Di Alfredo Pedullà
28 Aprile 2020
Federico Chiesa è un gioiello che luccica da anni e che la Fiorentina ha voluto custodire – a ragione – come se non fosse più un diamante grezzo. Fede è ancora giovane ma non più un bambino: classe 1997, e un futuro pieno di lustrini e di promesse da mantenere e che manterrà. In condizioni di normalità la conclusione sarebbe facile da trarre: è impossibile pensare che in una nuova era ricca di aspettative come quella firmata Commisso possa andar via il ragazzo che sgomma sulla fascia e che alla Viola dovrebbe tutto. Invece, è possibile che accada e si tratterebbe del passaggio determinante di una nuova fiction dal titolo: dimmi cos’è la felicità, voglio afferrarla e portarla per sempre come me. Traduzione: Fede sarebbe davvero felice di restare a Firenze, di sicuro adeguando e prolungando il suo contratto fino a guadagnare non meno di quattro milioni a stagione, se non qualcosa in più, scatto meritatissimo in base a quanto ha dimostrato di saper fare sul campo?
Ecco, il passaggio è proprio questo. E abbiamo un antefatto abbastanza indicativo quando, la scorsa estate, Commisso si presentò lasciando al fidato Joe Barone e a Daniele Pradè le prime pratiche di calciomercato, mai si sarebbe potuto esibire nell’autogol più clamoroso di un nuovo presidente: ovvero cedere il gioiello più luminoso, sarebbe stato un biglietto da visita pessimo e che avrebbe oscurato un uomo sensibile e un imprenditore molto ricco come Commisso. Infatti, con le buone e con le cattive, il club respinse al mittente il broncio perenne del ragazzo che evidentemente aveva pensato di cambiare aria, passaggio imprescindibile per dare un senso (si chiama rampa di lancio) alla sua giovane e tenera carriera che aveva bisogno di una svolta totale. Quando la Fiorentina andò in tournée per giocare l’International Champions Cup non vi saranno sfuggite alcune immagini con Chiesa che scendeva dal pullman, Commisso che lo aspettava per abbracciarlo, e il ragazzo che molto educatamente non si sottraeva ma senza quel sorriso sgargiante che di solito dovrebbe accompagnare simili momenti. Morale: la felicità, oltre un anno fa, non era al massimo dell’espressione. Anzi, forse era sotto il minimo storico. Ma siccome, per i suddetti motivi, mai Chiesa sarebbe finito sul mercato, il patto implicito era stato quello di rinviare di un anno la decisione. Con la promessa che, se Fede avesse voluto cambiare aria a ogni costo, niente e nessuno lo avrebbero frenato. Torniamo al discorso base: dimmi cos’è la felicità… Se intendi restare a Firenze, con l’entusiasmo a diecimila, bene; altrimenti nessuno ti prega e nessuno pretende che tu debba farlo. Siamo, se vogliamo, al balletto previsto per le prossime settimane e che dovrà portare a una soluzione. Ci permettiamo di aggiungere che dovrà essere obbligatoriamente Chiesa a metterci la faccia, a essere chiaro e sincero, senza alcun tipo di scaricabarile. Ne va del suo presente e del suo futuro.
Se davvero il figlio d’arte spiegherà a Commisso e ai suoi uomini che vede il suo futuro lontano da una luccicante casacca viola, dovrebbe poi essere confermata la tendenza di restare in Italia piuttosto che andare all’estero. Malgrado gli estimatori non manchino, nella primavera del 2019 si materializzarono quelli del Bayern incassando la perplessità del diretto interessato. Ennesima conferma della sua volontà di onorare al massimo la Serie A piuttosto che di tuffarsi in un bellissimo posto lontano da casa con la concreta possibilità di vivere presto di nostalgia. Certo, c’è sempre tempo per cambiare idea. Anche questa è la famosa felicità, anche qui c’è una spiegazione: è vero che un calciatore professionista dovrebbe andare in capo al mondo se ci fosse l’opportunità giusta, il suo mestiere è come quello di un pilota che non può dire “lì non atterro”, ma è altrettanto sacrosanto che quando puoi scegliere è giusto che tu lo faccia.
E Federico sa di avere due grandi club da sempre molto attenti alle evoluzioni legate al suo cartellino. In ordine alfabetico, si tratta di Inter e Juventus. Qui si potrebbe consumare l’ennesimo balletto tra due ex amici, ora grandi rivali, come Beppe Marotta e Fabio Paratici. Anche qui occorre una premessa: avendo ingaggiato già a gennaio, per il prossimo luglio, un certo Kulusevski, noto artista di fascia, la Juve potrebbe essere già coperta in quel ruolo e destinare gli investimenti in altri ruoli. Oltretutto in quelle zone di competenza agiscono già Bernardeschi, Douglas Costa e Cuadrado, quindi l’assortimento è ottimo e abbondante. A meno che Kulusevksi non sia stato ingaggiato per fare la mezzala; al momento non abbiamo tracce o conferme in tal senso ma non lo escludiamo. Tenendo comunque conto che non tutti i suddetti specialisti resteranno in bianconero, normale pensare che qualcuno possa spiccare il volo. E Chiesa resta comunque un bel cavallino nella testa di Paratici, determinati inseguimenti nascono in tempi non sospetti e non passano mai di moda. Certo, se Commisso dice che la valutazione è appena un milione sotto quella di Lautaro Martinez (110 milioni), qui abbiamo molti dubbi sul fatto che qualcuno abbia davvero intenzione di spendere quella cifra. A maggior ragione in questo momento caratterizzato da problemi molto più seri e importanti che tendono a sgonfiare i cartellini con tariffe iperboliche.
Antonio Conte è l’allenatore che metterebbe non una ma dieci firme per lavorare con Chiesa. Un identikit che aveva indicato già nelle prime settimane dei suoi dialoghi con l’Inter, pur avendo il figlio d’arte raggiunto un accordo di massima con la Juve da circa cinque milioni di ingaggio a stagione. Evidentemente ben oltre le considerazioni che vorrebbero Chiesa non particolarmente adeguato al 3-5-2, una teoria che non condiziona l’allenatore, a maggior ragione se pensiamo che proprio Conte in persona si era mosso per caldeggiare la candidatura del rampante di fascia. E siccome gioca proprio con il 3-5-2, giusto che sia lui a dare le indicazioni, evidentemente saprebbe come utilizzarlo. Oppure magari ha in testa varianti tattiche che non deve certo raccontare a noi in questi giorni molto difficili. In quel ruolo l’Inter oggi ha Candreva, rinato proprio con don Antonio dopo un momento difficilissimo che lo aveva portato quasi a lasciare l’Inter. Normale pensare che Chiesa sarebbe un’altra cosa, una storia più avvincente, e darebbe una qualità superiore. A caccia di ulteriori progressi per cancellare alcuni difetti; vogliamo citarne uno? Il fiuto del gol ha bisogno di essere perfezionato perché non esiste che un attaccante esterno come Chiesa viaggi sotto i dieci gol (almeno a stagione). Ecco, possiamo metterla in questo modo: alla Juve il ragazzo troverebbe una folta concorrenza, all’Inter sarebbe il numero uno o quasi. Lasciando aperta qualsiasi pratica, sempre o comunque sulla strada che porta alla felicità di Federico. Quella vera, senza “se” e senza “ma”.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".