Di Alfredo Pedullà
19 Maggio 2020
Nelson Semedo è un buonissimo interprete di fascia, in forza al Barcellona da luglio 2017, ma se dovessimo credere alle valutazioni dei nostri amici spagnoli saremmo di fronte al nuovo Cafu. O, se preferite, all’erede di Roberto Carlos in azione sulla corsia di destra, pur non disdegnando all’occorrenza di agire sulla fascia mancina. Il riepilogo è inquietante: secondo i nostri colleghi vicini alle cose del Barcellona, la Juve sarebbe disposta a mettere sul piatto della bilancia il cartellino di Pjanic, quello di De Sciglio, aggiungendo un cash di 25 milioni. Boom. Dal nostro punto di vista sarebbe l’autogol di mercato degli ultimi vent’anni e cercheremo di spiegare perché.
Rispettiamo chiunque si occupi di mercato, tutti o quasi tutti, a condizione che le traiettorie non assomiglino a storie di fantacalcio. In pratica la valutazione di Semedo toccherebbe, finanche sfonderebbe, il muro dei cento milioni. Partendo dal presupposto che uno come Pjanic, sconto pandemia compreso, non puoi valutarlo meno di 55-60 milioni, al cartellino di De Sciglio dovrebbero darne almeno una quindicina e siamo arrivati a 75. Aggiungi il conguaglio da 25 e siamo a 100. Una cosa che, se appartenesse alla realtà, metterebbe Agnelli nella condizione di convocare Fabio Paratici per chiedergli un risarcimento. Oppure per imporgli un netto taglio sui prossimi due stipendi, almeno il cinquanta per cento. Paratici è un dirigente fin troppo sveglio e preparato per cascare in un trappola che, anche se fosse confezionata per un pivellino di mercato, avrebbe una possibilità su un milione di andare in porto. Quindi, il Barcellona se ne faccia una ragione: considerato che finora Arthur non ha intenzione di lasciare la Catalogna (e lo scambio con Pjanic sarebbe tutta farina per il sacco della Juve, con il rispetto che dobbiamo a Miralem ma considerando principalmente lo scarto di età tra i due), un orizzonte così allargato in questo momento non ha motivo di esistere. De Sciglio e soldi per Semedo sì, potrebbe anche andare, con l’aggiunta di un conguaglio. Ma Pjanic è una pedina di scambio troppo importante per poter pensare di inserirlo in un’operazione così ampia e figlia dei grandi rapporti tra le società. Tuttavia i grandi rapporti devono comprendere un vantaggio reciproco, non un discorso che possa far piangere uno dei due club. Insomma, alleanza sì ma senza follie.
Partiamo dal Barcellona: noi Semedo lo terremmo, non si dispiaccia De Sciglio ma crediamo che ci guadagnerebbe la Juve, anche se capiamo la bramosia tutta catalana di fare cassa per avere cash da proporre all’Inter e sbloccare l’affare Lautaro Martinez. Le parole di Messi verso il Toro sono state un qualcosa di straordinario; raramente (forse una volta con riferimento a Neymar) il divino Leo si è espresso in modo così entusiasta verso un potenziale nuovo attaccante. Messi non ha dovuto fare il giro del palazzo per esprimere un desiderio, della serie: portatemi Lautaro e non azzardatevi a ripetere la stessa storiella di Neymar che un’estate fa sembrava dovesse tornare e poi decise di restare al Paris Saint-Germain perché avete tirato troppo la corda fino a spezzarla. Quindi, in qualche modo lo accontenteranno, anche perché Lautaro non ha scelto il Barcellona soltanto per la mega offerta (vicina ai 13 milioni a stagione più bonus con incremento del 15 per cento sugli emolumenti dal 2021 in poi) che gli consentirà di rendere indimenticabile il conto in banca. Ma anche e soprattutto per la possibilità di coronare un sogno, uno di quei sogni che fai da bambino e credi sia quasi impossibile realizzarlo, ovvero giocare con il suo mito. Messi per Lautaro è come l’indimenticabile Fausto Coppi, vince per distacco, come quando il campionissimo stracciava tutti, andava sotto la doccia, si asciugava e aspettava l’arrivo dei primi inseguitori. Ecco chi è Messi per Lautaro, dentro e fuori la metafora con il mitico Fausto. E così il Barcellona, che non vive un momento inenarrabile dal punto di vista della disponibilità immediata, ha voglia e fretta di fare cassa per non tirare per le lunghe la vicenda con l’Inter. E’ vero che siamo appena a maggio e che se si riprendesse a giocare sarebbe poi difficile per i nerazzurri gestire la situazione dopo aver accettato un eventuale e definitivo rilancio blaugrana, ma il mercato è fatto di queste situazioni che sembravano impossibili fino alla scorsa estate e che si sono materializzate già all’alba del 2020 con l’irruzione precisa degli uomini mercato di Bartomeu. E così il Barcellona stravaluta Semedo, farà la stessa cosa con Rakitic, evita di approfondire per Vidal che piace all’Inter, magari troverà una sistemazione per Dembelé. E chissà se l’Inter, interessata a Semedo come la Juve, non deciderà di mettere qualche paletto davanti al carro lanciatissimo dei rapporti tra catalani e bianconeri, tanto per togliersi lo sfizio e arroventare il mercato ancor prima che possa avere inizio.
Semedo per la Juve sarebbe una buona svolta sulla fascia, considerato che già lo scorso gennaio c’erano state manovre che avevano coinvolto De Sciglio. Il discorso con il Paris Saint-Germain sembrava sul punto di decollare, dopo le avvisaglie della sessione estiva, con Kurzawa nell’operazione. Ma lo scambio è saltato per le perplessità di Sarri e anche per le richieste dello stesso Kurzawa che avrebbe voluto guadagnare qualcosa in più rispetto agli emolumenti che gli garantiscono a Parigi. Fumata nera, carte rimescolate, scambio che non decollò più. Ora il Psg vorrebbe ancora inserirsi per De Sciglio ma al Barcellona la storia non dispiace e la Juve può anche prendere tempo senza metterci la fretta che solitamente è una cattiva consigliera. Semedo sarebbe un tassello, Emerson Palmieri a sinistra (apprezzato anche da Conte) potrebbe essere un altro con il gradimento assoluto dello stesso Sarri che lo ha coccolato e utilizzato più di Marcos Alonso nella sua breve esperienza sulla panchina del Chelsea.
Ma la priorità per la Juve è il restyling a centrocampo, un passaggio davvero obbligato se davvero si vuole dare all’allenatore un reparto che assomigli davvero alle caratteristiche invocate dall’esigente Maurizio. Sì, Pjanic può essere sacrificato non soltanto per un fatto tecnico ma anche perché forse (senza forse) è l’ultima possibilità di fare plusvalenza e di dare al cartellino una quotazione da sballo; tra un anno potrebbe già esserci lo scontro del 20 o 25 per cento. Sarri ha avallato Arthur ma vorrebbe lo stesso Jorginho, senza dimenticare Tonali e il sogno Pogba. Noi pensiamo che la Juve possa fare anche tre operazioni in mezzo, tenuto conto del probabile addio di Miralem, di quello altrettanto probabile di Khedira, senza dimenticare che Matuidi non è intoccabile e che Rabiot fa troppe bizze per pensare di poter appartenere a un lungo ciclo bianconero. Ma se, ipotesi, Pjanic andasse al Barcellona, poi bisognerebbe trovare una contropartita per convincere il Chelsea a dare Jorginho (priorità di Sarri), a meno che la Juve non decida di andarlo a prendere senza scambi, una situazione che in linea di massima il club bianconero vorrebbe scartare dopo il recente tsunami che ha inevitabilmente condizionato le strategie di calciomercato. L’estate scorsa il Barcellona aveva speso parole importanti per Bernardeschi, un’altra situazione che va seguita con estrema attenzione; ci riferiamo alle possibili offerte per il Fede ex viola che potrebbero arrivare da più parti.
Se Messi pretende Lautaro, se la Juve vuole trarre il massimo vantaggio tecnico dalla cessione di Pjanic, se i rapporti (quasi un gemellaggio) tra i club sono sacri, ora bisogna fare in modo che un buonissimo Semedo non diventi all’improvviso l’uomo di fascia più ambito e costoso del mondo. A costo di cambiare obiettivo, di virare su un altro specialista, di circoscrivere gli affari con il Barcellona senza allargare il fronte a più calciatori. La Juve è già forte, così com’è, le manca poco per il definitivo salto di qualità, cerca gente giovane per impostare un nuovo ciclo di ventenni, non a caso ha preso già da gennaio il supersonico e geniale Kulusevski. Proprio per questo noi crediamo che le riflessioni debbano essere più profonde, che mettere una riga a metà/fine maggio avrebbe poco senso. Anche perché, ripetiamolo fino alla noia: se poi si dovesse tornare a giocare, devi anche pensare all’aspetto psicologico di chi sa di poter andare via (questo è un discorso) ma sarebbe meglio se non conoscesse già adesso la nuova destinazione (occhio, dunque, ai condizionamenti psicologici). Il Barcellona ha fretta perché intende accontentare l’Inter e regalare Lautaro a Messi? Ha una gioielleria talmente vasta che può vendere qualche altro gioiello, magari non troppo luccicante, e fare cassa più o meno come quando dai in permuta un orologio bello ma ormai datato per assicurartene uno più moderno e più prestigioso. Quindi va bene Semedo, nessuno lo discute e anche l’Inter ci ha pensato, ma non esageriamo. E soltanto a condizione che convenga a entrambi i club, altrimenti non sarebbe un’alleanza.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".