fa 5 gol in 4 partite a eliminazione diretta ma c’è sempre chi pensa che “il campionato lo vincevamo anche senza di lui, lui avrebbe dovuto regalare la Champions”. Perdonali, Cristiano, perché non sanno quello che dicono. Qualcuno si addentra in questioni economiche e commerciali, credendo alla favola per cui Ronaldo sarebbe addirittura il problema della Juve. A volte anche tecnico, perché Sarri deve cucirgli la squadra su misura, e si ascoltano nelle televisioni opinionisti, con espressioni adombrate e pensose, dire che questo può creare un problema agli schemi offensivi bianconeri”.
Avrei letto queste righe con stupore, un po’ perché avrei scoperto così che a breve avremmo sostituito il pluriscudettato Allegri con il Sarri capo della fantomatica rivoluzione contro il fantomatico Palazzo che conoscevo a quei tempi, ma soprattutto perché mi sarei chiesto se davvero saremmo capaci di non capire fino in fondo anche la portata storica di avere Cristiano Ronaldo alla Juventus.
“Con lui che quando il gioco si fa duro comincia a segnare e non si ferma più; gli sponsor che raddoppiano le cifre del contratto con la Juve; le maglie della Juve ormai diffuse in tutto il mondo; i bambini che dicono ai genitori “sì ok, tiferò per la tua squadra, ma Cristiano…” e pian piano stanno gettando le basi per infliggere loro il più duro dei colpi: ormai è deciso, da grandi ameranno quella maglia bianca e nera che ora viene indossata dal loro idolo”.
Questo no che non mi avrebbe sorpreso, perché Ronaldo con il numero 7 sulla tua maglia vuol dire esattamente questo: avere in casa una leggenda che a 35 anni non ha nessuna voglia di smettere di segnare, di inseguire record e trofei, di allenarsi come fosse un ragazzino, di giocare ogni partita fino all’ultimo secondo come fosse uno che deve ancora fare il primo gol da professionista. A 35 anni vuole solo giocare per vincere, superandosi ancora una volta.
E festeggiare sobriamente ma in allegria il proprio compleanno a Torino, dopo un allenamento in bianconero, con gli amici di sempre e l’inseparabile Carlo Pinsoglio.
E in fondo non conta se è tutto vero o solo fantascienza: tanti auguri, Cristiano, e grazie per questi anni con noi.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"