Di Massimo Zampini
3 Dicembre 2020
Com’è difficile analizzare in modo coerente la Juventus di queste settimane… Non solo per le differenze di prestazioni tra una partita e l’altra, siamo all’inizio ed è inevitabile. Il fatto è che qui analisi, sensazioni e umore cambiano più volte anche durante lo stesso incontro: a Roma con la Lazio siamo usciti furiosi quando stavamo ormai per salire sul carro degli ottimisti; con il Ferencvaros abbiamo spento la tv contenti per la vittoria mentre pochi istanti prima si stava già preparando il de profundis; a Benevento un bell’inizio, con gol e occasioni, è stato vanificato da un minuto con la testa altrove e un secondo tempo mai incisivo come avremmo desiderato.
Così arriva la Dinamo Kiev e non sappiamo minimamente cosa aspettarci, dalla squadra e anche dai singoli, ancora protagonisti di alti e bassi da inizio stagione. Perché, questa è la premessa che non va dimenticata, siamo a dicembre inoltrato ma ancora alle prime partite: un’amichevole, otto sfide di campionato, cinque di Champions League. Nessuna con la squadra titolare, talvolta con interi reparti assenti (l’ultima, in Campania, senza Bonucci, Chiellini e Demiral), sempre con qualche giocatore fondamentale indisponibile: all’inizio de Ligt, Dybala, Chiellini e Alex Sandro, poi Ronaldo prende il posto di Paulo, infine si scatenano i difensori e tocca a Bonucci affiancarsi al caro vecchio Giorgio in infermeria.
Mancano i leader, si dice, e a volte abbiamo la stessa impressione, ma i leader in questa squadra sono de Ligt, Bonucci, Chiellini, Ronaldo, ci aggiungiamo la classe di Morata e Dybala quando sono in forma, e in campo insieme questi nomi non li abbiamo visti mai.
La partita comincia come volevamo, con i bianconeri che pressano, recuperano palla, creano occasioni e la sblocchiamo con un cross del rientrato Alex Sandro per il neoarrivato Chiesa, che abbiamo visto pochissime volte all’opera con la nostra maglia ma ovviamente è stato già definitivamente bollato come inadeguato da qualche tifoso un po’ impaziente. Sono loro due le grandi notizie di questo inizio, perché se loro garantiscono corsa e qualità sulle fasce, ovviamente alternati al mostruoso Cuadrado di inizio stagione e ad altri compagni, la squadra può risultare decisamente più incisiva.
L’umore, le sensazioni, le analisi cambiano del tutto nella seconda parte del primo tempo, quando gli ucraini cominciano a prendere coraggio, noi non aggrediamo più, dietro siamo passivi e arrivano più volte dalle nostre parti: in una di queste, solo un fantastico Szczesny salva il risultato e ci manda all’intervallo preoccupati ma in vantaggio di un gol.
Nella pausa abbiamo tutto il tempo per pensare al potenziale di questa squadra (in questo momento, oltre al lungodegente Chiellini, abbiamo fuori i due centrocampisti titolari, più Dybala e altre soluzioni di qualità come Cuadrado e Kulusevski, eppure per mezz’ora ci siamo divertiti, siamo andati in vantaggio e abbiamo rischiato di farne altri) e contestualmente alle tante insicurezze che la accompagnano, a quei momenti in cui si spegne la luce e si sa, quando è tutto buio giri a vuoto, non trovi bene le distanze, se gli altri si muovono con la luce accesa saranno molto più sicuri di te.
Potrebbe finire con un pareggio, e sarebbe un problema più per l’autostima e il clima intorno alla squadra che per la classifica, in cui il secondo posto è assicurato da un po’ e il primo è complicato da raggiungere in ogni caso.
Potrebbe, forse, ma la Juve si diverte a confonderci e allora arriva il 2-0 di Ronaldo, il terzo gol di Morata, gli eccellenti assist di Chiesa, alcune ripartenze sprecate, i rischi dietro cancellati: la luce è tornata e, quando è tutto illuminato, questa squadra si diverte, perché magari manca un po’ di nerbo a centrocampo ma se trova i ritmi giusti e attacca in modo corale è zeppa di talento e alternative.
Finisce 3-0, facciamo i 12 punti che avremmo dovuto fare, pensiamo al derby che non sarà affatto facile e andiamo a Barcellona per capire se in queste settimane siamo cresciuti, rispetto a quell’andata così timida, anche se con tre reti annullate per questioni di centimetri.
Se le analisi, le sensazioni, gli umori possono stare un po’ più calmi. Se quel buio a intermittenza può cominciare a sparire. Perché, quando si accende la luce, questa squadra ha tanto da mostrare.
Autore di 4 libri, praticamente identici, cambiando solo il titolo e i nomi dei protagonisti: finale sempre uguale. Blogger e opinionista tv. La frase che mi sono sentito dire di più in vita mia? "Ma come fai a essere di Roma e a tifare per la Juve?"