Di Massimo Zampini
8 Luglio 2021
La domanda è nel titolo.
Guardo la nazionale, brillante nel girone, brutta contro l’Austria, bella con il Belgio, in seria difficoltà ma sempre compatta in semifinale e, mentre stiamo soffrendo e quel pallone arriva un po’ casualmente al numero 14, mi pongo quella domanda.
Rileggiamo un po’ la sua storia: a Firenze mostra gamba e tiro, forse senza una grande attitudine a giocare con i compagni. Ricorda da subito il padre come movenze, corsa e pericolosità, soprattutto partendo dall’esterno. Si parla spesso di Juve e arriva alla fine dell’ultimo mercato, quando Paratici lo acquista a un prezzo alto ma intelligentemente differito nel tempo, rendendo l’operazione sostenibile anche in tempi di ricavi contratti.
Come per pressoché ogni operazione della Juve, cominciano i commenti sarcastici di tifosi e commentatori avversari e, ahinoi, le risatine di diffidenza di alcuni dei nostri: non alza mai la testa, andrà peggio di Bernardeschi, soldi buttati, storpiamenti poco fortunati del nome Paratici, insomma il solito campionario che ormai conosciamo bene. Chi segue le vicende dei mercati bianconeri sa bene che, nella mitica estate del colpo Cristiano Ronaldo, tempo pochi giorni e su diversi account social bianconeri spopolava l’hashtag #Caldaranonsitocca, a rappresentare l’incubo per il ritorno di Bonucci e tutto il disappunto – talvolta indignazione – per la cessione del promesso campione ex Atalanta.
E io, sia chiaro, quando arriva Chiesa non ho la più pallida di come si rivelerà: una grande ala/seconda punta come il padre o un giocatore certamente bravo ma non da Juventus. Per deformazione da tifoso, però, tendo a dare chance a un giocatore appena comprato piuttosto che a bollarlo subito come flop, come ama fare chi sogna di poter rivendicare al mondo la sua iniziale nefasta previsione, in caso di effettiva delusione.
Federico arriva in una Juve strana, con Pirlo all’esordio, e in un calcio triste e silenzioso, senza pubblico allo stadio. A Crotone parte con assist e cartellino rosso, nei primi mesi si ambienta e a gennaio si scatena. Batte il Milan a San Siro con una doppietta, a momenti elimina il Porto e sfodera diverse grandi prestazioni con reti belle e importanti, tra cui quella decisiva in finale di Coppa Italia.
Mostra forza, carattere, non si lascia impressionare dalla stagione così e così della squadra: la prima annata in bianconero è nettamente oltre le aspettative e non se ne rende conto solo qualche antijuventino militante, mentre almeno i nostri si sono ormai tutti convinti. Rivendicazioni delle previsioni nefaste rinviate al prossimo colpo, per stavolta possiamo risparmiarcele. E poi lo vedi crescere, nell’Europeo: parte dietro Berardi (…), subentra e gioca bene, decide la sfida con l’Austria, viene confermato contro il Belgio e ora siamo lì, dopo tanta sofferenza contro la Spagna, con un pallone troppo lungo per Immobile, la respinta e il pallone che finisce a lui. Ed è proprio in quel momento, quando il numero 14 è defilato ma tutta Italia ha l’impressione che stia per accadere qualcosa, che arriva la mia domanda: cosa sta diventando Federico Chiesa?
Come definire quei giocatori da cui nelle partite importanti ti aspetti qualcosa, che ti fanno trattenere il fiato quando possono giocare un pallone in aerea e finalmente stanno per tirare? Lui non ha probabilmente il talento puro dei pochissimi fenomeni assoluti, ma sotto di loro c’è una straordinaria categoria di grandi giocatori che sanno unire tempra, corsa e capacità di incidere quando serve davvero: Chiesa sta bussando da un po’, vuole entrare qui dentro, forse ne fa già parte, ogni partita fa un passo in più e diventa difficile tenerlo fuori.
E allora in bocca al lupo a te, Federico, e a tutti i tuoi compagni, in particolare a quelli cui noi juventini siamo così legati, perché c’è poco di più bello e divertente di assistere alla pubblica esaltazione di Chiellini e perfino di Bonucci, mostri crudeli e arroganti di domenica da settembre a maggio, simboli e leader quando vestono un’altra maglia. Allora godiamocela e godetevela, questa luna di miele con tutta Italia, perché tra qualche giorno tutto tornerà come prima: in caso di sconfitta in finale, “questi in finale non vincono mai”, in caso di vittoria qualche giorno di esaltazione assoluta e poi di nuovo mostri, proprio come piacciono a noi.
In bocca al lupo, quindi. A tutta la squadra, ci mancherebbe, ma un po’ di più a Chiellini, Bonucci, Chiesa e Bernardeschi. E a Luca Vialli, che a ogni esultanza ci fa diventare un po’ più azzurri perché, da ormai qualche decennio, quando vince lui abbiamo vinto anche noi.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"